Francia-Belgio, una semifinale mondiale piena di figli o nipoti di immigrati
E Maradona attacca: "C’è una mafia che porta via i calciatori africani per naturalizzarli per le nazionali europee"
Stasera, 10 luglio 2018, alle ore 20 torna il Mondiale. In programma la prima semifinale tra Francia e Belgio, un partita molto sentita dai due paesi che non si affrontano durante una Coppa del Mondo dal 1986 (4-2 per i francesi), ma soprattutto piena di figli o nipoti di immigrati.
Da una parte la Francia che già da tempo attinge dalle ex colonie a dai “nuovi” cittadini francesi. Nel 1998 ad esempio i francesi trionfarono al Mondiale grazie ai vari Zidane (di origine algerina), Djorkaeff (armeno), Thuram (Guadalupe) e tanti altri.
E ora, a distanza di venti anni, la storia si ripete con 19 giocatori su 23 nati da famiglie di origine non francese o delle colonie: Congo, Marocco, Mali, Camerun o Algeria (le ultime due riunite nella famiglia del nuovo fenomeno Mbappé).
Dall’altra il Belgio che negli ultimi anni ha “subito” una vera e propria rivoluzione. Nel ’98 i Red Devils avevano in rosa 14 fiamminghi e 5 valloni con un equilibrio geopolitico e linguistico precario. Ora la nazionale belga può contare su quasi lo stesso numero di figli o nipoti di immigrati della Francia: 11 contro 12.
Insomma, in campo ci sarà il Mondo. Ma non tutto in questi anni è andato liscio. “Quando segno sono belga, quando non segno sono belga di origine congolese…”, si è lamentato in passato il bomber del Belgio Lukaku ovvero il ragazzino al quale i genitori degli avversari chiesero in malo modo di esibire un documento, per sapere l’età esatta e “da dove” venisse.
“Io non sono metà belga e metà congolese: sono 100% belga e 100% congolese”, ha invece tuonato Kompany, che ha una laurea in economia ed è già un imprenditore che parla cinque lingue.
Nazionali multietniche finite nel mirino di Diego Armando Maradona che durante la trasmissione “La mano del Diez” sull’emittente venezuelana Telesur, ha attaccato: “C’è una mafia che porta via i calciatori africani per naturalizzarli per le nazionali europee”.
“Molte volte – ha proseguito – il bisogno obbliga questi giovani giocatori a fare una scelta del genere. Il 70% della Francia è composto da immigrati. Del resto, è normale. Sono ragazzi che spesso vivono in condizioni di svantaggio e quindi sono attratti dall’avere quattro pasti al giorno e l’opportunità di mettersi alla prova”.