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Home » Sport

Giro d’Italia 2023: cercasi Wolfpack disperatamente

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Il francese Aurélien Paret-Peintre (AG2R Citroën Team) ha vinto la quarta tappa del 106° Giro d’Italia da Venosa a Lago Laceno, una frazione di 175 chilometri caratterizzata da saliscendi continui. Alle spalle del transalpino è arrivato, distanziato di 2” in volata, il norvegese Andreas Leknessund (Team DSM), seguito dal duo composto dal lettone Tom Skujins (Trek Segafredo) e dall’italiano Vincenzo Albanese (EOLO Kometa), giunto al traguardo con un ritardo di 57”.

Il vichingo, con la piazza d’onore odierna, ha conquistato la maglia rosa, diventando così il secondo norvegese nella storia, dopo Knut Knudsen nel 1981, a vestire il simbolo del primato. Lo scandinavo domani partirà da Atripalda con un vantaggio di 28” sul campione del mondo Remco Evenepoel (Soudal Quick Step) con il vincitore odierno, Paret-Peintre, che è salito in terza posizione a mezzo minuto. Sul fronte azzurro, Albanese, 11mo a 1’39, diventa l’italiano meglio piazzato in classifica, tallonato da Damiano Caruso (Bahrain Victorious), ora 13mo a 1’59”.

La tappa ha seguito un copione scontato. All’inizio, è stata caratterizzata da un’andatura vorticosa che non ha consentito la nascita della tanto attesa fuga di giornata. Finalmente, dopo 70 chilometri, nella discesa del Passo delle Crocelle, dopo che Thibaut Pinot (Groupama FDJ), passando per primo in vetta, aveva consolidato la sua maglia azzurra di leader degli scalatori, prendeva corpo un’azione di sette corridori: il norvegese Andreas Leknessund, i francesi Aurélien Paret-Peintre e Warren Barguil (Team Arkéa Samsic), gli italiani Vincenzo Albanese e Nicola Conci (Alpecin-Deceuninck), l’eritreo Amanuel Ghebreigzabhier e il lettone Tom Skujins (Trek – Segafredo).

A Evenepoel, tutto ciò non pareva vero: si materializzava il suo desiderio di disfarsi della maglia rosa. Tale era il disinteresse del fiammingo per l’attacco portatogli che, ai meno 30 dal traguardo, il vantaggio dei fuggitivi raggiungeva il considerevole margine di 5’48. A questo punto, la Soudal Quick Step imprimeva una prima accelerazione che permetteva al plotone di recuperare un minuto. Il prezzo pagato per questo sforzo era, però, altissimo: all’inizio dell’ultima asperità di giornata, il Colle Molella a 10.000 metri dal traguardo, Remco si trovava isolato, circondato dai suoi avversari tutti accompagnati dai loro fedeli scudieri.

Nell’ultima ascesa si assisteva a un paradosso: la Ineos Grenadiers trainava il gruppo dei migliori con tale veemenza da mettere in dubbio la perdita della maglia rosa da parte del millennial fiammingo. Il piano perverso della corazzata britannica metteva a nudo le già più volta indicate carenze, nelle grandi corse a tappe, del Wolfpack. Davanti, intanto, i sette fuggitivi davano vita alla tradizionale versione ciclistica di 10 piccoli indiani di Agatha Christie. Uno dopo l’altro cedevano, nell’ordine, Barguil, Conci, Albanese, Ghebreigzabhier e Skujins. Seguiva, come da tradizione ciclistica non scritta, la divisione della torta con Leknessund, pago della conquista della maglia rosa, che tirava la volata a Paret-Peintre. Il gruppo dei migliori arrivava a 2’01”.

Domani andrà in scena la quinta frazione. Da Atripalda a Salerno i corridori saranno attesi da 171 chilometri, non privi di difficoltà nella prima parte del percorso. Una volta, però, che sarà stata superata Guardia Lombardi, ai meno 100 dall’arrivo, il tracciato sarà quasi interamente in discesa, cosa che, in realtà, potrebbe complicare non poco la vita del gruppo. Infatti, le previsioni del tempo per domani parlano di pioggia incessante che non dovrebbe dare tregua alla corsa. I ciclisti si accorderanno per una pacifica neutralizzazione di fatto o si daranno battaglia quasi fossero a disputare una gelida classica del nord? L’importante sarebbe che nessuno si facesse male.

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