Kobe Bryant e l’amore per l’Italia: “Il posto del mio cuore”
Kobe Bryant e l’Italia: il suo amore per il nostro Paese
Ieri, 26 gennaio 2020, Kobe Bryant è morto in un incidente con il suo elicottero, un Sikorsky S-76. La leggenda della NBA (il massimo campionato di basket americano), 41 anni, ha perso la vita nello schianto. Con lui altre 8 persone, tra cui la figlia 13enne, Gianna Maria. Una tragedia che ha colpito tutto il mondo dello sport e non solo. Anche l’Italia, paese a cui il Black Mamba (questo il suo soprannome) era molto legato. Bryant infatti è cresciuto in Italia dove ha vissuto dai 6 ai 13 anni ed ha imparato la lingua che ancora parlava correttamente.
Le città in cui è cresciuto
Nato nel 1978 a Philadelphia Kobe era figlio d’arte, del pivot Joe “Jellybean” Bryant, che oggi ha 65 anni e negli anni Ottanta giocò per ben sette stagioni in Italia per molteplici squadre: Rieti, Reggio Calabria, Pistoia e Reggio Emilia, la città preferita del giovanissimo Kobe (diventato in quegli anni tifoso del Milan).
Amore per l’Italia viscerale. Non solo per le bellezze del nostro Paese (Positano, Capri, le Cinque Terre e Portofino) che amava visitare durante le sue vacanze, ma per il fatto che qui da noi aveva imparato a giocare a basket. Il vero amore della sua vita. “Crescere dall’altra parte dell’oceano (in Italia, ndr) mi ha dato un incredibile vantaggio perché avevo imparato i fondamentali. Non come fare il giocoliere ma come muovermi senza palla e usare i blocchi, utilizzare entrambe le mani, passare la palla in maniera efficace”, le sue parole.
“Tutto è cominciato qui… In queste stradine, su un campetto in piastrelle – amava raccontare Kobe -. Andavo avanti e indietro in bici, con il pallone sottobraccio, e sentivo il profumo, i sapori di questa terra, la cultura, la storia. L’architettura. Non riesco a immaginare un posto più lontano dalla Nba. Eppure in Nba ci sono arrivato. L’Italia sarà sempre nel mio cuore”.
I nomi delle figlie
Legame con il nostro Paese, così come quello per lo sport, che Kobe Bryant aveva trasferito anche alle figlie: Natalia Diamante, Bianka Bella e Capri Kobe e Gianna Maria-Onore. Non solo con i nomi, ma anche con la scelta di fargli imparare la nostra lingua.