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Home » Sport » Mondiali 2018

Aliou Cissé, l’unico allenatore allenatore nero a Russia 2018

Immagine di copertina
L'allenatore del Senegal Aliou Cissé, 42 anni, durante l'incontro con la Polonia Credit: Francisco Leong/Afp

L'allenatore del Senegal è l'unico allenatore nero ai mondiali, oltre a essere anche il più giovane e il meno pagato

Al termine della fase a gironi di Russia 2018 è sfumato il sogno del Senegal, migliore squadra africana del torneo ma anche la prima squadra ad essere eliminata da un mondiale per il numero di cartellini gialli. A penalizzare la formazione guidata da Sadio Mané e Cheikhou Kouyaté sono stati i due cartellini gialli presi in più del Giappone, squadra con cui ha terminato in parità il girone con una vittoria un pareggio e una sconfitta, a causa della regola introdotta per la prima volta in questa edizione dalla Fifa. Nonostante la delusione, nel corso delle ultime due settimane i Leoni della Teranga si sono fatti distinguere per un’organizzazione di gioco da fare invidia alle formazioni più quotate all’inizio del torneo sotto la guida di Aliou Cissé, capitano della formazione che nel 2002 aveva stupito il pubblico di tutto il mondo battendo la Francia nella partita di debutto.

 

L’ex centrocampista di Paris Saint-Germain e Birmingham è subentrato sulla panchina della nazionale dopo il fallimento della coppa d’Africa del 2014. Cissé aveva sostituito il francese Alain Giresse ed era poi riuscito a centrare al primo tentativo la seconda qualificazione ai mondiali nella storia del Senegal, dopo l’edizione del 2002 quando aveva raggiunto i quarti di finale, eguagliando il record per le nazionali africane stabilito dal Camerun (1990) e successivamente dal Ghana (2010).

Cissé ha inserito nello staff tecnico altri veterani come Tony Sylva e Omar Daf nel tentativo di ricreare lo spirito del 2002. Secondo i giornalisti locali che seguono la squadra Cissé ha un rapporto molto saldo con i suoi giocatori, che ha contribuito a far crescere portandoli a giocare in molti casi nei massimi campionati europei. Il 42enne originario di Ziguinchor si è distinto da subito per la determinazione mostrata a bordo campo e nelle dichiarazioni pubbliche e per la forte attenzione ai dettaglio, portando la squadra al primo posto del ranking Fifa tra le nazionali africane a fine 2017 (oggi si trova al 27esimo posto assoluto ed è stata superata dalla Tunisia tra le selezioni africane).

 

Già nel 2012 il carattere di Cissé era emerso pubblicamente, quando allenava la formazione Under 23 alle olimpiadi di Londra e la sua squadra fu accusata da Ryan Giggs di aver tentato interventi al limite durante un incontro con la rappresentativa della Gran Bretagna.  Secondo il mito del calcio britannico, la futura stella del Liverpool Sadio Mane sarebbe dovuta essere stata espulsa “tre volte”. “Sono sorpreso, considerando che è la Gran Bretagna a parlare di fisicità e spirito combattivo” aveva risposto Cissé, dichiarando anche di sperare in un maggiore riconoscimento delle qualità tecniche dei suoi giocatori nel futuro. Oggi diversi quei giocatori di quella formazione come Mané e Kouyaté costituiscono l’ossatura di quella che si è confermata come la migliore squadra d’Africa.

Nel corso della conferenza stampa dopo la vittoria per 2-0 contro la Polonia, la prima vittoria per una squadra africana a Russia 2018, il veterano del 2002 si è detto orgoglioso di giocare per il continente. “Il Senegal rappresenta l’intero continente africano. Siamo il Senegal ma posso assicurare che tutta l’Africa sta sostenendo il Senegal. Ricevo telefonata e molte persone sono orgogliose. Siamo orgogliosi di rappresentare il continente africano”.

Dopo la partita persa per 1-0 contro la Colombia che ha decretato l’uscita dal torneo Cissé ha difeso il modo di giocare della sua squadra, eliminata per aver ricevuto sei ammonizioni nonostante fosse una delle nazionali ad aver commesso meno falli nel torneo (17 in totale). “Eravamo coscienti delle regole ma i giocatori senegalesi si impegnano molto, è difficile giocare bene se non ci si impegna molto. Non posso chiedere ai miei giocatori di non prendere cartellini gialli” ha detto Cissé. “Abbiamo bisogno di questo, è un peccato ci si sia rivoltato contro” ha aggiunto.

Oltre all’espressività mostrata a bordo campo e nelle dichiarazioni pubbliche, Cissé si distingue per essere l’allenatore più giovane del torneo, a 42 anni, l’unico nero e anche il meno pagato con 200.000 euro di stipendio, rispetto ai 4,5 guadagnati dell’allenatore tedesco Joachim Low, anche lui eliminato nella fase a gironi.

Dopo l’exploit contro la Polonia nella partita di debutto, le immagini di Cissè a bordocampo hanno iniziato a circolare sui media social, che lo hanno eletto come sex symbol del torneo.

 

“Chiedete alle signore” ha risposto ironicamente alle domande dei giornalisti riguardo la sua popolarità. Cissé si è anche detto “infastidito” di essere l’unico allenatore nero a Russia 2018. “È vero sono l’unico allenatore nero del torneo. È una verità dolorosa che mi infastidisce” ha dichiarato Cissé, anche il secondo selezionatore nero nella storia dei mondiali dopo il nigeriano Stephen Keshi. “Credo che il calcio sia universale, credo che il colore della pelle abbia poca importanza per il gioco”.

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