Tour de France 2022: più Covid che avversari a ostacolare il tris di Tadej
C’è un grande dilemma che attanaglia i 176 partecipanti al 109° Tour de France che domani prenderà il via da Copenaghen. Simili ad Amleto, illustre padrone di casa, ognuno di costoro, con un tampone in mano, al posto del teschio shakespeariano, si domanda: Covid o non Covid? È concreto, infatti, il rischio che, nelle prossime tre settimane, sia l’elenco dei positivi giornalieri, diramato ogni mattina prima della partenza, a tener desta l’attenzione degli addetti ai lavori, ancor più degli eventi della corsa.
Il Covid è sicuramente l’avversario principale da cui si dovrà guardare Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) nel suo percorso verso la terza maglia gialla consecutiva. Il ventitreenne sloveno si presenta a questa Grande Boucle talmente favorito da offrire pochi margini di speranza ai suoi potenziali avversari. Solo una sua disavventura, o un inatteso passaggio a vuoto, potrà riaprire i giochi per la vittoria finale. In tal senso, l’unica squadra che nutre concrete speranze di contendergli il successo è la Jumbo Visma. I vesponi annoverano nelle loro fila i due corridori che hanno conquistato la piazza d’onore nelle ultime due edizioni della corsa gialla. In realtà, c’è una profonda differenza tra il secondo posto nel 2020 di Primoz Roglic, scippato della maglia gialla dal suo giovane connazionale nella cronometro del penultimo giorno che portava alla Planche des Belles Filles, e quello l’anno scorso del danese Jonas Vingegaard, ottenuto essenzialmente facendo corsa parallela con il campione di Komenda e, soprattutto, con la sua benevolenza.
La corazzata Ineos Grenadiers, forse ritenendo il Tour de France fuori portata, aveva quest’anno deciso di privilegiare il Giro d’Italia, dove era stata indirizzata la sua punta di diamante, l’ecuadoriano Richard Carapaz, che, peraltro, ha fallito, seppur di poco l’obiettivo. Ufficialmente, il capitano della squadra dovrebbe essere il gallese Geraint Thomas, vincitore della Grande Boucle nel 2018. Personalmente, credo che, alla fine, a portare i galloni sarà il colombiano Daniel Martinez, decisivo l’anno scorso nel pilotare Egan Bernal alla vittoria sulle strade italiane. Intorno alle tre formazioni regine gireranno svariati personaggi in cerca d’autore: i perennemente piazzati francesi Thibaut Pinot (Groupama FDJ), Romain Bardet (Team DSM) e Guillaume Martin (Cofidis) più l’australiano Ben O’Connor (AG2R Citroen). Ci sarebbe poi l’improbabile coppia della Bahrain Victorious, formata dal canguro Jack Haig e dal ragusano Damiano Caruso, colui che ha cestinato la possibilità di conquistare il Giro per puntare ad un posto sul podio sui Campi Elisi. Il Tour di questa formazione, però, ricorda da vicino quello della Festina nel 1998 con continue perquisizioni, finora a vuoto, da parte delle forze dell’ordine alla ricerca di sostanze illecite. Difficile, comunque, che alla fine ne esca qualcosa di buono.
La lista dei cacciatori di tappa è monopolizzata dagli eterni duellanti: Wout Van Aert (Jumbo Visma) e Mathieu van der Poel (Alpecin Deceuninck). Della possibile doppietta rosa – gialla del nipote olandese di Raymond Poulidor si è già parlato ieri mentre per il fiammingo sarà da capire quanto del suo talento verrà sacrificato dalla squadra nella lotta per la conquista della maglia gialla finale. L’assenza di Julian Alaphilippe (Quick Step Alpha Vinyl) priva la corsa d’un faro storico mentre per l’elvetico Marc Hirschi (UAE Team Emirates) valgono le stesse considerazioni fatte per Van Aert. Molto meno qualificata del Giro risulta la partecipazione degli sprinter. Questo dovrebbe favorire Caleb Ewan, l’unico velocista presentatosi al via d’entrambe le grandi corse a tappe. Uscito con le ossa rotte dalla campagna italiana, l’australiano dagli occhi a mandorla dovrebbe rifarsi al Tour. A contrastarlo ci saranno l’olandese Fabio Jakobsen (Quick Step Alpha Vinyl) e il belga Jasper Philipsen (Alpecin Deceuninck), sperando anche in un inserimento dell’italiano Alberto Dainese (Team DSM), vincitore della frazione conclusasi a Reggio Emilia nella recente corsa rosa. In mezzo a queste due categorie si collocano due corridori che paiono aver imboccato il viale del tramonto, dopo aver duellato per anni per conquistare la maglia verde della classifica a punti: lo slovacco Peter Sagan (TotalEnergies) e l’australiano Michael Matthews (Team Bike Exchange Jayco).
Il contingente italiano, sceso nelle ultime 24 ore da 16 a 14 unità per le positività al Covid di Matteo Trentin (UAE Team Emirates) e Samuele Battistella (Astana Qazaqstan), ha, come primo compito, quello di rompere il digiuno dall’ultima vittoria di tappa, conquistata da Vincenzo Nibali a Val Thorens l’ormai lontano 27 luglio 2019. Detto di Caruso e Dainese, è lecito sperare in un acuto di Alberto Bettiol (EF Education Easy Point) o Gianni Moscon (Astana Qazaqstan), nelle tappe da fuga, o di Giulio Ciccone (Trek Segafredo) su una delle grandi salite. La chiusura non può che essere dedicata a Filippo Ganna (Ineos Grenadiers). Tra 24 ore, al termine della tappa inaugurale contro il tempo, potremo già fare il bilancio del suo Tour, in funzione dell’avvenuta conquista, o meno, della maglia gialla. Considerando il fatto che nella crono di domani sia il verbanese che i suoi due principali avversari, il già menzionato Van Aert e lo svizzero Stefan Bissegger (EF Education Easy Point), partiranno tra i primi, mai quanto in questo caso, il buongiorno si vedrà dall’alba.