Tour de France 2022: non bastasse il Covid, arrivano gli ambientalisti
Il danese Magnus Cort Nielsen (EF Education Easy Post) ha vinto la decima tappa del 109° Tour de France, un preludio alpino di 148 chilometri che portava i corridori da Morzine a Megeve. Cort ha prevalso, grazie ad uno sprint in rimonta, sull’australiano Nick Schultz (BikeExchange Jayco) con lo spagnolo Luis Leon Sanchez (Bahrain Victorious) terzo a sette secondi Il murciano, unitamente al tedesco Lennard Kamna (Bora Hansgrohe), è stato uno dei due grandi beneficiari della frazione odierna in termini di avanzamento in classifica generale, risalendo al decimo posto ad 1’50 dalla maglia gialla. Poca cosa, questa, in confronto al teutonico, a lungo maglia gialla virtuale, che ora occupa il secondo posto in graduatoria a soli 11” da Tadej Pogacar (UAE Team Emirates). Jonas Vingegard (Jumbo Visma) conserva lo svantaggio di 39” dal campione di Komenda, avendo però perso una posizione in classifica a causa dell’inserimento del conquistatore dell’Etna.
La giornata è stata caratterizzata da una serie di eventi lontani dall’agone. Prima del via sono stati notificati i ritiri per positività al Covid di George Bennett (UAE Team Emirates) e Luke Durbridge (BikeExchange Jayco). Lo stop del neozelandese, in particolare, costituisce una perdita potenzialmente devastante per la maglia gialla, privata del suo più fidato gregario. Le cose sarebbero potute andare ancor peggio per Pogacar in quanto anche Rafal Majka (UAE Team Emirates) è risultato positivo. Allo scalatore polacco, tuttavia, è stato concesso di restare in corsa, in quanto asintomatico ed a bassa carica virale, proprio come avvenuto, in partenza da Copenhagen al lussemburghese Bob Jungels (AG2R Citroen), poi vincitore della nona frazione domenica scorsa.
I soliti fuochi d’artificio in partenza hanno causato la tardiva nascita dell’attacco di giornata che prendeva corpo solo dopo 60 chilometri, forte di 25 unità: Christophe Laporte (Jumbo Visma), Filippo Ganna e Dylan Van Baarle (Ineos Grenadiers), Lennard Kämna (Bora Hansgrohe), Matteo Jorgenson (Movistar Team), Ion Izagirre e Benjamin Thomas (Cofidis), Luis Leon Sanchez ed Alfred Wright (Bahrain Victorious), Kristian Sbaragli (Alpecin Deceuninck), Andreas Leknessund (Team DSM), Georg Zimmermann (Intermarché Wanty Gobert), Simone Velasco (Astana Qazaqstan), Alberto Bettiol e Magnus Cort Nielsen (EF Education EasyPost), Hugo Hofstetter e Connor Swift (Arkéa Samsic), Philippe Gilbert (Lotto-Soudal), Mads Pedersen e Quinn Simmons (Trek Segafredo), Edvald Boasson Hagen (TotalEnergies), Simon Clarke (Israel Premier Tech), Jack Bauer e Nick Schultz (BikeExchange Jayco) e Pierre Rolland (B&B Hotels KTM). La UAE si disinteressava della fuga che così accumulava rapidamente un vantaggio corposo portando Kamna, partito questa mattina da Morzine in 21ma posizione a 8’43” da Pogacar, in odor di maglia gialla.
A 42 chilometri dall’arrivo partiva Bettiol che guadagnava velocemente 30 secondi. Ad interrompere l’azione del vincitore del Giro delle Fiandre 2019, ai meno 36, non era la reazione dei suoi ex compagni di fuga bensì la protesta d’un gruppo di ambientalisti, vogliosi di sensibilizzare l’opinione pubblica sul cambio climatico, che bloccava la strada, impedendo il passaggio ai corridori. La corsa veniva neutralizzata, ripartendo dopo una decina di minuti. Il ciclista di Castel Fiorentino proseguiva nel suo tentativo, anche grazie al disaccordo alle sue spalle, venendo, infine, ripreso a 10.000 metri dal traguardo. Si susseguivano, a questo punto, scatti, sterili e velleitari, fino al rettilineo finale quando Cort Nielsen, con una poderosa azione di recupero riusciva a bruciare Schultz grazie all’ultimo colpo di reni. Il gruppo dei migliori giungeva a 8’53” consentendo a Pogacar di salvare la maglia gialla che, forse, avrebbe preferito perdere.
Domani andrà in scena l’undecima frazione, autentico tappone alpino. Si pedalerà da Albertville per arrivare ai 2.413 metri del Col du Granon sopra Serre Chevalier. Lungo i 151 chilometri del percorso, i ciclisti incontreranno, prima dell’ascesa finale, l’abbordabile Lacets de Montvernier seguito dal Col du Telegraphe e dal mitico Col du Galibier, che con i suoi 2.642 metri costituirà il punto più alto di questa Grande Boucle, assegnando l’ambito Souvenir Henri Desgrange.