Giro d’Italia 2023: un percorso intrigante alla mercé del maltempo
Sabato prossimo prenderà il via da Fossacesia Marina, sulla Costa dei Trabocchi in Abruzzo, il 106° Giro d’Italia che si concluderà, dopo 3.449 chilometri, al tramonto di domenica 28 maggio 2023 a Roma nella impareggiabile cornice dei Fori Imperiali.
La festa di maggio inizierà con una tappa pesante posto che che la cronometro d’apertura di quasi 20 chilometri, che porterà i corridori a Ortona, potrebbe già scavare distacchi significativi. Per l’Italia questo primo appuntamento costituirà probabilmente l’unica occasione di vedere un italiano, Filippo Ganna (Ineos Grenadiers), indossare la maglia rosa. Dopo che la seconda frazione, anch’essa tutta abruzzese da Teramo a San Salvo, ci regalerà la prima volata della corsa, la terza da Vasto alla lucana Melfi e la successiva da Venosa a Lago Laceno dovrebbero prestarsi a fughe a lunga gittata che potrebbero produrre mutamenti di breve termine ai vertici della graduatoria. Il probabile sprint a ranghi compatti di Salerno farà da preludio ad un poker di tappe piene di insidie.
Si tornerà a Napoli, teatro l’anno scorso d’una appassionante battaglia tra il giovane leone, Mathieu van der Poel (Alpecin Deceuninck), e il signore della fuga, Thomas De Gendt (Lotto Dstny), che, probabilmente, quel giorno ai piedi del Vesuvio emise il suo canto del cigno, beffando proprio il nipote di Raymond Poulidor. In assenza di questi due artisti della bicicletta, non resta che sperare che qualcuno abbia ambizione e coraggio per sfruttare al meglio una prima metà di percorso esplosiva.
Il giorno dopo ci sarà il primo traguardo in salita nella settima frazione che andrà da Capua ai 2.130 metri d’altitudine di Campo Imperatore. Sarà il quinto arrivo del Giro sul Gran Sasso d’Italia dove, alla prima occasione nel 1971 in condizioni climatiche pessime, simili a quelle previste il prossimo 12 maggio, Vicente Lopez Carril inaugurò il quinquennio di dominio della Kas, la squadra spagnola autentica università degli scalatori, negli arrivi in quota. Quel giorno, la classifica generale fu sconvolta: non è escluso che lo stesso accada quest’anno. Nel contesto di ciò che la precede, e anche di quello che è in programma il giorno dopo, l’ottava giornata, in cui si viaggerà da Terni a Fossombrone, potrebbe trarre in inganno. Non ci sarà un metro di pianura lungo i 207 chilometri previsti con l’erta più aspra, la Salita dei Cappuccini, posta a solo 6.000 metri dallo striscione finale. I 35 chilometri contro il tempo in terra di Romagna, da Savignano al Rubicone a Cesena, piatti come una tavola da biliardo, chiuderanno un primo segmento di Giro che dovrebbe consegnarci una classifica ben delineata.
Com’è ormai tradizione della corsa rosa negli ultimi tempi, la seconda settimana sarà meno intensa. Si ripartirà da Scandiano, patria del Professor Romano Prodi, per scendere in Versilia a Viareggio. Sarà poi la volta, mercoledì 17 maggio, di Tortona dove si celebrerà Serse Coppi, di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita. Queste due tappe, molto probabilmente, si concluderanno entrambe con volate di gruppo.
Non sarà così per i 179 chilometri da Bra a Rivoli che evidenzieranno tutte le splendide caratteristiche morfologiche del Piemonte con un finale, caratterizzato dall’ascesa ai 1.007 metri del Colle Braida, che selezionerà il plotone. Il giorno dopo ci sarà l’unico sconfinamento nella tredicesima tappa da Borgofranco d’Ivrea a Crans Montana in Svizzera, la prima delle tre frazioni a cinque stelle. Ci saranno da scalare, nell’ordine, il Colle San Bernardo, terza Cima Coppi estera nella storia del Giro, a quota 2469, seguito dalla Croix de Coi che precederà l’impennata finale verso il traguardo. E’ questa l’unica frazione della seconda settimana che potrebbe modificare la classifica generale.
Ad essa seguirà il ritorno in Italia il giorno dopo, da Sierre fino a Cassano Magnago, il paese che ha dato i natali al due volte vincitore del Giro Ivan Basso, dove è probabile ci sia una volata di gruppo. Infine, a chiudere questa fase, ci sarà la Seregno–Bergamo, nelle intenzioni di Mauro Vegni una riproposizione in salsa orobica dell’appassionante kermesse torinese di dodici mesi fa.
La seconda tappa a cinque stelle da Sabbio Chiese al Monte Bondone martedì 23 maggio aprirà la fase decisiva della corsa rosa. Prima di giungere sul traguardo reso immortale da Charly Gaul nel 1956, i corridori affronteranno ben quattro GPM nel contesto di 200 chilometri di cui soltanto il primo terzo sarà pianeggiante. Al contrario, la successiva frazione da Pergine Valsugana a Caorle sarà il penultimo appuntamento per i velocisti prima delle due tappe dolomitiche. Fungerà da rompighiaccio la Oderzo-Val di Zoldo che entrerà nel vivo solo negli ultimi 35 chilometri con l’ascesa alla Forcella Cibiana, prima dell’arrivo a Palafavera.
Il piatto forte arriverà il giorno dopo nella frazione celebrativa Longarone – Tre Cime di Lavaredo, in cui si ricorderanno i più di 3.000 morti del mai punito disastro della Diga del Vajont del 9 ottobre 1963. Dovrebbe essere questa la giornata in cui verrà deciso il destino del 106° Giro d’Italia. Se così non fosse, fungerà da autentico tempo supplementare, sabato 27 maggio, l’inedita cronoscalata da Tarvisio fino al Monte Lussari, una frazione che onorerà la memoria di Enzo Cainero, il creativo patron di Tavagnacco sempre capace di tirare fuori il meglio dai passaggi in terra friulana. Si chiuderà nella Capitale con l’ultima volata all’ombra del Colosseo dopo un mega trasferimento che sicuramente non alzerà il morale d’una carovana ormai stanca. Speriamo solo che ne valga la pena e, soprattutto, ci sia risparmiata l’ennesima disamina dello stato penoso delle strade romane.