Tokyo 2020, la resurrezione di Primoz Roglic
Lo sloveno Primoz Roglic è il nuovo campione olimpico di ciclismo maschile a cronometro. A 10 mesi dal drammatico pomeriggio in cui sulla Planche des Belle Filles si vide scippare il Tour de France, oltreché il ruolo d’icona sportiva del proprio Paese, da parte del giovane connazionale Tadej Pogacar, l’imberbe 31enne di Trbovlje ha vissuto il giorno più dolce nella sua novennale carriera. Il suo trionfo è stato evidenziato in modo inequivocabile dai numeri. A fronte del 55’04” con cui ha coperto la distanza di 44,2 chilometri alla media di 48,157 km/h, nessuno dei suoi antagonisti è riuscito a produrre qualcosa di vagamente competitivo, tutti finendo distanziati di più di un minuto. Eppure uno sguardo al percorso avrebbe dovuto suggerire agli addetti ai lavori che il disegno era fatto su misura per Roglic. La convinzione, dimostratasi errata oggi, che lo sloveno patisse gli appuntamenti importanti aveva indotto molti ad escludere l’ex saltatore con gli sci dai pronostici della vigilia.
Il redivivo olandese Tom Dumoulin ha confermato l’argento conquistato a Rio de Janeiro cinque anni fa alle spalle dello svizzero Fabian Cancellara. Il problema, però, è che la farfalla di Maastricht non è stata mai in lotta per la medaglia d’oro. Distaccato da Roglic di tre secondi già al primo intertempo, il vincitore del Giro d’Italia 2017 ha visto il suo ritardo crescere in modo inesorabile e costante, riuscendo a conservare la piazza d’onore per soli due secondi e mezzo sull’australiano Rohan Dennis. Il bicampione 2018/19, a sua volta, ha tenuto giù dal podio l’elvetico Stefan Kung per l’inezia di 40 centesimi di secondo con il nostro Filippo Ganna un secondo in mezzo più indietro. In pratica tra il secondo ed il quinto classificato c’è stato un distacco di soli quattro secondi e 35 centesimi. Sarebbe stata la più avvincente prova contro il tempo della storia, se non ci fosse stato in gara Roglic.
La grande delusione di giornata è rappresentata dal sesto posto, ad 1’40” dal vincitore, del belga Wout Van Aert, mai in lotta per una medaglia. Il fiammingo ha pagato le energie spese sabato nella gara in linea. Filippo Ganna, invece, non ha saputo ritrovare la forma del mese di maggio quando ha disputato un Giro d’Italia sontuoso, vincendo le due crono, in apertura e chiusura delle tre settimane. In mezzo, il verbanese ha svolto una marea di lavoro per Egan Bernal, trionfatore a Milano. Indimenticabile il momento, alla sesta tappa sulla piana di Castelluccio, in cui una sua tirata prolungata disintegrò il gruppo in più tronconi. Pensare che quello stato di grazia potesse ripetersi a soli due mesi di distanza, oltretutto in condizioni a lui non particolarmente adatte, è stato eccessivamente ottimista. Alla fine, hanno occupato i tre gradini del podio quei corridori che avevano incentrato la stagione su questa scadenza. Roglic, ritiratosi dal Tour de France il 3 luglio scorso, ha avuto più di tre settimane per preparare questo appuntamento mentre Dumoulin e Dennis, per parte loro, avevano evitato volutamente di correre un grande giro nel 2021 per arrivare nel pieno delle forze alla gara odierna.
In chiusura, non si può non menzionare la vittoria nella cronometro femminile dell’olandese Annemiek van Vleuten. La donna che porta nel suo cognome il suo luogo di nascita ora, finalmente, ha vinto tutto nella sua carriera, colmando con un oro ed un argento olimpico in terra nipponica l’unico vuoto sulla mensola dei suoi trofei. A fine stagione, dopo che avrà compiuto 39 anni l’8 ottobre, Annemiek potrà appendere la bicicletta al chiodo pienamente appagata. Oggi ha preceduto di 56″ la sorprendente svizzera Marlen Reusser, con la compagna di squadra, ma anche rivale acerrima, Anna van der Breggen terza ad 1’02”. Il preludio perfetto di una giornata che avrebbe visto gli orange, alla fine, conquistare tre delle sei medaglie disponibili.
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