Brexit e accordi commerciali con l’UE: cos’è davvero cambiato?
Con la conclusione degli accordi commerciali sulla Brexit, avvenuta lo scorso dicembre tra il premier britannico Boris Johnson e il presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, finalmente sono state definite le norme che regolano gli scambi di beni e servizi tra la Gran Bretagna e i Paesi dell’Unione Europea.
A quasi un mese dall’entrata in vigore della Brexit, cos’è veramente cambiato nella vita di molti italiani che vivono in Gran Bretagna o che hanno un’attività di import/export con l’UK?
La prima grande differenza rispetto al passato è l’abbandono delle vecchie regole comunitarie, quelle cioè che consideravano l’UK un territorio simile a quello degli altri Paesi europei, quindi esente dai controlli doganali. Detto in altre parole, scompare per sempre il concetto di “libera circolazione” di beni, persone e servizi.
A poche settimane dall’inizio di questo cambiamento epocale, è normale perdersi tra i mille meandri delle regole doganali da poco reintrodotte, cui vanno aggiunte le novità degli accordi sopra citati.
Per fortuna in rete si possono reperire delle informazioni attendibili e aggiornate: ad esempio su questo sito che effettua spedizioni doganali UK il quale, per facilitare la vita ai tanti privati e aziende, fornisce una lista dettagliata di documenti che devono essere presentati alla dogana.
Allo stato attuale, per spedire un pacco a Londra o in qualsiasi altra località britannica, devono essere allegati i seguenti documenti:
- Etichetta di spedizione
- Dichiarazione di Libera Esportazione
- Fattura Pro Forma
- Copia di un documento di identità e del codice fiscale
Tornando alla domanda iniziale, cosa è davvero cambiato negli scambi commerciali tra l’Europa e l’UK? In particolare, quali sono le novità e le complicazioni che rallentano la circolazione di merci e la spedizione di pacchi?
Quando inizia una nuova fase storica come questa, inevitabili sono alcuni aneddoti che hanno anche del grottesco. La notizia di alcuni panini al prosciutto confiscati alla frontiera olandese a dei turisti provenienti dalla Gran Bretagna ha fatto il giro del web, suscitando un certo sdegno e allo stesso tempo ilarità.
A parte questi episodi per il momento limitati, di tutta la confusione che attualmente vige nel settore import/export tra Gran Bretagna e Unione Europea, una delle poche certezze è che non sono previsti dei dazi doganali, cosa che puntualmente avviene per altri tipi di spedizioni internazionali. Ciò è dovuto agli accordi della Brexit, anche se questo non basta a scongiurare i ritardi che si accumulano, dovuti ai controlli effettuati dalle autorità doganali. A questo si deve aggiungere, purtroppo, la pandemia da Covid-19 che allunga ulteriormente i tempi di spedizione, tra personale in quarantena e lunghi protocolli di sanificazione da rispettare.
Oltre alle tempistiche allungate, le prime ripercussioni sono anche di carattere economico. A farne le spese, manco a dirlo, sono le aziende e i privati che hanno visto aumentare le tariffe di spedizione da parte dei corrieri espresso.
In conclusione, il primo mese di Brexit può essere considerato un periodo di rodaggio, nel quale mittenti e spedizionieri stanno facendo i conti con una nuova realtà storica che sta cambiando le abitudini di milioni di persone.