Passa il testimone da Nibali a Ganna
Ieri, sabato 8 ottobre 2022, è un giorno che difficilmente gli amanti del ciclismo dimenticheranno. Si è, dapprima, assistito ad uno splendido Giro di Lombardia, enfaticamente vinto da Tadej Pogacar. La corsa delle foglie morte, inoltre, ha registrato l’addio di due eccelsi campioni, tra i più grandi del terzo millennio: lo “squalo dello stretto”, Vincenzo Nibali, il più forte corridore italiano dai tempi di Felice Gimondi, e l’embatido, Alejandro Valverde, l’unico spagnolo nella storia capace di vincere un grande giro oltre ad una classica monumento, nello specifico quattro volte la Liegi – Bastogne – Liegi.
Non fossero bastate le emozioni vissute al tramonto sulle rive tanto care ad Alessandro Manzoni, tre ore dopo e trecento chilometri più a nord, al velodromo di Grenchen, nei pressi di Berna, è andato in scena qualcosa di memorabile che, andando oltre la grandissima prestazione tecnica, ha segnato la fine di quasi 40 anni d’anarchia ciclistica in materia.
Percorrendo 56,792 metri in sessanta minuti, Filippo Ganna non ha solo conquistato il record dell’ora, superando di 1.248 metri quello stabilito dal suo performance engineer, l’inglese Daniel Bingham, sulla stessa pista 50 giorni addietro. Il granatiere verbanese, soprattutto, ha riunificato il record con la migliore prestazione umana, fino a ieri detenuta da Chris Boardman che il 6 settembre 1996, al velodromo di Manchester, aveva percorso 56,375 metri. Eddy Merckx era stato l’ultimo a detenere l’egemonia incontrastata in questa specialità in cui, da Francesco Moser in poi, l’evoluzione della bicicletta era andata troppo velocemente per la regolamentazione UCI. Da ieri sera, finalmente, tutto ciò ha avuto termine. Nessuno al mondo potrà mai contestare che il signore dell’ora è uno solo: Filippo Ganna.