“Infrangere le regole per una buona causa non è mai un reato”: parla Mario Ferri, l’invasore di Portogallo-Uruguay
Per usare le sue stesse parole, quella durante Portogallo-Uruguay è stata la sua ultima invasione di campo, “The Last Dance”: Mario Ferri, noto come “Falco”, ha pubblicato un post su Instagram per spiegare il suo gesto, l’ennesimo, durante una partita di calcio. Ha superato le barriere del Lusail Stadium ed è entrato sul terreno di gioco indossando la sua solita maglietta di Superman e una bandiera arcobaleno sulla quale campeggiavano le scritte “Save Ulkraine” e “Respect for Iranian Woman”. Due messaggi. Uno – ha scritto – “per l’Iran dove ho amici che soffrono, dove la donna non viene rispettata”. L’altro per la pace: “La Fifa ha vietato le fasce da capitano con l’arcobaleno e le bandiere per i diritti umani sugli spalti, hanno bloccato tutti, ma non me, come un Robinhood 2.0 ho portato il messaggio del popolo. Vogliamo un mondo libero che rispetta tutte le razze e tutte le idee”.
“Il mondo deve cambiare – ha aggiunto Ferri – lo possiamo fare insieme con gesti forti, che vengono da cuore, con coraggio”. L’invasore ha infine rivelato: “Sono stato un mese in guerra a Kiev come volontario e ho visto quanto quel popolo stia soffrendo. Vogliamo la pace in Ukraina, slava Ukraina”. E la chiosa finale, un mantra della sua “carriera” da invasore di terreni di gioco: “Infrangere le regole, se lo si fa per una buona causa, non è mai un reato”.