Promozione turistica intervista Massimo Vanzulli
Raccontare un viaggio: oltre agli OTA c’è lo storytelling
Complice la bella stagione, il desiderio di prenotare un weekend o una vacanza si fa sempre più forte: questa aspirazione, però, deve fare i conti con la continua incertezza e con confini ancora poco permeabili, se non altro per esigenze di svago. Insomma: l’aspirante viaggiatore è ancora una volta fermo ai blocchi di partenza, salvo prenotare le ferie estive con mesi di anticipo, confidando nel futuro. Eppure, se saltassero improvvisamente le restrizioni alla mobilità, e tutti fossimo liberi di fare la valigia e partire, le conseguenze per il settore turistico sarebbero piuttosto scontate: un’improvvisa frenesia e un eccesso di prenotazioni per compensare la voglia di viaggi arretrata. Per il momento, gli operatori stanno alla finestra e si concentrano sulla promozione, un aspetto destinato a evolversi e rivestire un ruolo sempre più centrale. Abbiamo chiesto un parere a Massimo Vanzulli, founder di Erga, società attiva in Sicilia e nelle destinazioni più belle del nostro Mediterraneo.
La sua società offre proposte di viaggio in chiave esperienziale: prenotare una vacanza, però, significa spesso limitarsi a verificare la disponibilità, il prezzo e l’elenco dei servizi di una struttura, senza ulteriori approfondimenti. Immaginare e progettare un viaggio, tuttavia, è molto di più: significa farsi affascinare da una storia, da un insieme di tradizioni e da un’identità.
“Lo storytelling è importante: è il racconto che suscita l’interesse rispetto a quello che c’è. La prenotazione è l’ultimo passaggio di un’attività che inizia molto prima. Dove vorrei andare? Qual è la mia idea di relax? Cosa mi suscita interesse? Sono tutte domande che orientano il percorso di scelta e culminano nell’acquisto di un servizio turistico. L’hotel o l’operatore che riesce a controllare questo percorso è destinato a vincere e a raggiungere per primo – e alle condizioni più vantaggiose – l’ultimo step: nello specifico, l’affitto della stanza o l’acquisto del servizio in questione”.
Quali sono, dal suo punto di vista, gli strumenti più efficaci per raccontare una destinazione?
“Certamente i testimonial sono efficaci, così come i virtual tour e altri contenuti che anticipano l’esperienza di viaggio e la rendono “tangibile”. Il punto vero, però, è che lo strumento deve essere capace di sintesi fra lo storytelling e la capacità di realizzare quanto promesso. In sostanza, è importante poter contare su un insieme di strumenti che dalla virtualizzazione e dal racconto conducano all’evidenza del giudizio finale del viaggiatore”.
Le piattaforme OTA sono un punto di riferimento sempre più importante, non solo perché semplificano il processo di prenotazione, ma anche perché sono garanzia di affidabilità. Il rischio, di contro, è quello di “appiattire” l’offerta di un determinato territorio e le sue specificità. Al di là del mero confronto dei servizi e delle tariffe, come valorizzare l’unicità di una destinazione o di una proposta ricettiva?
“Molti si sono attivati per costruire portali che aggreghino l’offerta di un territorio o di una destinazione specifica. Gli OTA sono venditori online eccezionali: forse, però, è altrettanto importante iniziare a produrre contenuti che raccontino la realtà di queste destinazioni. Il rischio di appiattimento è concreto, difficile riuscire a valorizzare le differenze. D’altra parte, non sempre le OTA sono sinonimo di affidabilità perché non fanno selezione: la qualità spesso è demandata ai giudizi di chi, avendo effettuato le attività, lascia un feedback. La valorizzazione delle specificità passa dalla capacità del TO (tour operator) o DMC (Destination Management Company) di guardare alle peculiarità del territorio, introducendo gli ospiti al genius loci. La sfida, insomma, è coniugare l’accessibilità dell’acquisto con la possibilità di offrire esperienze non massificate. Guidando il viaggiatore – anche con l’aiuto della tecnologia – attraverso una relazione che introduca e suggestioni”.