Doping, Russia esclusa per 4 anni dalle Olimpiadi e dai Mondiali: l’annuncio della Wada
L'annuncio del Comitato esecutivo dell'agenzia mondiale antidoping di Losanna: si andrà all'appello davanti al Tribunale di Arbitrato per lo Sport (TAS)
Doping, Russia esclusa per 4 anni dalle Olimpiadi: l’annuncio della Wada
Un verdetto che era già nell’aria da qualche giorno e che adesso è ufficiale: la Russia è stata esclusa per quattro anni dalle Olimpiadi e dai campionati mondiali. In più, non potrà ospitare né candidarsi per organizzare grandi eventi sportivi.
La decisione dei vertici del Comitato esecutivo della Wada è arrivata “all’unanimità” nella mattinata di lunedì 9 dicembre 2019, al Royal Savoy Hotel di Avenue d’Ouchy (Losanna). A dare la notizia un portavoce dell’agenzia mondiale antidoping, che ha concluso che Mosca ha manomesso i dati di laboratorio – consegnati lo scorso gennaio – con prove false ed eliminando i file collegati a test antidoping positivi che avrebbero potuto aiutare a identificare i dopati.
La Russia, adesso, può presentare ricorso al Tribunale di Arbitrato per lo Sport (TAS). È la prima volta che viene fatta la richiesta di sospensione per quattro anni nei confronti di un Paese. Non potranno esserci selezioni russe, dunque, ai Giochi olimpici di Tokyo 2020, ma anche alle Olimpiadi invernali di Pechino 2022. Una possibilità, questa, che nelle scorse settimane era stata abbondantemente anticipata anche da Yuri Ganus, direttore dell’agenzia antidoping russa, la Rusada.
La squalifica sarà estesa anche ai dirigenti sportivi e ai membri del governo, che non potranno essere presenti ai principali eventi sportivi. Allo stesso tempo, però, un po’ come alle Olimpiadi di Pyeongchang 2018 gli atleti russi che dimostreranno di essere puliti ed estranei al doping di Stato potranno gareggiare come neutrali.
Nei giorni scorsi, il Comitato di controllo della conformità (Crc) della Wada aveva raccomandato la squalifica per quattro anni. Una richiesta approvata in pieno dal Comitato esecutivo. La parola adesso passa al Cio (Comitato olimpico internazionale), che dovrà stabilire le modalità operative della squalifica in accordo con le singole federazioni sportive.
La reazione russa
Immediata è arrivata la reazione della Russia alla decisione della Wada, tramite le parole di Svetlana Zhurova, primo vicepresidente del commissione internazionale della Duma, la camera bassa del Parlamento russo.
“La Russia – ha dichiarato – sfiderà la sentenza dell’Agenzia mondiale antidoping presso la Corte di arbitrato per lo sport (CAS) con sede a Losanna, dopo che la questione verrà discussa dall’agenzia russa antidoping (Rusada)”.
“Il 19 dicembre – ha aggiunto Zhurova – si terrà una riunione del Consiglio di vigilanza della Rusada: deciderà se la Rusada accetta queste raccomandazioni o meno. E il tribunale di Losanna in seguito. Sono sicura al 100 per cento che la Russia andrà in tribunale perché dobbiamo difendere i nostri atleti”.
Più realista, da questo punto di vista, il capo dell’agenzia antidoping russa Rusada, Yuri Ganus: “Non c’è nessuna chance – ha detto all’agenzia Afp – di vincere questo caso in tribunale”.
Il caso doping di Stato in Russia
Negli ultimi anni, il caso dello scandalo doping di Stato ha fatto molto discutere la comunità sportiva internazionale. Era il 2015 quando un rapporto commissionato dalla Wada ha trovato prove del doping di massa nell’atletica russa. Sono stati oltre mille gli atleti di diversi sport, sia invernali che estivi, coinvolti. La disciplina maggiormente coinvolta è l’atletica leggera, dalla quale la Russia è già sospesa dal novembre 2015.
Per questo motivo, ad esempio, ai Mondiali di atletica di quest’anno a Doha non c’era una selezione russa. E alle Olimpiadi del 2018 non c’era una bandiera russa, ma solo atleti di origine russa che gareggiavano come indipendenti. Mosca ha sempre ammesso i problemi, ma allo stesso tempo nega l’accusa di aver organizzato il doping di Stato.
Lo scandalo ha coinvolto i servizi segreti russi, il ministero dello sport, il laboratorio antidoping moscovita, i vertici della federazione di atletica russa (la Araf) e quelli dell’associazione delle federazioni mondiali di atletica leggera (ex Iaaf, oggi World Athletics).
Negli ultimi mesi, nei dati Excel del laboratorio di Mosca sono stati eliminati alcuni elementi chiave per la scoperta delle manipolazioni delle analisi. In più, nello stesso database sono stati inseriti falsi messaggi tra i “pentiti” (compreso il direttore Rodcenkov, che al momento si è rifugiato negli Stati Uniti) nei quali questi ultimi venivano incolpati di aver ricattato gli atleti in cambio di denaro.