Una storia lunga un secolo. È quella dell’acciaieria Ilva di Taranto, il maggior stabilimento per la lavorazione dell’acciaio in Europa. Il caso, che non si è ancora concluso, risale al 2012, quando la procura di Taranto stabilì la chiusura del polo siderurgico e l’arresto dei suoi dirigenti, a causa delle gravissime violazioni ambientali che portarono alla morte di centinaia di persone. Da allora è iniziato un lungo e complicatissimo iter nel quale lo stato ha cercato di salvare l’azienda dalla chiusura, sia per evitare la perdita del lavoro di migliaia di persone, sia per l’importanza fondamentale dell’azienda per l’economia italiana.
ULTIME NOTIZIE SULL’ILVA
18 novembre 2019 – Il Tribunale di Milano presso cui ArcelorMittal il 12 novembre ha depositato la richiesta di recesso dal contratto di affitto dell’ex Ilva ha invitato l’azienda ad evitare di fermare gli impianti (qui la notizia completa).
16 novembre 2019 – I commissari straordinari dell’ex Ilva Francesco Ardito, Alessandro Danovi e Antonio Lupo denunciano ArcelorMittal alla procura di Taranto (qui la notizia completa).
Il caso Ilva è tornato sulle prime pagine dei quotidiani nazionali nel momento in cui ArcelorMittal ha comunicato la sua intenzione di ritirarsi, portando l’Italia intera a interrogarsi sulle possibili conseguenze di questa scelta. In molti hanno già definito la questione come una vera e propria bomba a orologeria pronta a esplodere. A risentire della chiusura potrebbe essere l’intero Pil italiano.
Le conseguenze più evidenti dei ritiro di ArcelorMittal e della chiusura saranno senza dubbio di natura occupazionale. La rescissione del contratto di acquisizione sta infatti mettendo a rischio ben 10.000 persone (14.000 tra personale d’azienda e indotto), le quali potrebbero presto ritrovarsi senza lavoro.
Secondo un rapporto stilato da Svimez, infatti, l’azienda rappresenta ad oggi l’1,4 per cento del PIL nostrano. La chiusura definitiva potrebbe arrivare a costare all’Italia circa 24 miliardi di euro oltre che il crollo repentino della produzione di acciaio.
La decisione del colosso non è giunta come un fulmine a ciel sereno. L’accordo volto all’acquisto delle attività di Ilva Spa si era basato su una condizione fondamentale: l’introduzione dell’immunità penale per gli amministratori.
Nel 2012 la magistratura dispone il sequestro dell’acciaieria per gravi violazioni ambientali. In realtà le prime indagini e le prime azioni legali iniziano molti anni prima, già dagli anni ’80. Le violazioni e i problemi gravi legati all’inquinamento iniziano a essere noti negli anni successivi.
“Le proporzioni del dramma sanitario e ambientale nel capoluogo ionico, a partire dai primi anni ‘90, erano evidenti sia alla popolazione che ai medici che constatavano un aumento di malattie da mesotelioma, leucemie, patologie tumorali e malattie della tiroide. Nonostante vi fossero segnali preoccupanti dal punto di vista sanitario, collegati alla grave situazione di inquinamento ambientale, le istituzioni si dimostravano immobili e latitanti”, scrive Angelo Bonelli nel suo libro “Goodmorning diossina“, che ricostruisce la vicenda di Taranto.
Il 26 luglio il gip di Taranto Patrizia Todisco firma il provvedimento di sequestro (senza facoltà d’uso) degli impianti dell’Ilva di Taranto e le misure cautelari per alcuni indagati nell’inchiesta per disastro ambientale a carico dei vertici aziendali.
Vengono arrestati Emilio Riva, presidente dell’Ilva Spa fino al maggio 2010, il figlio e suo successore Nicola Riva, l’ex direttore dello stabilimento di Taranto, Luigi Capogrosso, il dirigente capo dell’area del reparto cokerie Ivan Di Maggio e il responsabile dell’area agglomerato Angelo Cavallo.
L’accusa è di disastro colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di sostanze pericolose e inquinamento atmosferico.
Dal momento che l’Ilva ricopriva un ruolo fondamentale per l’economia italiana, lo stato italiano cercò di proseguire la produzione dell’azienda, fondamentale per l’industria italiana. Per fare questo furono varate delle leggi ad hoc per aggirare i livelli di inquinamento consentiti, rimandando i termini entro i quali l’azienda sarebbe dovuta essere messa a norma dal punto di vista degli standard ambientali.
Con il Decreto Ministeriale 21 gennaio 2015 è stata aperta una Procedura di Amministrazione Straordinaria ed è stato nominato il Collegio Commissariale di ILVA S.p.A. Gli attuali commissari Ilva sono Piero Gnudi, Corrado Carrubba ed Enrico Laghi.
I commissari straordinari avevano il compito di risanare, sia a livello ambientale che economico l’azienda, per poi rivenderla.
Le gravi violazioni in termini di inquinamento erano note da anni, ma solo nel 2012 la magistratura intervenne per sequestrare le aree.
I periti nominati della Procura di Taranto hanno calcolato che in sette anni sono morte 11.550 persone a causa delle emissioni, in particolare per cause cardiovascolari e respiratorie.
Dopo l’inchiesta avviata nel 2012 e dopo aver avviato la procedura di commissariamento dell’azienda, lo stato ha avviato una gara internazionale, vinta da Arcelor Mittal. Ancora oggi l’azienda si trova in amministrazione straordinaria.
Quello provocato dall’Ilva di Taranto è uno dei più gravi disastri sanitari e ambientali della storia italiana ed europea.
Nel 2010, secondo le perizie del tribunale e le dichiarazioni dell’Ilva, sono state immesse nell’ambiente circostante 4.159 tonnellate di polveri, 11 mila di diossido d’azoto e anidride solforosa
A Taranto, secondo i dati del registro Ines, negli ultimi anni, è stata immessa in atmosfera il 93 per cento di tutta la diossina prodotta in Italia insieme al 67 per cento del piombo.
Sono circa 14mila i dipendenti di Ilva, che rischierebbero il lavoro se l’Ilva venisse chiusa, come paventato svariate volte negli anni scorsi. E migliaia quelli che lavorano nell’indotto dell’Ilva, che conta decine di aziende.
La non chiusura dell’Ilva risulta inoltre fondamentale per le aziende italiane, poiché l’acciaio prodotto da Ilva fa sì che non ci si debba rivolgere alle acciaierie straniere, con acciaio a prezzi maggiorati.
Luglio 2012: Il gip Patrizia Todisco firma il provvedimento di sequestro (senza facoltà d’uso) degli impianti dell’Ilva di Taranto e le misure cautelari per alcuni indagati nell’inchiesta per disastro ambientale a carico dei vertici aziendali
Gennaio 2015: vengono nominati i commissari straordinari Gnudi, Carrubba e Laghi
Gennaio 2016: viene pubblicato il bando per la messa in vendita di Ilva
Giugno 2017: la multinazionale indiana Arcelor Mittal vince la gara pubblica per assumere il controllo parziale dell’acciaieria
Luglio 2018: il governo Conte chiede all’Anac di indagare sulle regolarità della procedura di gara
Settembre 2018 la multinazionale indiana ArcelorMittal e i sindacati dei lavoratori hanno raggiunto un accordo sull’acciaieria Ilva di Taranto
Ottobre 2019: Arcelor Mittal annuncia la cessione dello stabilimento