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Giro di Lombardia più record dell’ora: finale di stagione coi botti

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L’autunno che incalza porta con se la conclusione d’una intensa ed emozionante stagione ciclistica. Quasi ad esorcizzarne la conclusione, domani, sabato 8 ottobre, andranno in scena due eventi, ognuno dei quali, preso singolarmente, avrebbe meritato uno scenario esclusivo.

Poco dopo le 10.00 prenderà il via da Largo Bortolo Belotti a Bergamo il 116° Giro di Lombardia che si concluderà sul Lungolario Trento di Como intorno alle 17.00, dopo aver percorso 253 chilometri infarciti d’asperità. Dopo i 20 iniziali in piano, ci saranno da scalare ben cinque colli nello spazio dei successivi 100. Nell’ordine, i corridori affronteranno il Forcellino di Bianzano, il Passo di Ganda, decisivo l’anno scorso quando la corsa terminava a Bergamo, il Passo della Crocetta, la Forcella di Bura ed il Colle di Berbenno. Seguiranno 60 chilometri di tregua in cui si lascerà la provincia orobica puntando a nord ovest verso il lago tanto caro ad Alessandro Manzoni. A questo punto, giunti a Bellagio, i ciclisti troveranno sulla loro strada la leggendaria salita della Madonna del Ghisallo, superata la quale mancheranno 60 chilometri al traguardo. La prima metà di questi vedrà un’alternanza di discesa e falsopiano. S’imboccherà, poi, l’anello finale che presenterà la doppia scalata verso San Fermo della Battaglia, inframezzata dall’ascesa verso Civiglio. Ai meno 8.500 metri, il secondo passaggio sul teatro della vittoria dei Cacciatori delle Alpi di Giuseppe Garibaldi, decisiva per la conquista della Lombardia, farà da preludio alla picchiata conclusiva verso il traguardo in riva al lago. Dal 2009, quando Philippe Gilbert regolò allo sprint l’iberico Samuel Sanchez, Como ha sempre assistito ad arrivi solitari. Probabile che sia così anche domani.

La storia recente della corsa delle foglie morte è stata caratterizzata da cinque doppiette di altrettanti fuoriclasse (Michele Bartoli, Paolo Bettini, Damiano Cunego, Philippe Gilbert e Joaquin Rodriguez) capaci di ripetersi nell’arco di dodici mesi tra il 2002 ed il 2013. Da allora l’unico a trionfare due volte nel Lombardia è stato Vincenzo Nibali (Astana Qazaqstan), seppur non consecutivamente nel 2015 e nel 2017. Domani lo Squalo si attaccherà per l’ultima volta il numero sulla schiena segnando la fine d’un era per il ciclismo italiano. Lo imiterà Alejandro Valverde (Team Movistar), il murciano, cui la vittoria nella classica di chiusura è sfuggita tre volte per un’inezia. Tralasciando l’inevitabile commozione generata da questi due addii illustri, i favori del pronostico vanno indiscutibilmente al vincitore dell’ultima edizione nonché numero uno del ranking mondiale: Tadej Pogacar (UAE Team Emirates). Il fuoriclasse di Komenda troverà sulla sua strada colui che lo ha detronizzato al Tour de France, il danese Jonas Vingegaard (Jumbo Visma). Entrambi hanno preparato al meglio l’ultima classica monumento della stagione, anche se la forma dello sloveno, vincitore qualche giorno fa della Tre Valli Varesine, sembra leggermente migliore. A terzo incomodo s’erge lo spagnolo Enric Mas (Team Movistar). Il maiorchino, secondo alla recente Vuelta Espana dietro al futuro campione del mondo Remco Evenepoel (Quick Step Alpha Vinyl), non presente domani, ha conquistato in modo convincente una settimana fa il Giro dell’Emilia, giungendo solitario, dopo aver staccato Pogacar, in cima allo strappo che porta al Santuario di San Luca sopra Bologna. Un vincitore che esulasse da questa terna costituirebbe un’autentica sorpresa, molto gradita se, per miracolo, fosse ottenuta da un corridore italiano.

Tre ore dopo la conclusione del Giro di Lombardia, 300 chilometri più a nord, avrà luogo un altro evento ciclistico, non meno atteso dagli appassionati italiani. Sulla pista del velodromo di Grenchen, nei pressi di Berna, Filippo Ganna (Ineos Grenadiers) andrà all’assalto del record dell’ora detenuto dal suo compagno di squadra, l’inglese Daniel Bingham. Dopo una stagione in cui tutto è andato per il verso sbagliato, il granatiere di Verbania tenta l’impresa che, fin dai suoi esordi, è sembrata essere scritta nel suo destino. Per il miglior Ganna il superamento dei 55,548 metri fatti registrare sulla stessa pista 50 giorni fa dal suo performance engineer costituirebbe oggettivamente il minimo sindacale. Detto ciò, in una stagione sciagurata, potrebbe anche andare bene prendersi intanto il record domani sera per poi, magari, replicare in crescendo a metà della prossima settimana, come fece Francesco Moser in Messico nel gennaio 1984.

Com’è ormai noto, il record dell’ora ha vissuto una vita tribolata negli anni conclusivi del secolo scorso con tutte le prestazioni vincenti, successive al primato di Merckx nel 1972, declassificate a miglior prestazione umana. Finalmente, a partire dal 2000, con il 49,441 registrato da Chris Boardman sulla pista di Manchester il 27 ottobre di quell’anno, si è tornati in armonia tra prestazioni e regolamenti. In ogni caso, sotto il profilo formale, una riuscita del tentativo di Ganna domani sera riporterebbe il record in Italia dopo 65 anni. Era, infatti, il 18 settembre 1957 quando Roger Riviere, il grandissimo e sfortunato campione francese, proprio al velodromo Vigorelli di Milano con 46,923 metri detronizzò Ercole Baldini che, esattamente un anno prima sulla stessa pista, si era fermato a 46,394.

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