Inchiesta Juventus, l’avvocato Grassani: “Scenario preoccupante, rischia la retrocessione”
La Juventus rischia la retrocessione per l’inchiesta sulle plusvalenze
La Juventus rischia la retrocessione in Serie B per l’inchiesta sulle plusvalenze: lo sostiene l’avvocato Mattia Grassani, esperto di diritto sportivo.
Intervenuto a Radio Anch’io lo sport, in onda su Radio Rai, Grassani ha spiegato: “Questa è l’indagine più pesante e grave che la Juve ha subito nella propria storia, forse anche superiore a quella di Calciopoli” perché “le fattispecie sia di reato, sia di violazione di norme borsistiche, norme societarie e sportive abbracciano un’arco di comportamenti illeciti, siamo ovviamente alle ipotesi, che non ha precedenti”.
Secondo il legale “la Juventus rischia più dell’ammenda o della penalizzazione. Quello che sta emergendo, secondo la norma, può portare all’esclusione del campionato e alla retrocessione”.
“L’articolo 31 comma 2 del Codice di giustizia sportiva, che parla di violazioni in materia economico-finanziaria e gestionale stabilisce che, se ci sono alterazioni di documenti, quindi scritture private che posticipano il pagamenti degli stipendi, questa serie di ipotesi di violazioni disciplinari può comportare conseguenze superiori alla penalizzazione” spiega ancora Grassani.
“La norma prevede che, in caso di ottenimento dell’iscrizione al campionato attraverso alterazione di documenti, di scritture private che posticipano i pagamenti dovuti ai calciatori nella stagione 2021/22, o che addirittura rinunciano fittiziamente, può comportare addirittura l’esclusione dal campionato, la retrocessione all’ultimo posto e la perdita del titolo di campione d’Italia”.
“I tempi? Siccome la giustizia sportiva ha tempi brucianti e la necessità che le sanzioni siano afflittive, a differenza della giustizia penale, civile e di quella borsistica, se dovesse esserci deferimento, il procedimento si concluderà sicuramente entro la stagione 2022/23 e le sanzioni saranno poi scontate immediatamente” continua l’avvocato.
Grassani, poi, fa una parallelismo con la vicenda Calciopoli: “Le dimissioni in blocco del cda della Juventus ricordano la scelta che fece la dirigenza bianconera nel 2006, quando Moggi, Giraudo e Bettega si dimisero all’apertura del procedimento sportivo. Ed è un segnale positivo: la Juventus ha tagliato nettamente con il passato, ma non basta a ridurre la gravità dei fatti né ad arrivare a sanzioni più miti”.
“Si tratta di reati societari che con le dimissioni non sono più reiterabili, quindi la richiesta di arresti domiciliari per Agnelli sarebbe inutile, non credo che la procura faccia ricorso su quella richiesta. Credo che la vicenda proseguirà con tutti gli indagati in libertà” aggiunge il legale.
L’avvocato poi prosegue: “Allora il sistema Juve fu quello di inquinare e attaccare il sistema arbitrale dal vertice. Oggi il fatto che gli stessi protagonisti si lascino andare a questi paragoni dicendo è più grave di Calciopoli dimostra la consapevolezza della gravità dei loro comportamenti e certifica come tutte quelle ipotesi di reato rappresentino un comportamento ancora più grave rispetto a Calciopoli”.
“Perché un conto è avvicinare un arbitro o un designatore, un conto è drogare i conti della società, viola la parità competitiva con gli altri club, e altera la regolarità del campionato” è il pensiero di Mattia Grassani.