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Alexander il magnifico

Immagine di copertina

Un profilo del leader bielorusso Alexander Lukashenko

Gioca a tennis contro la numero uno del ranking WTA che lo lascia vincere a mani basse.

Veste la maglia di una rappresentativa nazionale di hockey su ghiaccio, ma inciampa e si ritrova steso a terra mentre saluta il pubblico.

Si vanta di aver truccato le elezioni, ma solo per diminuire il numero dei voti che aveva guadagnato. Non nasconde il suo apprezzamento per l’ordine stabilito da Hitler in Germania, eppure appena gli permettono di viaggiare fa visita al Papa.

Detesta gli omosessuali ma chiude un occhio per quanto riguarda le lesbiche. Tra le figure politiche che gli sono vicine c’è Silvio Berlusconi.

È Alexander Grigoryevich Lukashenko: l’uomo che un tempo allevava maiali in una fattoria, è oggi l’ultimo dittatore d’Europa.

Dicono che abbia masticato amaro “Batka”, il padre-padrone della Bielorussia, quando venne a sapere che il suo vicino di casa Vladimir Putin aveva pescato un luccio gigante di 23 chili.

Ma allora non si lasciò andare. Nel giro di un paio di giorni arrivò il comunicato stampa dell’ufficio presidenziale. Anche Lukashenko ha grandi doti come pescatore.

— Viaggio in Bielorussia, l’ultima dittatura d’Europa

Gettando l’amo nel fiume Pripyat (video), dove la maggior parte dei pesci sono scomparsi a seguito della tragedia di Chernobyl, Lukashenko riuscì a tirare su un pescegatto che di chili ne pesava addirittura 57. Miracoli delle pubbliche relazioni.

Quella fu soltanto una delle imprese di un uomo spesso eclissato dal suo collega russo Putin, ma che tuttavia in patria gode ancora oggi di un’ampia libertà di azione.

Come per esempio quella di rinchiudere in cella chiunque si opponga al suo operato politico. L’ultima volta che si sono svolte le elezioni presidenziali, nel 2010, c’erano 9 candidati – Lukashenko incluso.

Almeno 6 di loro sono finiti in carcere. Alcuni sono stati malmenati in strada da parte delle forze dell’ordine davanti alle telecamere, come nel caso di Vladimir Neklayev. (Le prossime elezioni in Bielorussia sono previste per il 20 novembre 2015).

Il giorno dopo l’assalto al candidato presidenziale sfidante di Lukashenko, Batka ha parlato al Paese ponendo un quesito preciso ai suoi cittadini: “Secondo voi questi uomini sono degni di diventare presidente, se dopo essere stati colpiti in testa vanno a piagnucolare davanti ai media di tutto il mondo?”.

Naturalmente no, secondo Lukashenko. Un capo di Stato deve essere un duro che non si piega neanche sotto i colpi di un manganello.

Allora, Batka arrivò persino a dire, riferendosi al trattamento dei candidati alle presidenziali da parte della milizia bielorussa, che “non ci saranno più regali come questo”. Effettivamente si era limitato a sbatterli nell’Amerikanka e a torturarli, ma erano ancora tutti vivi.

Le istituzioni europee hanno avuto da ridire su ogni singola elezione che si è svolta in Bielorussia dal 1994 a oggi. Secondo l’Unione Europea e l’Osce, nel Paese non c’è piena libertà di espressione e le elezioni non sono state giudicate “corrette”.

Lukashenko in parte gli ha dato ragione. “È vero, ho truccato i risultati delle elezioni”, ha ammesso candidamente Alexander il magnifico.

“Avevo ricevuto il 93,5 per cento dei voti e mi hanno detto che questo risultato non era conforme agli standard europei, quindi l’ho fatto abbassare all’86 per cento”.

In sostanza l’unico leader abbastanza socialista da ridistribuire in maniera più equa i voti che guadagna.

— I morti che conviene dimenticare: la memoria storica in Bielorussia tra orrori nazisti e comunisti

Guai però a chiamarlo un dittatore. Secondo Lukashenko, per regnare come tale bisogna avere risorse e la Bielorussia non ne ha. È andato su tutte le furie quando il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle ha usato l’appellattivo che inizia con la d.

Batka ha replicato dicendo “meglio essere dittatori che omosessuali”, riferendosi alle preferenze sessuali del suddetto ministro, apertamente gay.

Non è stata l’unica volta che Lukashenko ha rilasciato dichiarazioni omofobe. “Non approvo l’omosessualità, è vero, ma questa è una democrazia e io posso dire quello che voglio, soprattutto visto che sono il presidente”, ha esclamato in un’intervista alla televisione nazionale.

Ma per quanto riguarda le lesbiche il giudizio di Lukashenko è leggermente diverso. “Se una donna diventa lesbica la colpa è degli uomini”.

Nel tempo libero, Lukashenko ama dimostrare le sue qualità in ambito sportivo. Come quando ha organizzato un evento di beneficienza con la tennista bielorussa Victoria Azarenka e quella danese Caroline Wozniacki, entrambe ex numeri uno del ranking mondiale WTA di tennis.

Le due tenniste non hanno potuto fare niente contro gli smash devastanti di Batka e si sono dovute arrendere al bel gioco del leader bielorusso.

Lo sport prediletto di Lukashenko, tuttavia, è l’hockey su ghiaccio. Nel 2014 la Bielorussia ha ospitato i mondiali di categoria. Lukashenko stesso nel 2001 ha guidato una rappresentativa bielorussa in una sfida contro una squadra di ministri e politici russi.

Peccato che abbia perso l’equilibrio e si sia ritrovato a faccia in giù mentre faceva il suo ingresso sull’ovale ghiacciato. Quando gioca veste la maglia numero 1 o la 99. Dopo tutto Batka rappresenta l’alfa e l’omega della Bielorussia.

La passione per lo sport di Lukashenko è tale che si è auto-nominato capo del comitato olimpico bielorusso. Ciononostante, il Regno Unito gli ha negato il visto per partecipare ai giochi olimpici di Londra 2012.

Ma Lukashenko è abituato a questo tipo di trattamento. Già nel 2002 ben 14 Paesi dell’Unione Europea gli avevano imposto il divieto di viaggio. Quando le restrizioni vennero temporaneamente allentate, nel 2009 lui non perse tempo e corse a far visita all’allora Papa, Joseph Ratzinger.

Scelta particolare per un uomo che ha espresso un giudizio positivo riguardo all’operato del Fuhrer. “L’ordine tedesco si è evoluto nel corso dei secoli e ha raggiunto il suo picco massimo sotto Hitler”, sentenziava Lukashenko in un’intervista di qualche anno fa.

Visto il suo curriculum non c’è da sorprendersi se i leader mondiali non facciano esattamente la fila per andare a trovarlo. Il primo capo di Stato occidentale a recarsi in Bielorussia dopo la visita di Clinton nel 1994 fu Silvio Berlusconi.

Recatosi a Minsk nel 2006 annunciò davanti alle telecamere: “Tanti auguri a lei [Lukashenko n.d.r.], al suo governo e alla sua gente che la ama, questo è dimostrato dai risultati delle elezioni che sono davanti agli occhi di tutti.”

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