Parigi-Roubaix 2025: aspettando Mathieu, Tadej e Filippo, Pauline esalta la Francia

La campionessa olimpica di cross-country Pauline Ferrand-Prevot (Visma Lease a Bike) ha trionfato nella quinta Parigi-Roubaix femminile, regalando alla Francia la prima vittoria nella versione rosa della corsa delle pietre. La transalpina, partita a 25 chilometri dal traguardo, è giunta solitaria al leggendario velodromo, precedendo di 58″ l’italiana Letizia Borghesi (EF Education Oatly) e di 1’01 la vincitrice della Milano-Sanremo, l’olandese Lorena Wiebes (Team SD Worx Protime).
Domani andrà in scena l’edizione n° 123 della gara maschile lungo 259 chilometri di cui ben 55 in pavé. Diversamente da oggi, in cui le ragazze hanno trovato bel tempo, sono preannunciati pioggia e vento, fattori climatici che renderanno la gara eroica ed esaltante. Il percorso è rimasto quasi totalmente invariato rispetto all’anno scorso con 30 settori d’acciottolato, numerati in ordine decrescente. L’unica modifica, a rafforzamento di quanto già avvenuto 12 mesi fa, riguarda la sicurezza. All’entrata nella Foresta d’Arenberg, a 100 chilometri dal traguardo, per evitare che i ciclisti arrivino troppo veloci in questo tratto difficilissimo, lungo 2.300 metri, ASO, la società organizzatrice, ha introdotto, nei mille metri precedenti l’imbocco del pavé, al posto della singola chicane in essere l’anno scorso, una serpentina, con quattro curve, che dovrebbe rallentare notevolmente l’andatura del gruppo.
Paradossi del ciclismo contemporaneo, la corsa più unica del calendario mondiale appare, almeno quest’anno, anche la più incerta nel pronostico tra le cinque monumento. Mathieu van der Poel (Alpecin Deceuninck), sulla carta, sembrerebbe l’uomo da battere. Il nipote di Raymond Poulidor, dato, però, in condizioni di salute non ottimali, insegue un record prestigioso. Vincendo domani, andrebbe ad eguagliare il francese Octave Lapize (1909-1911) e l’italiano Francesco Moser (1978-1980), gli unici nella storia capaci di conquistare tre successi consecutive. Sulla strada dell’olandese si pone l’uomo di platino del ciclismo mondiale, lo sloveno Tadej Pogacar (UAE Team Emirates), al suo esordio nella Roubaix. Per qualunque ciclista al mondo l’iniziazione all’inferno del Nord dovrebbe risultare traumatica, inducendo a escluderne il nome dal pronostico finale. La maglia iridata, tuttavia, ha dimostrato di far regola a se, come insegna il suo quattro su quattro al Giro di Lombardia.
Diversamente da quanto recentemente avvenuto a Milano-Sanremo e Giro delle Fiandre, la gara di domani potrebbe sfuggire ai diarchi. Non va, infatti, sottovalutato il poker di campioni, mostratisi tutti in ottima condizione domenica scorsa al Giro delle Fiandre, composto dal danese Mads Pedersen (Lidl Trek), secondo a Oudenaarde, dal fiammingo Wout van Aert (Visma Lease a Bike), eterno rivale di van der Poel, dall’altro belga Jasper Philipsen (Alpecin Deceuninck), pronto a subentrare a Mathieu se l’olandese non fosse al meglio, e, dulcis in fundo, dall’italiano Filippo Ganna (Ineos Grenadiers), già vincitore al velodromo, a livello giovanile, nel 2016.
La Parigi-Roubaix è l’ultima classica monumento che ha registrato un successo azzurro. Domenica 3 ottobre 2021, nell’estemporanea edizione disputata in autunno a causa del Covid, il bresciano Sonny Colbrelli ci regalò una gioia insperata precedendo in volata il belga Florian Vermeersch e un ancor acerbo van der Poel, arrivato allo sprint esausto per essersi spremuto troppo per impedire il rientro di van Aert. Sono 14 le volte in cui la corsa delle pietre ha sorriso all’Italia. Detto di Colbrelli e della tripletta di Moser, vanno ricordate le doppiette di Maurice Garin, lo spazzacamino d’Aosta vincitore in due edizioni consecutive (1896-97) e di Franco Ballerini, che seppe domare il pavé nel 1995 e nel 1998. Nell’albo d’oro, poi, troviamo sia sommi fuoriclasse, come Fausto Coppi (1950) e Felice Gimondi (1966), sia corridori la cui carriera è ricordata proprio per questa giornata di gloria: Jules Rossi (1937), il parmense che, al contrario di Garin, non volle mai abbandonare la cittadinanza italiana, Serse Coppi (1949), che al velodromo visse il giorno più bello della sua tragica carriera, l’elegante veneziano Antonio Bevilacqua (1951) ed il mai domo toscano Andrea Tafi (1999), unico italiano capace di conquistare in carriera sia Fiandre che Roubaix.