Mondiali Qatar 2022, la Cina non è presente ma ha il primato degli sponsor
Mondiali Qatar 2022: la Cina ha il primato degli sponsor
Nonostante la nazionale di calcio non si sia qualificata alla competizione iridata, la Cina ha già vinto i Mondiali in Qatar 2022. Proprio così. Il Paese ha infatti il primato per numero di sponsor nel torneo di quest’anno, da cui le aziende trarranno la massima fatturazione, superando di gran lunga i rivali statunitensi, come Coca-Cola, McDonald’s e Budweiser.
Secondo GlobalData, società di consulenza e analisi di dati britannica, i marchi cinesi hanno stanziato 1,395 miliardi di dollari per la Fifa World Cup 2022, superando gli 1,1 miliardi di dollari spesi dalle società statunitensi. Stando ai dati, le sponsorizzazioni cinesi sono valutate a 207 milioni di dollari su base annua, rispetto ai 134 milioni di dollari degli Stati Uniti e ai 129 milioni di dollari del Qatar, paese ospitante del torneo.
I maggiori sponsor cinesi ai Mondiali 2022
Ma quali sono i maggiori sponsor cinesi? Secondo quanto riportato dal Al Jazeera, i quattro marchi cinesi dei Mondiali 2022 sono Wanda Group, Vivo, Mengniu Dairy e Hisense. Si tratta di aziende forti in Cina, con entrate multimiliardarie e migliaia di dipendenti, tuttavia sconosciute nel resto del mondo.
L’azienda che ricopre il primato sulla sponsorizzazione in Qatar è Wanda Group, un conglomerato industriale fondato nel 1988 con sede a Pechino. Il marchio è uno dei sette partner della FIFA, insieme a Coca-Cola, Adidas, Hyundai, Kia, Qatar Airways, QatarEnergy e Visa, ai quali non ha nulla da invidiare. Sempre secondo GlobalData, il gruppo cinese Wanda, che ha investimenti in immobili, intrattenimento, media, produzione e servizi finanziari, ha impegnato 850 milioni di dollari nell’ambito di un accordo di 15 anni, che copre tutti gli eventi della Coppa del Mondo fino al 2030. Insieme a Menghiu Dairy, uno dei maggiori produttori lattiero-caseari cinesi, è inoltre stato inserito più volte nella lista Fortune 500.
Mengniu, che ha sede a Hohhot, in Mongolia, e Hisense, leader cinese nella produzione di elettronica con sede a Qingdao, si sono impegnati a spendere, rispettivamente, circa 60 e 35 milioni di dollari nel Mondiali in Qatar 2022.
Vivo, altra società del settore elettronico con sede nella città di Dongguan, sta invece spendendo circa 450 milioni di dollari, in base a un accordo di sei anni, che includeva già la Confederations Cup 2017 e la Coppa del Mondo 2018.
Mentre il produttore di pannelli solari Yingli Solar è diventato il primo sponsor cinese della Coppa del Mondo al torneo del 2010 in Sud Africa, le aziende cinesi hanno iniziato a imporre la loro presenza a partire a partire dalla competizione del 2018 in Russia.
Dopo che diversi colossi internazionali, tra cui Sony, Emirates e Johnson & Johnson, hanno abbandonato la FIFA tra il 2014 e il 2015, a causa di accuse di corruzione nel processo di offerta per i Mondiali in Russia e poi in Qatar, le società cinesi non si sono lasciate sfuggire il “bottino d’oro”, battendo così le aziende rivali. Oltre che alla Coppa del Mondo del 2018, infatti, i marchi cinesi erano in prima linea anche alla Copa América 2021, il più grande torneo di calcio del Sud America, imponendosi con ben tre sponsor su quattro.
In vista di Qatar 2022, la Cina si è distinta anche sul tema dei diritti umani. Ma in negativo, strizzando l’occhio al Paese ospitante e alla FIFA. A differenza degli avversari Coca-Cola, Adidas, Budweiser e McDonald’s, infatti, gli sponsor cinesi hanno deciso di sporcarsi le mani con il tema dei diritti umani, mantenendosi a distanza di sicurezza dalla campagna di Human Right Watch che chiede alla FIFA e al Qatar di risarcire i lavoratori migranti e le loro famiglie per i morti registrati durante i preparativi per la Coppa del Mondo (oltre 6.500 in 15 anni).
Se la Cina è arrivata fin qui c’è un motivo ben preciso. Il presidente Xi Jinping non ha lasciato nulla al caso. Il predominio cinese nelle competizioni calcistiche di tutto il mondo infatti insegue due obiettivi chiari. Il primo è quello di far conoscere i nomi delle aziende cinesi anche in altri continenti.
Il secondo riguarda, invece, il sogno di Xi di trasformare la Cina – che ha fatto la sua unica apparizione ai Mondiali del 2002 – in una potenza calcistica attraverso cospicui investimenti in più settori al fine di raggiungere l’obiettivo primario: ritornare a giocare (e vincere). Il primo passo sarà quello di aumentare di dieci volte il numero di scuole che dispongono di campi da calcio per i loro studenti entro il 2025. Una corsa al successo che terminerà, forse, solo quando anche la Cina e Xi diventeranno Campioni del Mondo.