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Giro d’Italia 2024: Tadej, beffato ma non troppo

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Credit: Giorgio Ialenti

Giro d’Italia 2024: Tadej, beffato ma non troppo

Il campione dell’Ecuador Jhonatan Narvaez (Ineos Grenadiers) ha vinto la tappa inaugurale del 107° Giro d’Italia, una breve ancorché tormentata cavalcata di 140 chilometri su e giù per le colline torinesi. Il sudamericano ha preceduto in volata sul traguardo di Corso Moncalier il tedesco Maximilian Schachmann (Bora Hansgrohe) con il grande favorito della corsa rosa, lo sloveno Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) relegato in terza posizione.

La frazione odierna celebrava il 75° anniversario della tragedia di Superga in cui perse la vita la squadra del Grande Torino nel rientro da Lisbona dove aveva affrontato il Benfica. Neanche il tempo d’abbassare la bandiera a scacchi che prendeva il largo un sestetto composto dagli italiani Andrea Pierobon (Team Polti Kometa) e Filippo Fiorelli (VF Group Bardiani CSF Faizanè), dai francesi Louis Barré (Arkéa B&B Hotels), Nicolas Debeaumarché (Cofidis) e Lilian Calmejane (Intermarché Wanty) e dall’eritreo Amanuel Ghebreigzabhier (Lidl Trek). La UAE di Pogacar si piazzava davanti al gruppo per assicurarsi che la fuga non dilagasse. L’equilibrio tra gli attaccanti si rompeva sull’ascesa verso Superga proprio nel momento in cui il vantaggio dei fuggitivi andava a sfiorare i tre minuti, Ghebreigzabhier scattava. Escluso Calmjeane, che riusciva a rientrare in discesa, gli altri cedevano. Il duo, in pieno accordo, procedeva fino all’imbocco della principale asperità della giornata, il Colle della Maddalena, posto ai meno 30 dall’arrivo. Il margine di 1’47, con cui i due battistrada avevano iniziato l’ascesa, calava rapidamente sotto l’azione prorompente della UAE. Il francese, a metà salita, salutava l’eritreo, riuscendo per pochi secondi a transitare primo in vetta con conseguente conquista della prima maglia azzurra degli scalatori.

La corsa entrava in una fase anarchica con continui scatti e controscatti. Sembrava potesse essere vincente l’azione del trentino Nicola Conci (Alpecin Deceuninck) che, dopo aver schivato una signora che attraversava la strada con il suo cane, prendeva l’ultima salita, l’arcigno dentello di San Vito, con quasi un minuto sul gruppo. A questo punto Pogacar rompeva gli indugi, frantumando il plotone nello spazio di solo 1.400 metri. Conci veniva ribaltato a 100 metri dallo scollinamento. Solo Narvaez resisteva al fuoriclasse di Komenda. In discesa, poi, rientrava anche Schachmann. Nessuno dava il cambio allo sloveno che era costretto a partire lungo venendo così saltato ai 100 metri da entrambi gli avversari. Pur sconfitto, però, Tadej può essere soddisfatto per i distacchi inflitti in classifica ai principali avversari.

Non si dovrà attendere molto per avere la controprova di quanto avvenuto oggi. La seconda tappa, in programma domani, porterà i corridori da San Francesco al Campo ai 1.142 metri d’altitudine del Santuario di Oropa attraverso 161 chilometri. Dopo una prima metà pianeggiante, la strada comincerà ad inerpicarsi verso gli strappi di Oasi Zegna e Nelva prima di raggiungere Biella da dove inizierà la salita finale di 10 chilometri che porterà al traguardo. Nel 1999, questa ascesa fu teatro della più grande impresa di Marco Pantani che, fermato a inizio arrampicata da un incidente meccanico, seppe rimontare ben 49 corridori per conquistare uno dei suoi ultimi grandi trionfi. Vediamo se domani Pogacar vorrà onorare il ricordo del Pirata con un’impresa non meno memorabile.

Credit: Giorgio Ialenti
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Credit: Giorgio Ialenti
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