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Il giorno che Davide Rebellin mi salvò la vita (di S. Gambino)

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Non ho mai avuto la fortuna di conoscere personalmente Davide Rebellin, la mia frequentazione ciclistica essendo fortemente concentrata sul Giro d’Italia, corsa che il campione di San Bonifacio, tragicamente scomparso ieri, portò a termine per l’ultima volta nel 2000. Da quel quel 4 giugno, infatti, il veronese non concluse più le poche corse a tappe nelle quali si schierò al via fino al 2008, stagione al termine del quale disse addio definitivamente ai grandi giri per concentrarsi solo sulle gare d’un giorno. Pertanto, il mio ricordo, indiretto ma indubbiamente forte, è legato ad una corsa, per la precisione a quella più prestigiosa da lui mai vinta nella sua lunghissima carriera: la Liegi-Bastogne-Liegi.

Domenica 25 aprile 2004 mi trovavo a Grosseto. Trascorsi la giornata sul campo ad assistere alla finale della Coppa Italia di cricket. La primavera tardava ad arrivare. I pochi malcapitati presenti all’incontro furono flagellati senza sosta da una gelida tramontana che letteralmente tagliava in due la faccia. Finita la partita, intorno alle 16.00 m’incanalai sull’Aurelia per tornare a Roma con la mia Nissan Serena piena fino all’orlo di persone spossate quanto me dopo sei ore sul campo sferzato da Eolo. Diversamente da loro, purtroppo a me non era concesso il sonno che, puntuale, avvolse rapidamente tutti gli altri passeggeri.

A tenermi più o meno desto c’era la voce di Alfredo Provenzali che, con la sua collaudata maestria, conduceva a mo’ di direttore d’orchestra Tutto il calcio minuto per minuto, palleggiando la linea tra i vari campi. Quel giorno lo storico programma radiofonico seguiva un evento aggiuntivo di grande significato. A Liegi, nel quartiere italiano di Ans, intorno alle 17.00, pochi minuti dopo la fine delle partite, si sarebbe conclusa la più antica tra le grandi classiche del ciclismo. In Italia, l’attesa quell’anno per la Doyenne, com’è nota tra gli addetti ai lavori, era più grande del solito in quanto Rebellin, avendo già conquistato Amstel Gold Race e Freccia Vallone, tentava la mai compiuta impresa di fare bottino pieno, vincendo nel giro d’una settimana tutte le tre corse delle Ardenne.

Alle 16.55, esauriti i commenti alle appena terminate partite, Provenzali cedette la linea in via definitiva a Giovanni Scaramuzzino, il giovane e valente inviato RAI alla corsa. Mancavano quattro chilometri all’arrivo e, per me, una quindicina all’area di servizio di Montalto di Castro dove avrei potuto ingurgitare il caffè che mi avrebbe resuscitato. Mi resi conto, pur nel mio stato di sonnolenza, che l’arrivo della Liegi si sarebbe sovrapposto con la prevista messa in onda del GR1. Questa coincidenza mi fornì un traguardo intermedio sulla via della ripresa. Se mi fossi concentrato sulla radio, sarei stato, a fine gara, molto vicino alla mia meta nei pressi della dismessa centrale nucleare. Intanto, mi mordevo a sangue le guance per restare sveglio.

Puntualmente, alle 16.59 il diligente Scaramuzzino restituì la linea a Roma per la messa in onda del giornale radio. A essere precisi, lui ci provò. Provenzali, con piglio perentorio, lo esortò a tenere la linea per raccontare la conclusione della corsa. Questo concitato scambio fu un toccasana per la mia pressione che subì un brusco e benefico rialzo. A corroborare ulteriormente la mia salute arrivò poi lo scatto vincente con cui Rebellin si liberò dell’olandese Michael Boogerd e del kazako Aleksandr Vinokurov, gli ultimi due avversari rimasti a contendergli la vittoria. A rimettermi definitivamente in sesto, dieci minuti dopo, ci pensò il caffè. In tutta onestà, non so se, senza l’entusiasmante trionfo di Rebellin, sarei mai arrivato davanti a quella fumante tazzina.

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