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Home » Tecnologia

Il grande risiko dell’Intelligenza Artificiale

Immagine di copertina
Credit: AGF

La legge Ue per impedirne la deriva. La sfida tra i colossi cinesi e americani. Gli investimenti dei sauditi. E i crescenti usi nella vita quotidiana. Guida al futuro della tecnologia più rivoluzionaria degli ultimi anni

Tutti “pazzi” per l’Intelligenza Artificiale. La nuova tecnologia ha attirato, ormai da tempo, l’attenzione di tanti Paesi: dagli Stati Uniti alla Cina; dall’Arabia Saudita a Israele. Fa gola a parecchi Stati, anche a quelli non proprio democratici. Le potenzialità sono enormi. In tutti i campi: controllo della popolazione, sicurezza, medicina, informazione, armi, industria, agricoltura e tanto altro.

Per prevenire derive e utilizzi sbagliati dell’Intelligenza Artificiale qualcuno ha iniziato a definire delle regole ben precise. Stiamo parlato della nostra Unione europea, che a febbraio adotterà l’A.I. Act, la prima (storica) legge mondiale sull’Intelligenza Artificiale. 

Regolamentazioni
L’obiettivo della normativa è quello di garantire che l’A.I. protegga i diritti fondamentali, la democrazia, lo Stato di diritto e la sostenibilità ambientale, stimolando al tempo stesso l’innovazione e rendendo l’Europa leader nel settore. 

«Il testo finale – ha raccontato al nostro giornale uno dei relatori dell’AI Act, l’europarlamentare del Pd Brando Benifei – è molto lontano non solo dal testo approvato dai governi, che era più debole sulla tutela dei diritti umani e dei lavoratori, ma è molto migliore rispetto alla bozza della Commissione europea che era la bozza iniziale da cui siamo partiti. Credo che la presidenza spagnola abbia fatto bene a correre qualche rischio aprendo ad alcune delle nostre richieste perché solo così, con un testo del genere, possiamo affrontare il cambiamento tecnologico con credibilità e con un messaggio chiaro ai cittadini: cioè di fidarsi dell’adozione dell’Intelligenza Artificiale perché in Europa ciò avverrà rispettando regole molto chiare a loro tutela». 

Sul tema si è mossa anche la Cina, che negli scorsi mesi ha diffuso la bozza normativa su cui starebbe lavorando: “Basic security requirements for generative artificial intelligence service”, un documento che detta le specifiche alle quali dovranno conformarsi i fornitori di servizi basati su Generative A.I. e che evidenzia l’approccio del Governo cinese per gestire l’impatto dell’Intelligenza Artificiale sui rapporti sociali e politici. 

E gli Stati Uniti? Il presidente Joe Biden lo scorso 30 ottobre ha annunciato l’intenzione di ampliare l’utilizzo dell’A.I. da parte del Governo federale Usa, ma allo stesso tempo ha espresso l’intenzione di rafforzare il controllo sul suo utilizzo a fini commerciali. L’ordine esecutivo firmato dal presidente comprende diverse disposizioni dirette alle agenzie federali – da attuare entro il prossimo anno – su questioni che spaziano dalla sicurezza nazionale all’immigrazione, dall’edilizia all’assistenza sanitaria. 

Piccoli colossi
Ma quali sono le aziende principali che stanno investendo tantissimi soldi nello sviluppo dell’intelligenza artificiale? E da quali Paesi provengono? 

Forbes, ormai da cinque anni, in collaborazione con Sequoia e Meritech Capital, stila la classifica delle 50 aziende leader nel settore. A farla da padrone sono gli Stati Uniti. Complessivamente le società nell’elenco del 2023 hanno ricevuto un finanziamento di 27,2 miliardi di dollari. 

La parte più considerevole è rappresentata dall’investimento di 10 miliardi di dollari (dato tutto nell’ultimo anno) di Microsoft in OpenAi, la startup che sviluppa ChatGpt e altri modelli. Altre importanti società, sempre americane, che investono da anni sull’Intelligenza Artificiale sono Scale Ai, AlphaSense e Vectra Ai, tutte attive da più di un decennio.

