Roma-Liverpool, l’arbitro rivede la partita e si dispera
Il fischietto sloveno Skomina dopo la gara avrebbe detto: "Abbiamo fatto un macello". E Uva risponde sulla Var
“Abbiamo fatto un macello”. Skomina non l’ha presa bene. L’arbitro sloveno protagonista in negativo di Roma-Liverpool – come riporta La Repubblica in edicola oggi – non ha affatto digerito i suoi errori (ai danni dei giallorossi) nel corso della semifinale di ritorno di Champions League andata in scena mercoledì sera all’Olimpico.
Alla fine della sfida, Skomina ha infatti rivisto le immagini e, distrutto, si è quasi scusato con qualche dipendente romanista.
Errori pesanti che hanno rallentato la strepitosa rimonta della squadra di Di Francesco che ha poi chiuso la gara sul 4-2, a una sola rete dai supplementari.
“Serve la Var anche in Europa”, hanno poi tuonato i dirigenti della Roma. “E’ il momento che l’Italia si faccia sentire”, ha poi aggiunto il ds Monchi.
Pronta la risposta di Michele Uva, vicepresidente Uefa e dg della Federcalcio: “L’Uefa non è contraria al Var e lavora affinché la tecnologia venga testata in un numero sempre maggiore di Paesi, per raggiungere determinati standard che ne garantiscano l’applicazione omogenea nelle coppe”.
“In Champions, dalla fase a gironi alla finale, vanno in campo 32-35 arbitri diversi, e di varie nazionalità. Formarli richiede tempo, strutture, anche soldi. Poi c’è un tema di logistica e tecnologia: il cablaggio degli stadi, la garanzia di trasmissione in tempo reale del segnale video, per evitare un black out che lascerebbe un arbitro per 2-3 minuti nell’incertezza. È capitato in Italia e Germania, figurarsi le difficoltà in nazioni più piccole o in cui la rete non offre prestazioni impeccabili. Difficile è pure garantire l’identità di vedute tra arbitri dello stesso Paese, figurarsi di varie federazioni”, ha concluso.
Insomma, costa tanto questa Var. Per esempio “adeguare gli stadi costa almeno 300-500mila euro a stadio – ha proseguito Uva -. Nulla, per una manifestazione come la Champions che fattura ogni anno 3,2 miliardi. Ma tanti si rifiutano di rinunciare anche a un solo euro di premi in favore dello sviluppo tecnologico, in cui magari credono poco”.
E intanto gli errori continuano, le squadre subiscono i danni e gli arbitri, a volte, si disperano.