“Kartoffeln” contro immigrati: problema razzismo nella nazionale di calcio tedesca
La Germania è alle prese con un problema di razzismo. Secondo quanto riporta il settimanale tedesco Spiegel, lo spogliatoio della nazionale tedesca – reduce dal flop al Mondiale russo – sarebbe spaccato in due. A preoccupare però non è tanto la divisione, quanto il motivo di questa divisione.
I gruppi che si sono creati sono, stando alla ricostruzione, divisi dalle proprie origini. Da una parte i “Kanaken” (termine dispregiativo per indicare gli immigrati), dall’altra i “Kartoffeln”, parola con la quale Boateng, Rüdiger e altri avrebbero etichettato i tipici tedeschi quali Müller e Hummels.
Insomma, dietro ci sarebbe un motivo razziale. Un problema serio per la Germania (e non solo) dato che nel Paese il numero degli stranieri è sempre più alto (+5,8% rispetto a un anno fa, 10,6 milioni di persone non hanno il passaporto tedesco).
Sulla vicenda è intervenuto Lukas Podolski, polacco naturalizzato tedesco, che nel 2014 è diventato campione del mondo totalizzando 130 presenze con la Germania: “Questo è un paese multiculturale. Come accade sulla strada anche in nazionale si usano un po’ di termini forti, ma viene fatto senza cattiveria”, le sue parole alla Bild.
“Espressioni come “Kanaken” e “Kartoffeln” venivano usate già agli Europei 2016 – ha aggiunto -. Tutti però sanno che sono scherzosi. Non c’entra nulla il razzismo, non c’è mai stato razzismo negli anni in cui sono stato in nazionale. Non dobbiamo ingigantire le cose”.
La pensa diversamente invece il tedesco di origine turca Gundogan, finito con Ozil nell’occhio del ciclone per la famosa foto scattata con il presidente turco Erdogan prima del Mondiale. Foto che ancora oggi scatena le ire dei tifosi tedeschi che in ogni occasione fischiano il giocatore.
“In tutta la mia vita ho avuto solo esperienze positive in Germania, voglio ribadirlo chiaramente – ha detto Gundogan in un’intervista rilasciata ai media tedeschi –. C’è però chi ha usato la foto con Erdogan per scopi politici. E in questo contesto, in parte, è anche stato oltrepassato il limite del razzismo”.
“Se si viene attaccati da così tante persone, fischiati dai propri tifosi e insultati da un politico, allora ci si chiede se le cose potranno mai tornare come prima – ha proseguito -. Io però non voglio scappare, per questo continuerei a giocare con la Germania nel caso in cui Löw mi convocasse”.