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Giro d’Italia 2024: in ginocchio al cospetto del nuovo cannibale

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La maglia rosa Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) ha vinto per distacco la quindicesima tappa del 107° Giro d’Italia, la durissima frazione di 222 chilometri, con dislivello di 5.400 metri, che ha portato i corridori da Manerba del Garda al Mottolino sopra Livigno. Al termine d’una frazione che resterà a lungo impressa nella memoria degli amanti delle due ruote, il fuoriclasse di Komenda ha preceduto di 29″ un commovente Nairo Quintana (Team Movistar) con il tedesco Georg Steinhauser (EF Education Easy Post) che ha conquistato la terza moneta a 2’32”. La classifica generale esce da questo tappone immutata nei piazzamenti ma dilatata nei distacchi. Pogacar ora può vantare un vantaggio di 6’41” sul gallese Geraint Thomas (Ineos Grenadiers) con il colombiano Daniel Martinez (Bora Hansgrohe), terzo a 6’56”, seguito dell’australiano Ben O’Connor (Decathlon AG2R La Mondiale), quarto a 7’43”, e dal migliore degli italiani, Antonio Tiberi (Bahrain Victorious), quinto a 9’27.

Mai come oggi nella sua ancor giovane carriera il campione sloveno ha dato l’impressione d’essere la reincarnazione di Eddy Merckx. I meno giovani, seguendo la gara di oggi, avranno vissuto una sensazione di deja vu che li avrà riportati con la mente ai grandi assoli del brabantino quali le Tre Cime di Lavaredo al Giro 1968 o la cavalcata pirenaica del Tour de France 1969. L’impotenza degli avversari è stata disarmante. Solo Martinez ha tentato inizialmente di contrastarlo per poi desistere. Mi sembra doveroso spendere due parole su Nairo Quintana. La sfinge colombiana è l’ombra del campione che 10 anni fa dominò il Giro. Vincere oggi sulle montagne che furono teatro del suo trionfo nel 2014 avrebbe giustificato la sua presenza, finora deludente, in corsa. Nairo oggi non ha sbagliato nulla. Si è inserito silenziosamente nella fuga di giornata per poi seguire il precetto del romanzo “10 piccoli indiani” di Agatha Christie, eliminando gradualmente tutti i compagni d’avventura. Purtroppo, però, aveva fatto i conti senza l’oste.

Domani si consumerà il secondo giorno di riposo. Martedì, alla ripresa, si viaggerà lungo i 206 chilometri da Livigno al Monte Pana sovrastante Santa Cristina Val Gardena in AltoAdige. Inizialmente, il percorso prevedeva il Passo dello Stelvio, la Cima Coppi per eccellenza. Il rischio di slavine, tuttavia, ha indotto gli organizzatori a una leggera modifica del percorso. Si transitera’ invece, per il Giogo di Santa Maria, che diventerà Cima Coppi a quota 2.489, per poi sconfinare per 12 chilometri in Svizzera, ritrovando il suolo patrio a Glorienza. Da lì, attraverso la Val Venosta si raggiungerà Lana dove si rientrerà sul percorso originario. Il tutto risulta poco più che irrilevante nel contesto d’una corsa che ha già trovato il suo padrone.

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