Tour de France 2019, tredicesima tappa: una radiografia dall’esito sorprendente
Tour de France 2019, tredicesima (13) tappa: cosa è successo. Il commento
Julian Alaphilippe può vincere il Tour de France 2019 riportando in patria quel successo finale che manca da 34 anni, da quel 1985 in cui Bernard Hinault sovrappose il giallo al rosa. È questo il verdetto inaspettato, ma forse neanche tanto, dell’unica cronometro individuale di questa edizione della Grande Boucle.
Breve, soli 27 km, tutta curve e saliscendi: era questo il percorso decisamente atipico di questa prova solitaria contro il tempo intorno a Pau, il capoluogo del dipartimento dei Pirenei Atlantici, sicuramente dopo Parigi la città più esemplificativa della storia del Tour.
Ci ha pensato Thomas De Gendt, il ciclista cui sembra dedicata la canzone di Charles Aznavour “Io sono un istrione”, a fissare un tempo competitivo, talmente buono che solo i primi due in classifica, alla fine, riusciranno a batterlo.
Hanno disputato buone prove Richie Porte, Thibaut Pinot, Steven Kruiswijk, Enrique Mas e soprattutto Rigoberto Uran, battuto da De Gendt di solo 28 centesimi, mentre sono andati alla deriva Nairo Quintana, Romain Bardet, Adam Yates ed Egan Bernal, quest’ultimo non in assoluto ma rispetto al compagno di squadra Geraint Thomas, da oggi indiscusso leader della Ineos.
Il Tour de France, adesso, si prepara ad affrontare le grandi montagne con un protagonista ed un antagonista chiaramente designati. Sulle spalle di Julien Alaphilippe, la maglia gialla ed il peso di una nazione intera, che ha visto nel frattempo cambiare quattro presidenti della Repubblica da quando François Mitterand consegnò a Bernard Hinault la sua quinta, ed ultima, maglia gialla.
Geraint Thomas dispone della squadra più forte, appositamente attrezzata per vincere questa corsa. Da oggi, però, è il nemico pubblico numero uno e, ripensando alle difficoltà incontrate da Eddy Merckx nel 1975 contro Bernard Thevenet, c’è da sperare che questo Tour sia deciso solo dalle doti ciclistiche e non dal gesto folle di qualche esagitato come quello di cui fu vittima il Cannibale sul Puy de Dome.
Esclusi Mas e Bernal, che dovranno anteporre il lavoro per i capitani agli interessi personali e persino al loro agone per la maglia bianca, che spazio resta agli altri, ammesso che abbiano cervello e gambe per tentare qualcosa? Servirà un’azione da lontano per rientrare in classifica con il rischio di uscirne definitivamente. Vedremo se qualcuno, probabilmente più sulle Alpi che sui Pirenei, avrà il coraggio di tentare.
Intanto, domani è in programma un tappone con i fiocchi. Da Tarbes alla vetta del mitico Tourmalet, prima salita hors categorie di quest’anno, saranno 117 km corsi a tutta come sempre avviene quando le tappe di montagna hanno chilometraggio breve.
A metà percorso, dopo 60 km si supererà il Col du Soulor, GPM di 1ª categoria lungo 11,9 Km con pendenza media al 7,8% che s’inerpica fino a quota 1.474. Seguiranno quasi 40 km di discesa prima d’iniziare la lunga salita finale, 19 Km con pendenze medie al 7,4%, fino ai 2.115 metri dove posto il traguardo, valido anche come Souvenir Jacques Goddet.
Per la cronaca, l’anno scorso sul Tourmalet passò per primo un francese in maglia a pois. Oggi quel corridore veste il simbolo del primato. Un bis provocherebbe un’apoteosi nazionale.