Vuelta Espana 2022: tra passato e futuro, ricordando papa Adriano VI
Scatterà domani da Utrecht in Olanda, con una cronometro a squadre di 23 chilometri, la 77ma edizione della Vuelta Espana, terza ed ultima grande corsa a tappe della stagione 2022. La partenza dalla città olandese coinciderà, per caso, con il 500° anniversario dell’ascesa al soglio pontificio di Adriano VI, nativo proprio di Utrecht, passato alla storia, più che per i suoi 20 mesi di papato, per essere stato prima precettore e poi mentore dell’Imperatore Carlo V.
Come avvenuto a maggio con Budapest per il Giro d’Italia, l’avvio dai Paesi Bassi sarà una riproposizione di quanto sarebbe dovuto avvenire nel 2020. È corretto, quindi, affermare che questa ricorrenza sarà figlia del Covid. Le due tappe olandesi, che seguiranno la crono a squadre, saranno tra le poche a disposizione dei velocisti nell’arco di tre settimane infarcite di salite con una solo prova contro il tempo individuale, i 31 chilometri della decima frazione da Elche ad Alicante, piatti come un tavolo da biliardo.
Saranno ben nove, invece, gli arrivi all’insù che danno l’idea che a Madrid in maglia roja arriverà uno scalatore. Mancheranno i duellanti del recente Tour de France, Jonas Vingegaard (Jumbo Visma) e Tadej Pogacar (UAE Team Emirates). In compenso, saranno ben sei i passati vincitori in corsa. Per due di loro, Vincenzo Nibali (Astana Qazaqstan) ed Alejandro Valverde (Team Movistar) la Vuelta 2022 sarà l’atto conclusivo d’una gloriosa carriera.
Non sarebbe una cattiva idea se fosse lo stesso anche per Chris Froome (Israel Premiertech) che oramai si trascina stancamente, ombra del fuoriclasse vincitore di quattro Tour de France e sette grandi giri complessivi. Nairo Quintana (Arkea Samsic), in corsa nonostante la recente positività al Tour, e Simon Yates (BikeExchange Jayco) si presenteranno al via con la velleità d’essere protagonisti. Infine, il vincitore delle ultime tre edizioni Primoz Roglic (Jumbo Visma) andrà in caccia del quarto successo che lo porterebbe ad eguagliare il record d’inizio millennio dello spagnolo Roberto Heras.
Solo martedì scorso il campione olimpico contro il tempo ha sciolto la riserva, dopo l’uscita di scena anticipata in terra di Francia a causa della caduta sul pavé. Già dalla quarta tappa, la prima in terra iberica, si capirà quanto saranno legittime le aspirazioni al poker dell’uomo di Trbovlje. Di certo gli avversari sono consci di questa vulnerabilità e sarebbe sorprendente non vederli all’attacco già da martedì prossimo. Gli antagonisti dello sloveno vanno cercati tra i protagonisti dell’ultimo Giro d’Italia.
Jai Hindley (Bora Hansgrohe) tenterà la doppietta rosarossa riuscita in precedenza solo ad Eddy Merckx nel 1973, Giovanni Battaglin nel 1981 ed Alberto Contador nel 2008. Richard Carapaz (Ineos Grenadiers) cercherà, a sua volta, la rivincita sull’australiano che gli ha scippato la corsa rosa sull’ultima salita. Mikel Landa (Bahrain Victorious) ha dichiarato che non curerà la classifica. Al contrario, nutre legittime aspirazioni di podio il portoghese Joao Almeida (UAE Team Emirates) fermato sul più bello al Giro dal Covid.
Il panorama dei favoriti non sarebbe completo se non si menzionassero due speranze del domani. Remco Evenepoel (Quick Step Alpha Vynil), in realtà, è già una certezza, almeno nelle corse d’un giorno, avendo recentemente bissato il successo di due anni fa nella Classica di San Sebastian, in modo analogo a quanto fatto ad aprile nella Liegi- Bastogne – Liegi. Dopo una presenza non troppo convincente al Giro 2021, il millennial fiammingo affronterà la corsa spagnola con ambizioni forse eccessive anche perché il Wolfpack, in cui milita, è squadra non proprio strutturata per i grandi giri. Compirà 20 anni il 16 settembre, cinque giorni dopo la conclusione della Vuelta, lo spagnolo Juan Ayuso (UAE Team Emirates). Da lui, alla luce di quanto fatto negli ultimi anni, è lecito aspettarsi di tutto.