Per non parlare poi di Databricks, la più grande azienda del settore che impiega ormai più di 5mila persone; Anduril Industries (software per la difesa), che ha uno staff di 1.600 addetti; e Gong (sales software), che ne ha 1.200. A seguire una schiera di startup che negli ultimi due anni si sono assicurate centinaia di milioni di investimenti. 

Nella lista di Forbes sono poi entrate l’israeliana ImaginAi (photo editing), l’inglese PolyAi (chatbot vocali), la giapponese RevComm (analisi vocale) e un’altra israeliana, Trigo (checkout senza cassa per il retail). 

E la Cina? L’azienda principale cinese è Baidu, che ad agosto ha lanciato Ernie Bot, il chatbot rivale di ChatGp. L’approvazione delle autorità cinesi (Cyberspace Administration of China) l’hanno ricevuta anche altre aziende come SenseTime, Baichuan Intelligence, Zhipu AI e MiniMax e la Chinese Academy of Sciences, che ha ricevuto l’autorizzazione per il lancio del suo servizio TaiChu. 

L’Intelligenza Artificiale ha inoltre attirato l’attenzione del Paese del momento: l’Arabia Saudita. In particolare lo Stato arabo, storico alleato degli Stati Uniti, ha deciso di avvicinarsi alla Cina per muovere dei passi concreti nel settore.

Nei mesi scorsi la King Abdullah University of Science and Technology ha infatti collaborato con due università cinesi, la Chinese University di Hong Kong e la Shenzhen Research Institute of Big Data, per la creazione di un sistema di intelligenza artificiale in lingua araba. Sotto la guida del professore Jinchao Xu, l’istituto saudita ha lanciato AceGpt.

Insieme agli Emirati Arabi Uniti, la potenza del Golfo sta cercando di competere con le aziende di A.I. e di creare modelli su misura per i parlanti arabi. La collaborazione tra Arabia Saudita e Cina è molto forte anche nel campo della ricerca e sviluppo, come dimostra la crescente presenza di accademici cinesi nell’università. Tra loro, secondo il Financial Times c’è anche chi collabora allo sviluppo del supercomputer Shaheen III, che mira a fornire una potenza di calcolo venti volte superiore a quella del sistema esistente. 

Aziende mondiali che lavorano per introdurre sempre di più l’Intelligenza Artificiale nelle nostre vite dove, comunque, è già presente. 

Applicazioni quotidiane
Utilizziamo l’A.I. ad esempio quando stiamo sui social, che sono basati su algoritmi in grado di conoscere i nostri gusti e restituirci i contenuti più adatti a noi; quando ci affidiamo agli assistenti vocali come Alexa, Google e Siri; quando utilizziamo piattaforme di e-commerce: la selezione dei prodotti non è sempre casuale; e in tanti altri momenti delle nostre giornate. 

Intelligenza Artificiale che viene utilizzata anche in altri ambiti, come la selezione dei curricula da parte delle aziende, nella produzione di contenuti, nell’identificazione delle persone. Insomma, la lista è lunghissima. E lo sarà sempre di più. Anche nell’ambito della medicina e della ricerca si stanno facendo progressi notevoli in particolare con i sistemi di predizione, in grado di identificare possibili patologie ancora prima che queste si manifestino. 

Particolarmente interessanti sono poi i sistemi basati sull’Intelligenza Artificiale a supporto dei medici, in quanto in grado di suggerire il modo migliore di gestire o trattare dal punto di vista farmacologico la patologia di un paziente. Da citare anche l’uso dell’A.I. nello screening di numerosissime molecole esistenti con lo scopo di individuare quelle più promettenti da sottoporre a sperimentazioni cliniche. 

Negli Stati Uniti, ad oggi, sono oltre 500 le applicazioni di Intelligenza Artificiale approvate dalla Food and Drug Administration. In Italia, invece, quasi tutte quelle disponibili sono ancora in fase di sperimentazione.

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