Federico Lazzerini: “Il posto fisso è una molestia, l’Italia sta agonizzando su quella credenza. La Scuola va ripensata”
Il Dna non mente. Fedele alla sua genetica di rottura e al suo claim “Only The Brave” (che lui ritiene la caratteristica principale di un Imprenditore), Federico Lazzerini è stato nominato da Forbes tra gli Under 30 più potenti in ambito Business e Marketing. A Maggio è uscito il suo nuovo libro “Disruption Marketing”, edito da Mondadori e già andato in ristampa.
Parlando della sua vita, Federico dice “Prima ero un ragazzino cresciuto in Versilia con la passione per lo sport, il rock e i tatuaggi, ne ho parecchi. Poi ho frequentato Master in Marketing e corsi di Management in giro per il Mondo e tutto è cambiato”.
Aggiunge poi una provocazione forte: “Il posto fisso, la cultura tradizionale, e i percorsi scolastici Italiani sono una molestia. Ci troviamo, infatti, a convivere con un sistema scolastico che, in molti casi, disincentiva e penalizza l’imprenditorialità fin dalla più tenera età. È un sistema costruito per motivare le giovani generazioni ad ottenere un “posto fisso” che, ahimè, nella maggior parte dei casi non esiste più. Non solo – prosegue – sono molti i casi in cui possiamo renderci conto di come un sistema scolastico costruito per il secolo passato, arrivi addirittura a minare l’autostima stessa degli studenti rendendoli meno creativi, meno fiduciosi in se stessi e meno convinti”.
Federico Lazzerini sostiene che nella società devono essere centrali i principi della spiritualità, siano essi sotto il piano dei valori, dell’importanza dell’intangibile o degli ideali. Una società senza ideali non ha un’anima e tende a morire, proprio come sta facendo la nostra: etica e sostenibilità sono quel “je ne sais quoi” che ti accompagna per tutta la vita. Per questo, tra le altre cose, Federico ha lanciato il progetto planetario con Colors For Peace.
Che cosa fa Federico Lazzerini?
Federico Lazzerini è un trentenne decisamente atipico, su questo non vi sono dubbi. Parlando della sua giornata tipo, infatti, spiega: “Non tutti hanno la fortuna di capire che l’etichetta che ti hanno messo non è né reale né indelebile, diciamo che sono l’outsider che ce la sta facendo. Oggi la mia giornata è estremamente multi-tasking: prima di tutto sono un Consulente Marketing, mi occupo di strategia digitale per imprenditori, artisti, sportivi professionisti. Poi faccio un po’ di «finance pr», ossia coltivo i rapporti con gli investitori in giro per il Mondo”.
Ma Lazzerini è anche un imprenditore: «Ho Vatican consulting, che è il core, l’azienda che si occupa di Marketing Digitale. Poi ho due startup che hanno l’obiettivo di creare forti impatti: dobbiamo pensare a come cambiare i comportamenti degli utenti nel mondo. Infine c’è Colors For Peace, attraverso la quale mi confronto spesso con i governi».
Un po’ fa il consulente. Un po’ l’influencer «Se mi chiama Patek Philippe o Porsche per dirmi di indossare un orologio o guidare un’auto, ci sono!». Con L’Europa lavora il pomeriggio, con gli Stati Uniti la gestione è molto più delicata: “Certi rapporti sono però necessari – spiega – e ho molti interessi in America”. Federico Lazzerini si ritiene una persona “normale”. Nella sua vita c’è lo sport, ama cucinare, e preserva gli amici e i luoghi di sempre.
Cosa manca ai giovani di oggi?
“L’economia attuale è piena di opportunità – afferma Lazzerini – basta saperle cercare. Io vado sempre nella direzione di estro, inventiva e fantasia, sono i miei ingredienti per vincere nell’era digitale. La chiave è essere differente in un mondo dove regna l’omologazione e la carenza di idee. A partire dal posto fisso, che è una molestia. E’ importante comprendere che gli artefici del nostro destino siamo, come in tutti gli aspetti della vita, noi. Con questo non sto dicendo che in Italia non ci sono talenti e volontà, al contrario: quanti ricordano che l’algoritmo di Google nasce dopo che i fondatori Page e Brin seguirono la lezione di un matematico italiano del Mit ? Un futuro migliore è possibile, non dimentichiamolo”.
Un mondo, quello Digital, che lei descrive come un Giungla…
“La tecnologia renderà tutto più facile ma continueranno a essere fondamentali umanità, parola, sguardo, visione. È l’esatto contrario di quello che vendono tanti guru nel mondo online: oggi serve più coraggio nel cercare nuove soluzioni e nel rischiare, non c’è più niente di automatico. Il mondo online è un po’ una giungla perché è un luogo dove chiunque può fare ciò che vuole, questa è una cosa inaccettabile. Per questo è fondamentale essere e saper stare al mondo, due cose poco conosciute nella dimensione Social. Non esistono barriere d’ingresso, regna spesso la fuffa e i detrattori e penso che la responsabilità di interrogarsi su come limitarne gli aspetti negativi, dal punto vista sia individuale sia collettivo, ricada soprattutto su quelli della mia generazione.”
Nonostante la fama, il successo e i guadagni, è rimasto il Federico Lazzerini che, come sostiene, “è nato e cresciuto nella campagna Versiliese”: come ha fatto?
“Tutt’ora vivo negli stessi posti. Mi fa restare con i piedi per terra. Per quanto riguarda il successo ho sempre pensato che sia relativo, esattamente come il fallimento. Ho ancora tutto da fare, mi definisco semplicemente un sognatore. Sperimento, creo nuove cose, perché la vita è un processo in continua evoluzione. Il Lucrative business a me non interessa, mi alzo la mattina per l’impact business. Ovviamente, se c’è poi un riscontro economico, ben venga, ma non è quella la prima cosa per cui lavoro”.
I Golden Boy della Silicon Valley sono le sue figure di riferimento?
“Non proprio. Ho una ammirazione per Federico Marchetti, il fonder di Yoox, ma anche Rosso, dove ho preso in prestito il termine “Only The Brave”, che mi rappresenta. In quanto a personaggi sulla bocca di tutti mi sento più vicino a Elon Musk, il ceo della Tesla, che ad un Seth Godin: ho sempre bisogno di creare, e parto con l’idea di fallire, quello è il segreto. Per il resto i soldi non sono tutto, ci deve essere un valore aggiunto. Anche per questo stimo Brunello Cucinelli, imprenditore globale ma radicato nel territorio e ai suoi valori”.