Giro d’Italia 2023: Buitrago conquista la cima Coppi
Santiago Buitrago (Bahrain Victorious) ha vinto la diciannovesima tappa del 106° Giro d’Italia, la cavalcata dolomitica che attraverso 183 chilometri ha portato i corridori da Longarone ai 2.304 metri delle Tre Cime di Lavaredo, Cima Coppi di questa edizione della corsa rosa. Il colombiano, al secondo successo alla corsa rosa dopo quello di Lavarone l’anno scorso, ha preceduto di 51″ l’indomabile canadese Derek Gee (Israel Premiertech), autentica rivelazione di questo Giro, che ha così conquistato la sua quarta piazza d’onore. Al terzo posto, staccato di 1’46, è giunto il danese Magnus Cort Nielsen (EF Education Easy Post) che ha preceduto i duellanti per la vittoria finale, Primoz Roglic (Jumbo Visma) e Geraint Thomas (Ineos Grenadiers), giunti separati tra loro da tre piccoli grandi secondi. In classifica generale, ora, il gallese può vantare 26″ di margine sullo sloveno con il portoghese Joao Almeida (UAE Team Emirates), sempre terzo ma adesso distanziato 59″ dalla maglia rosa.
In partenza da Longarone, non prima d’aver ricordato la tragedia di 60 anni fa che costò la vita a quasi 2.000 persone, faceva fatica a prendere corpo la fuga. Finalmente, dopo 60 chilometri, si formava al comando un drappello formato dai seguenti 15 corridori: i francesi Alex Baudin, Nicolas Prodhomme e lo statunitense Larry Warbasse (AG2R Citroen), l’austriaco Patrick Konrad (Bora Hansgrohe), il danese Magnus Cort Nielsen, il canadese Derek Gee, il serbo Veljko Stojnic (Corratec Selle Italia), il colombiano Santiago Buitrago, l’australiano Michael Hepburn (Jayco Alula), gli spagnoli José Rojas e Carlos Verona (Team Movistar), il kazako Vadim Pronskiy (Astana Qazaqstan) e gli italiani Davide Gaburro (Green Project Bardiani CSF Falzanè), Stefano Oldani (Alpecin Deceuninck) e Mattia Bais (Eolo Kometa). L’Ineos imponeva un ritmo soporifero al gruppo palesando il suo intento di assicurare la vittoria di giornata d’uno degli attaccanti così da togliere gli abbuoni dalla lotta per la classifica generale. Un obiettivo centrato, seppur a stento. Al termine della discesa dopo il Passo Campolongo, a 80 chilometri dal traguardo, il vantaggio dei fuggitivi raggiungeva i sette minuti.
In vetta al Passo Valparola il margine dei battistrada aumentava ulteriormente arrivando a 8’30”. Nella discesa il gruppo recuperava un minuto. Questo fatto era dovuto allo schieramento da parte della Jayco d’un corridore a fare il ritmo per difendere il quinto posto in graduatoria di Edward Dunbar, sotto attacco da parte del fuggitivo Buitrago. Intanto, davanti, in vetta al Passo Giau restavano in cinque: Gee, che passava in seconda posizione nella classifica per la maglia blu, Hepburn, Buitrago, Verona e Cort Nielsen. Il gruppo dei migliori transitava con un ritardo di sette minuti. Superata Cortina d’Ampezzo, all’imbocco della ascesa al Passo Tre Croci allungava Warbasse proprio nel momento in cui la pioggia si abbatteva sulla corsa. In breve tempo si portavano sull’americano, superandolo repentinamente, Buitrago, Cort Nielsen, Hepburn e Gee. I quattro scollinavano con quattro minuti su un gruppo dei migliori trascinato da una Ineos in fase d’accellerazione. Sul lungolago di Misurina, Gee salutava gli altri tre e tentava l’assolo. Lo inseguiva Buitrago. Senza fretta ma con giudizio il colombiano metteva nel mirino il canadese ribaltandolo a 1.500 metri dal traguardo. Intanto dietro cominciavano le schermaglie tra i tre tenori con Thomas che rintuzzava senza problemi gli attacchi dei due rivali. All’ultimo chilometro il gallese allungava mandando in difficoltà Almeida, che sul traguardo accusava 20″ di ritardo. Al contrario, Roglic, dopo un attimo di difficoltà, riusciva a superare Thomas negli ultimi metri fallendo d’un inezia, però, la conquista della terza posizione e dei quattro secondi di abbuono ad essa collegati.
Domani il Giro fornirà la sua sentenza finale, definendo la classifica generale prima della passerella finale romana. A emettere la sentenza inappellabile saranno i 18.600 metri che da Tarvisio porteranno ai 1.766 metri del Monte Lussari, l’ultima invenzione dell’indimenticabile Enzo Cainero, scomparso il 28 gennaio scorso, che vivrà da lassù l’esordio di questo nuovo traguardo carnico. Venendo al percorso, ci saranno 10.300 metri pianeggianti seguiti da 7.300 infernali al 12% con tratti che arriveranno al 22%. In cima, per chi vestirà la maglia la rosa, la coscienza di vedere presto il suo nome inciso sul Trofeo senza Fine.