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Home » Sport

Ciclismo, Vingegaard mette le mani sul Tour de France

Immagine di copertina
Credit: EPA/YOAN VALAT

Ciclismo, Vingegaard mette le mani sul Tour de France

Lo sloveno Tadej Pogacar (Team UAE Emirates) ha vinto, al termine d’una volata ristretta con la maglia gialla Jonas Vingegaard (Jumbo Visma), la diciasettesima tappa del 109° Tour de France, un’esplosiva cavalcata pirenaica di soli 130 chilometri che ha portato i corridori da Saint Gaudens all’arrivo in salita di Peyragudes. Al terzo posto, con una prestazione eccezionale, si è piazzato con un ritardo di 32” lo statunitense Brandon McNulty (Team UAE Emirates), il cui superlativo sostegno al campione di Komenda non è, tuttavia, servito a scalfire le difese del granitico danese. Vingegaard, pertanto, conserva il simbolo del comando con un vantaggio di 2’18 proprio su Pogacar con Geraint Thomas (Ineos Grenadiers) che, pur staccato dai diarchi, ha consolidato la sua terza posizione. Il gallese, infatti, è ora distanziato 4’56” dalla maglia gialla con il quarto in graduatoria, il colombiano Nairo Quintana (Arkea Samsic), che ora si trova a 7’53”.

La frazione odierna, probabilmente risolutiva per l’esito finale di questa edizione della Grande Boucle, non è stata spettacolare. In realtà, dalla ripresa della corsa, dopo il riposo di Carcassone, serpeggia nella carovana tanta stanchezza, cosa più che giustificata alla luce del ritmo forsennato con cui si sono svolte le prime due settimane di gara. In partenza arrivavano i ritiri di Tim Wellens (Lotto Soudal) per positività al Covid e Rafal Majka (Team Uae Emirates) per i postumi dell’incidente di ieri. La squadra di Pogacar restava, quindi, con solo quattro elementi. Non andava via la fuga collettiva di giornata. Per essere più precisi, Thibaut Pinot (Groupama FDJ) ed Aleksei Lutsenko  (Astana Qazaqastan) prendevano il largo, con un vantaggio sempre molto contenuto, con il francese che transitava per primo sia sul Col d’Aspin che sull’Horquette Ancizan.

Nella successiva discesa, sotto l’azione di Mikkel Bjerg (Team UAE Emirates), il gruppo si rifaceva sotto. Sulla penultima erta, quella che portava a Val Louron, la corsa s’indirizzava in modo definitivo. Bjerg cedeva il posto al compagno McNulty. Il corridore dell’Arizona imprimeva un ritmo forsennato cui, oltre al suo capitano, resisteva solo la maglia gialla mentre il resto degli uomini di classifica si disperdevano lungo la salita. Il cedimento di Sepp Kuss (Jumbo Visma) sembrava essere foriero di problemi per Vingegaard che, invece, si mostrava completamente padrone della situazione. Pogacar tentava un unico scatto, in prossimità del GPM, ma poi, resosi conto che oggi il danese era più forte, aspettava il rientro di McNulty che portava in carrozza i duellanti prima in discesa e poi nuovamente, sull’ultima ascesa, in prossimità dell’arrivo a giocarsi il successo parziale. A 300 metri dal traguardo Vingegaard scattava ma Pogacar, in modo non dissimile da quanto fatto alla Planche des Belles Filles, lo superava agevolmente, rendendo così meno amara una giornata in cui, probabilmente, ha compreso che il Tour de France 2022 prenderà la via della Danimarca, proprio da dove era partito ad inizio mese.

Domani andrà in scena la terza ed ultima frazione pirenaica. La diciottesima tappa viaggerà da Lourdes all’Hautacam, sul traguardo che otto anni fa sigillò il trionfo di Vincenzo Nibali (Astana Qazaqastan). Lungo i 143 chilometri di corsa, di cui la prima metà sarà pianeggiante, si scaleranno nell’ordine, il leggendario Col d’Aubisque, 16 chilometri con pendenza media al 7%, seguito dal Col de Spandelles, 10.000 metri all’8%, prima della salita finale che porterà al traguardo. Mi sbaglierò, e farò penitenza se così fosse, ma credo che domani all’Hautacam, come otto anni fa con il grande messinese, celebreremo la consacrazione di un uomo che già indossa la maglia gialla.

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