Mancini: “Vialli mi nascose la malattia per non farmi soffrire. L’ultima volta che l’ho visto mi ha tirato lui su di morale e non il contrario”
“Fino all’ultimo abbiamo sperato in un miracolo”. Roberto Mancini, ct della Nazionale, ha parlato a ‘Porta a Porta’ dell’amico di una vita e compagno di squadra ai tempi della Sampdoria Gianluca Vialli, morto a 58 anni a Londra per un tumore al pancreas.
“Lui non mi ha parlato della sua malattia all’inizio. Me l’ha rivelata nel 2019. Mi disse che aveva questo problema e che lo stava curando. Era molto positivo perché lui è sempre stato un combattente – le parole di Mancini -, ma quando mi parlò di questa malattia mi disse di non averlo fatto prima per non farmi soffrire. Da quel giorno sono cambiate tante cose, il tempo che passava e la speranza che lui ce la facesse. Fino all’ultimo abbiamo sperato in un miracolo”.
Mancini ha poi parlato dell’ormai famosissimo abbraccio con Vialli a Wembley dopo la vittoria contro l’Inghilterra nella finale degli Europei 2021: “È stato un abbraccio che ha racchiuso tutto a livello sportivo e non solo. Non stava già bene, ma spero quel momento lo abbia risollevato un po’, per noi Luca è stato un personaggio fondamentale per le nostre vittorie. Quando parlava ai giocatori loro raccoglievano tutto”.
Il ct della Nazionale ha poi ricordato l’ultimo saluto all’amico. “Ci siamo visti l’ultima volta prima della fine dell’anno, sono andato a trovarlo a Londra. Devo dire che sono andato con un po’ di paura. E invece sono arrivato, lui si è svegliato, era allegro, abbiamo riso, scherzato, ha chiamato Attilio Lombardo al telefono. Ha voluto sapere dello stage che avevamo fatto. Mi ha detto “io sono sereno, stai tranquillo”. Mi ha tirato lui su di morale e non il contrario. Era lucido, ci siamo lasciati come ci siamo trovati, bene”.