Tour de France 2023, tredicesima tappa: Tadej propende per il metodo Nora Orlandi
Il polacco Michal Kwiatkowski (Ineos Grenadiers) ha vinto per distacco la tredicesima tappa del 110° Tour de France consistente in soli 138 chilometri da Châtillon-Sur-Chalaronne al Grand Colombier sul Jura. Il campione del mondo di Ponferrada 2014 ha preceduto di 47”, al termine della lunga ascesa di oltre 17 chilometri sul massiccio del Jura, il fiammingo Maxim Van Gils (Lotto Dstny) con lo sloveno Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) che è giunto terzo a 50” davanti al danese Jonas Vingegaard (Jumbo Visma), quarto a 54”. Si è ristretto ulteriormente il margine in graduatoria tra i diarchi della Grande Boucle. Ora sono solo nove i secondi che separano il re pescatore dal fuoriclasse di Komenda mentre ha consolidato il suo terzo posto l’australiano Jai Hindley (Bora Hansgrohe), staccato di 2’51 dalla vetta ma con quasi due minuti di vantaggio sul quarto, lo spagnolo Carlos Rodriguez (Ineos Grenadiers), distante 4’48 .
Una tappa così corta non poteva che svolgersi all’insegna dell’esplosività con le prime due ore percorse alla media di 46 kmh. All’imbocco della salita finale si presentavano in 17: Kwiatkowski, il francese Quentin Pacher (Groupama FDJ), gli italiani Alberto Bettiol (EF Education EasyPost) e Luca Mozzato (Arkéa Samsic), i britannici Fred Wright (Bahrain Victorious) e James Shaw (EF Education EasyPost), i danesi Kasper Asgreen (Soudal Quick Step) e Anthon Charmig (Uno X Pro Cycling Team), i belgi Jasper Stuyven (Lidl Trek) e Van Gils, il colombiano Harold Tejada (Astana Qazaqstan), lo sloveno Matej Mohorič (Bahrain Victorious), gli olandesi Mike Teunissen e Pascal Eenkhoorn (Lotto Dstny), il tedesco Georg Zimmermann (Intermarché Circus Wanty), il portoghese Nelson Oliveira (Team Movistar) e il canadese Hugo Houle (Israel Premier Tech). Appena la strada cominciava ad impennarsi il plotone si dissolveva, frantumato dal ritmo veemente impresso da Bettiol. Al primo rallentamento del vincitore del Giro delle Fiandre 2019 partiva Pacher che intravedeva l’occasione della vita: vincere nel giorno della festa nazionale francese. L’avanscoperta del transalpino durava cinque chilometri. A questo punto piombavano su di lui Tejada, Shaw e Van Gils che lo raggiungevano e superavano in un sol colpo ai meno 12 dal traguardo. L’avanscoperta del trio aveva, però, vita breve. Nello spazio di pochi metri i tre subivano lo stesso destino da loro inflitto a Pacher. Era Kwiatkowski l’autore di quest’ultimo e decisivo ribaltamento. Con quasi quattro minuti di vantaggio sul gruppo dei migliori, il conquistatore della Milano-Sanremo 2017 s’involava verso la vittoria.
Dietro la UAE scandiva un ritmo non impossibile che portava ad un lentissima emorragia di corridori dal gruppo dei migliori. Era solo quando passava in testa Adam Yates, a 2.500 metri dall’arrivo, che la corsa si movimentava. Sepp Kuss (Jumbo Visma) francobollava l’inglese, seguito a ruota dai diarchi. Pogacar partiva sotto al triangolino rosso dell’ultimo chilometro. Vingegaard, dapprima lo seguiva, perdendo poi una decina di metri. Il campione di Komenda riusciva ad agguantare l’abbuono di quattro secondi, spettante al terzo classificato, raddoppiando il guadagno con un analogo distacco effettivo: un quattro più quattro che ricordava un famoso coro che imperversava in Italia negli anni sessanta. Fatto sta che Vingegaard ha costruito tutto il suo vantaggio su un singolo attacco, quello nella quinta tappa in cui ha inflitto al rivale 1’04”. Lo sloveno, pur staccando in quattro occasioni il danese, gli è ancora dietro in classifica. Oggi, per guadagnare la miseria di otto secondi, ha spremuto non poco la squadra.
La tappa di domani, la quattordicesima, dovrebbe aiutarci a decifrare meglio la situazione. Si pedalerà per 152 chilometri, con 4.200 metri di dislivello, da Annemasse a Morzine les Portes du Soleil. Lungo il percorso i corridori troveranno ben cinque GPM. Il breve Col de Saxel, terza categoria, fungerà da antipasto. Ci sarà poi un trittico di prime categorie, disseminate nell’arco di 70 chilometri: il Col de Cou, Col de Feu e il Col de la Ramaz. In cima a questa asperità mancheranno 50 chilometri all’arrivo. Una lunga discesa porterà la corsa ai piedi dell’ultima salita del giorno, il Col de Joux Plane. Dalla vetta, poi, seguiranno 12 chilometri in discesa fino al traguardo finale.