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Liegi-Bastogne-Liegi, Pogacar si conferma immenso in riva alla Mosa

Immagine di copertina
Credit: ANSA

Lo sloveno Tadej Pogacar (UAE-Team Emirates) ha vinto la 107esima edizione della Liegi – Bastogne – Liegi. Sul traguardo di Boulevard D’Avroy, ha preceduto, al termine di una combattutissima volata il campione del mondo Julian Alaphillipe (Deceuninck – Quick Step) con un altro francese, David Gaudu (Groupama – FDJ), che ha conquistato la terza moneta, precedendo l’eterno spagnolo Alejandro Valverde (Movistar Team) ed il canadese Michael Woods (Israel Start-Up Nation). Lo svizzero Marc Hirschi (UAE-Team Emirates) ha vinto la volata del gruppo giunto con 6” di distacco dai cinque attaccanti.

E’ stata una corsa tanto monotona nella prima fase quanto esaltante negli ultimi 30km, una volta iniziata l’ascesa all’iconica Côte de La Redoute. Fino ad allora la gara era vissuta sulla fuga di sette comprimari in cerca di gloria: il belga Laurens Huys e l’olandese Mathijs Paasschens (entrambi della Bingoal Pauwels Sauces WB), il belga Loic Vliegen e l’italiano Lorenzo Rota (entrambi della Intermarché-Wanty-Gobert-Materiaux), il russo Sergej Chernetskii (Gazprom-RusVelo), il polacco Tomasz Marczynski (Lotto Soudal) ed il belga Aaron Van Poucke (Sport Vlaanderen-Baloise). Gli attaccanti, partiti subito dopo il via, guadagnavano10 minuti nella prima ora di corsa. Da quel momento, cominciava, lenta ma inesorabile, la rimonta del gruppo il cui distacco, all’imbocco della Côte de La Redoute era sceso a due minuti.

Era la Ineos-Grenadiers, a rompere gli indugi appena la strada cominciava a salire con il polacco Michal Kwiatkowski, il vincitore dell’ultimo Giro d’Italia Tao Geoghegan Hart e l’inglese Adam Yates che imponevano un ritmo frenetico. Non solo i fuggiaschi venivano ripresi ma lo stesso gruppo dei migliori si frantumava a metà con la maglia iridata e lo sloveno Primoz Roglic (Jumbo-Visma) che restavano attardati. Nel successivo falsopiano, tra la Côte des Forges e la Côte de la Roche-aux-Faucons, a 20 km dall’arrivo, Richard Carapaz (Ineos-Grenadiers) finalizzava il lavoro preparatorio dei suoi compagni partendo in solitario. El Diablito, vincitore del Giro d’Italia 2019, guadagnava rapidamente 20” con cui cominciava l’ultima salita della corsa. Tadej Pogacar, a questo punto, rompeva gli indugi. Prima schierava in testa Davide Formolo (UAE Team Emirates) per ricucire sull’ecuadoriano, poi prendeva l’iniziativa in prima persona, portandosi appresso Alaphillipe, Gaudu, Valverde e Woods. Il quintetto prendeva subito mezzo minuto di vantaggio, poi dilatatosi fino a 45” a due km dal traguardo.

All’imbocco del lunghissimo rettilineo finale cominciava una estesa fase di studio, tale da consentire il riavvicinamento degli inseguitori. Pogacar battezzava la ruota di Alaphilippe, con i due che si posizionavano in fondo al gruppetto, mentre Valverde, forse poco lucido, si ritrovava, suo malgrado scomodamente piazzato in testa allo stesso. Il murciano partiva ai 200 metri venendo però superato prima da Gaudu e poi da Alaphilippe. Usciva a questo punto fuori, in quarta corsia, Pogacar che superava l’iridato a 50 metri dal traguardo andando a vincere agevolmente.

A soli 22 anni, il figlio del Tricorno conquista così la sua prima classica monumento, aggiungendola al Tour de France vinto l’anno scorso. Tra i corridori in attività, solo Vincenzo Nibali (Trek Segafredo) ed Alejandro Valverde possono vantare nei loro palmares successi sia in una monumento che in un grande giro, avendo tra l’altro conseguito questa doppietta ad un età ben più tarda del giovane sloveno che, adesso, allenterà l’attività per poi concentrarsi sulla difesa della maglia gialla a luglio.

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