Quota 100 è una misura di pensionamento anticipato che consente di andare in pensione con almeno 62 anni d’età e 38 anni di contributi versati (62+38=100, di qui il nome “Quota 100”).
Non si tratta di un’opzione strutturale, bensì di una sperimentazione di durata triennale introdotta a partire dal gennaio 2019 dal Governo Conte 1 (sostenuto da M5S e Lega) e volta principalmente a superare gli effetti della riforma Fornero.
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Quota 100 è stata confermata per il 2020 dal Governo Conte 2, sostenuto da Pd, M5S, Italia Viva e Leu. La misura divide però la maggioranza: i Cinque Stelle sono favorevoli, mentre Pd e Italia Viva la considerano pericolosa per la tenuta dei conti pubblici. Il partito di Matteo Renzi, in particolare, ha presentato un emendamento alla manovra economica chiedendone l’immediata abolizione. L’esecutivo è al momento orientato a mantenere in vigore il canale d’uscita anticipato fino alla scadenza naturale, prevista a fine 2021, per poi sostituirlo con una nuova misura.
Quota 100, come detto, consente di andare in pensione ha chi ha un’età anagrafica di 62 anni e ha versato i contributi per almeno 38 anni.
Chi è (o è stato) iscritto a due o più gestioni previdenziali può chiedere il cumulo dei contributi. Per accedere a Quota 100, inoltre, non è possibile cumulare la pensione con altri redditi da lavoro: fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia, quindi, l’unica attività consentita è quella di prestazione occasionale rispettando il limite massimo di 5mila euro lordi annui.
Una volta maturati i requisiti per poter aderire a Quota 100, si ha diritto al primo assegno pensionistico entro 3 mesi per i lavoratori del settore privato ed entro 6 per quelli del settore pubblico.
I dipendenti della Pubblica Amministrazione devono dare un preavviso di 6 mesi per poter lasciare anticipatamente il lavoro.
Al momento dell’introduzione di Quota 100, il Governo Conte 1 ha previsto uno stanziamento di 3,8 miliardi di euro per il 2019, di 7,8 miliardi nel 2020 e di 8,3 miliardi nel 2021.
M5S e Lega avevano stimato 290mila adesioni. Al 30 settembre 2019, tuttavia, l’Inps ha ricevuto poco meno di 185mila domande di adesione alla misura (e ne ha accolte circa 114mila).
I costi complessivi di Quota 100 nel 2019 non dovrebbero superare i 2,1 miliardi di euro, a fronte dei 3,8 miliardi stanziati.
Resta da risolvere il nodo degli esodati di Quota 100, ossia di coloro che matureranno i requisiti per andare in pensione con questo sistema solo nel 2022, quando cioè il programma non sarà più operativo.
Queste persone rischiano di essere fortemente penalizzate rispetto a chi è potuto e potrà andare in pensione con Quota 100.
Facciamo un esempio. Tizio è nato il 31 dicembre 1959 e quindi compirà 62 anni il 31 dicembre 2021. Caio è nato il primo gennaio 1960 e dunque compirà 62 anni il primo gennaio 2022. Sia Tizio sia Caio hanno lavorato ininterrottamente da quando avevano 24 anni. Tizio, però, potrà andare in pensione con Quota 100 a fine 2021. Caio, invece, è un esodato: resterà escluso da Quota 100 e per poter andare in pensione dovrà aspettare come minimo altri quattro anni. Per lui ci saranno due opzioni: la pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (che per lui scatterà non prima del 2026) oppure la pensione di vecchiaia a 67 anni e nove mesi (nel suo caso a settembre 2029).
Che ne sarà di Caio e di tutti gli altri esodati di Quota 100, che rischiano di essere drasticamente penalizzato rispetto a chi è nato pochi mesi, o addirittura giorni, prima di loro?
Il Governo per ora ha solo previsto di mantenere in vigore Quota 100 fino alla scadenza della sperimentazione triennale, ossia fino alla fine del 2021, ma non ha specificato nulla sul destino di chi ne resterà tagliato fuori.