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Home » Esteri

Cosa succede tra Cuba e Stati Uniti

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Raul Castro e Obama hanno annunciato l'inizio di una nuova era nei rapporti diplomatici tra i due Paesi

Il 17 dicembre 2014 la televisione di stato cubana ha comunicato che il presidente Raul Castro avrebbe tenuto un discorso alla nazione sulle relazioni tra Stati Uniti e Cuba.

Durante il suo intervento, Castro ha annunciato la liberazione del cittadino statunitense Alan Gross, detenuto in carcere a Cuba da cinque anni.

Questo annuncio ha aperto la strada per normalizzare le relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Cuba, compresa la possibilità di aprire un’ambasciata statunitense sull’isola.

Poche ore dopo il discorso di Raul Castro, anche il presidente degli Stati Uniti Barack Obama è intervenuto sull’argomento, dichiarando di voler aprire “un nuovo capitolo” con Cuba.

Secondo alcuni esperti, Washington e L’Avana si muovono verso un accordo che potrebbe portare alla fine dell’embargo americano contro Cuba, imposto dagli Stati Uniti negli anni Sessanta.

Cosa vuol dire tutto questo, senza tanti giri di parole?

1) Il presidente americano Barack Obama e quello cubano Raul Castro hanno negoziato un accordo per instaurare relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Cuba per la prima volta dal 1961.

2) Cuba otterrà: un’ambasciata americana a L’Avana, la scarcerazione di tre spie cubane, la facilitazione per i viaggi e l’attenuazione delle restrizioni sulle attività bancarie, e maggiori rimesse (invio di denaro) da americani di origine cubana.

3) Gli Stati Uniti otterranno: il rilascio dell’americano Alan Gross, che era incarcerato a Cuba, il rilascio di 53 prigionieri politici e un maggiore accesso a internet per i cubani, scrive Zack Beauchamp su Vox.

4) Papa Francesco e il governo canadese hanno giocato un ruolo chiave dietro le quinte nel far sì che fosse raggiunto l’accordo, scrive Max Fisher su Vox.

5) Una possibile motivazione dietro il processo per la normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Cuba potrebbe essere dovuto al fatto che il Venezuela, il più grande alleato di Cuba, è in difficoltà economiche (ne avevamo scritto qui) a causa dei bassi prezzi del petrolio, scrive Ezra Fieser su Bloomberg.

– LEGGI PERCHÈ IL PREZZO DEL PETROLIO CONTINUA A SCENDERE?

(Nella foto qui sotto: membri delle forze armate rivoluzionarie dell’esercito cubano durante una parata contro il terrorismo per chiedere il rilascio di cinque agenti segreti cubani detenuti negli Stati Uniti. Reuters/Alexandre Meneghini)

6) Il presidente degli Stati Uniti non ha i poteri necessari per porre fine all’embargo contro Cuba. Per farlo, avrà bisgono del permesso del Congresso, anche se può limitare fortemente l’embargo contro Cuba, scrive Vox.

7) Alcuni senatori repubblicani, quali i senatori Marco Rubio della Florida e Ted Cruz del Texas – entrambi americani di origini cubane – e l’ex governatore della Florida Jeb Bush sono indignati dall’annuncio della normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Cuba, scrive Politico

8) Il senatore democratico Robert Menendez, presidente della commissione affari esteri del Senato e anche lui americano di origini cubane, sostiene che l’embargo imposto dagli Stati Uniti contro Cuba dovrebbe rimanere in vigore. Menendez ha detto che la politica di Obama premia il “comportamento crudele” di Cuba, riporta Peter Sullivan su The Hill.

9) Ciononostante la maggior parte degli americani di origi cubane non sono d’accordo con Rubio, Cruz e Menendez e vogliono che l’embargo finisca, ha scritto Dara Lind su Vox.

Da sapere

1) Lo scorso ottobre un editoriale del New York Times, apprezzato da Fidel Castro, ha chiesto al presidente degli Stati Uniti Obama di porre fine all’embargo contro Cuba (leggi l’articolo).

2) Il 56 per cento degli americani vuole riallacciare i rapporti con Cuba, secondo un sondaggio dell’Atlantic Council del 2014.

3) Secondo Amnesty International, chi si oppone al governo cubano viene sistematicamente arrestato e detenuto senza aver prima ricevuto un giusto processo. Secondo The Foundation for Human Rights in Cuba, nel 2013 ci sono stati oltre 6mila arresti di attivisti per i diritti umani a Cuba. 

Sei motivi per cui l’embargo non avrebbe più senso, a cura di Zack Beauchamp su Vox.

1) Da quanto è stato imposto da parte degli Stati Uniti all’inizio degli anni Sessanta, l’embargo contro Cuba non ha funzionato: il governo statunitense sperava che le sanzioni contro Cuba aiutassero l’opposizione cubana a destabilizzare la figura di Fidel Castro, promuovendo riforme democratiche. Ma non è andata così.

2) Le sanzioni americane contro Cuba hanno fallito nell’intento di azzoppare l’economia cubana: fatto salvo per un crollo negli anni Novanta, che è coinciso con il crollo dell’Unione Sovietica, l’economia ha continuato a crescere.

3) L’embargo contro Cuba ha potenzialmente ucciso diversi cubani: una ricerca pubblicata da Science nel 2010 ha riportato che la scelta americana di non spedire medicinali sull’isola ha portato alla morte di diversi cittadini che, diversamente, sarebbe forse potuti sopravvivere.

(Nella foto qui sotto: una donna in bicicletta nella provincia di Artemisa, vicino L’Avana, il 25 luglio 2014. Il 26 luglio a Cuba ricorre l’anniversario dell’inizio della rivoluzione cubana, iniziata nel 1953 con l’insurrezione di Fidel Castro e la capitolazione del dittatore Fulgencio Batista. Reuters/Enrique De La Osa)

4) L’embargo non ha migliorato i diritti umani a Cuba. La classifica stilata da Freedom House cita Cuba ancora come l’unico Paese non libero nell’emisfero occidentale a causa dei numerosi arresti di dissidenti e delle restrizioni sulla libertà di stampa.

5) Il 97 per cento dei governi mondiali è contrario alla politica americana dell’embargo contro Cuba, secondo quanto emerso dal risultato delle ultime 23 votazioni dell’assemblea generale delle Nazioni Unite). La maggior parte dei Paesi ha votato a favore della fine dell’embargo.

6) Nel 1982 gli Stati Uniti hanno tacciato Cuba come sostenitore del terrorismo internazionale (all’epoca il governo americano accusava Cuba di sostenere i terroristi baschi in Spagna, i separatisti dell’Eta e i soldati delle Farc in Colombia). Per quanto gli Stati Uniti non abbiano formalmente rimosso Cuba dalla lista dei paesi che sostengono il terrorismo, nel 2013 il dipartimento di Stato americano ha dichiarato che “non ci sono prove per dimostrare ulteriormente che Cuba sostenesse ancora attività legate al terrorismo.

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