Perdersi nel ritmo sognante del Marocco
Sandro Montefusco ha realizzato un reportage addentrandosi tra i vicoli delle più belle città del Marocco per restituire immagini e parole di un paese unico
Mi piace la puzza, la polvere dei mercati, il brusio chiassoso delle compravendite, l’odore della pelle fresca di lavorazione. Mi piacciono le macellerie con le carni sul bancone, i polli ancora da lavorare, mi piace il ritmo caotico ma non frenetico. Mi piace la frutta nelle ceste di raccolta, i richiami dei muezzin, i banconi di spezie, i saponi e le fragranze, il rumore dei fabbri. Mi piace l’economia del mercato, l’unica che sono in grado di capire.
Che tu sia a ridosso della piazza Jemaa El Fna di Marrachech oppure all’ombra della torre di Hassan a Rabat o vicino la maestosa moschea di Casablanca, ciò che conta è perdersi. Girovagare senza meta nei mercati ortofrutticoli, mischiarsi alla folla dei mercati e alla vita caotica delle medine.
Per quanto simili tra loro, ogni medina ha caratteristiche che la rendono inevitabilmente unica anche al più distratto dei visitatori.
Marrakech, con le sua tinte rosa, raggiunge l’apice della magia e confusione nella sua enorme piazza Jemaa El Fna dove si alternano incantatori di serpenti e tatuatrici, musicisti tradizionali e cartomanti. Da cornice alla piazza gli incredibili souk divisi per prodotto. Dalla pelletteria con il forte odore della lavorazione, agli oggetti di metallo dove il rumore incessante dei fabbri scandisce il ritmo. La contrattazione nei mercati ha la sua cerimonia di offerte e rifiuti, riofferte e strette di mano per il buon affare per entrambe le parti.
A Casablanca i vicoli e il trambusto trovano la pace nell’ora tarda quando il sole rilassa l’enorme spianata della moschea Hassan II. Uno spettacolo enorme. Le donne passeggiano con i loro bambini, gli anziani si ritrovano nel fresco dell’ombra in quella che è certamente una delle più spettacolari costruzioni del mondo islamico moderno.
Ed ancora Rabat, la capitale politica del Marocco, dove in prossimità del porto l’antica città prova a creare connessioni con le nuove architetture sul mare. Rabat ha una medina sognante, i vicoli costeggiano l’oceano.
Ma la più grande di tutta è Fes. Vista dall’altura è uno spettacolo che si perde a vista d’occhio. Un groviglio infinito di strade da cui spiccano minareti con i megafoni di amplificazione. La medina di Fes è immensa, labirintica.
Al mattino, con i vicoli ancora deserti di mercanti e botteghe chiuse, le madri salutano sui portoni i bambini che corrono a scuola. Poco dopo però ricomincia la vita caotica di fedeli, massaie, operai, turisti, venditori. Inizia un nuova giornata di compravendite e baratti. Ed infine Chefchaouen, forse la più turistica ma non per questo meno impressionante nelle sue caratteristiche tinte blu.
Berberi, andalusi e arabi hanno convissuto nel tempo rendendo questa città un miscuglio di storie e tradizioni. Furono ebrei rifugiatisi qui negli anni 30 a donare alla città il colore del cielo e del paradiso secondo la loro tradizione. Di sicuro questa città accoglie il visitatore in uno scenario magico e sognante.