Juventus, la Procura Figc chiede la riapertura del processo sportivo: “Nuovi elementi decisivi”
Alla luce dei nuovi atti emersi dall’inchiesta “Prisma” della Procura di Torino sui bilanci della Juventus, anche il procuratore della Figc Giuseppe Chiné ha chiesto di riaprire il processo sportivo sul club bianconero, già prosciolto dalla Corte Federale di Appello lo scorso 27 maggio 2022.
Non c’è soltanto la società torinese nel mirino della Federazione: è stato chiesto il processo anche per Sampdoria, Pro Vercelli, Genoa, Parma, Pisa, Empoli, Novara e Pescara, per un totale di 52 dirigenti, tra i quali anche gli ex Juve Agnelli e Nedved.
Viene escluso il Napoli, inizialmente tirato dentro per alcune presunte irregolarità nell’affare con il Lille che ha portato Osimhen in Italia.
Secondo la Figc i nuovi elementi di prova “dimostrano e corroborano la sussistenza degli illeciti disciplinari (…) che, se conosciuti, avrebbero fornito al giudicante solida base per ritenere raggiunta la prova degli illeciti contestati”.
Si tratta di intercettazioni telefoniche e ambientali, comunicazioni informatiche e documenti scritti a mano che per Chiné “dimostrano l’esistenza di un sistema, di una organizzazione, di una programmazione di budget di compravendita di calciatori effettuate non per motivi tecnici ma per ragioni esclusivamente collegate all’esigenza di conseguire, mediante artifizi, determinate risultanze economico-finanziarie”.
La Corte federale d’Appello convocherà l’udienza entro 30 giorni: in quella sede la Procura chiederà le sanzioni che ritiene, probabilmente di carattere amministrativo con deferimenti per i dirigenti.
Se dalle nuove prove dovessero emergere alterazioni di bilancio tali da compromettere l’iscrizione al campionato, si potrebbe arrivare alla richiesta di punti di penalizzazione o retrocessione per i club.
Ipotesi al momento molto remota. In serata la Juventus ha emesso un comunicato: “La società potrà articolare le proprie difese nei termini previsti dal codice, confidando di poter ulteriormente dimostrare la correttezza del proprio operato, l’assenza di elementi nuovi sopravvenuti rilevanti per il giudizio rispetto alla decisione della Corte Federale di Appello e la carenza dei presupposti dell’impugnazione proposta”.