L’Union Saint-Gilloise, il ritorno alla gloria di una squadra di quartiere
Rue du Midi è una lunga strada che dal centro di Bruxelles muove in direzione sud. Tra i palazzi in stile eclettico ce n’è uno più moderno, occupato dalla Mutualité Socialiste du Brabant, sotto cui si può incrociare la singolare statua di un’anziana signora, intenta a contare monete. La signora in questione è Madame Chapeau e la sua storia è strettamente collegata a quella di una squadra di calcio che quest’anno rappresenta una delle sorprese dell’Europa League, l’Union Saint-Gilloise.
Ora, qualcuno potrà giustamente chiedersi cosa c’entri un’anziana signora con una squadra di calcio, soprattutto se pensiamo che questa donna, caratterizzata dalla parlata nel dialetto Brusseeler, ormai in via d’estinzione, è un personaggio immaginario protagonista di un’opera teatrale di vaudeville del 1938 dal titolo Bossemans e Coppenolle, il cui intreccio si basa sulla rivalità sportiva di quelli che all’epoca erano due tra i principali club di Bruxelles e del Belgio: l’Union Saint-Gilloise, con sede nel quartiere di Saint-Gilles, e il Daring, legata al quartiere di Molenbeek.
Le due squadre non furono scelte per caso dagli autori Paul van Stalle e Joris d’Hanswick per animare la commedia: il campionato belga all’epoca era dominato da squadre molto diverse da quelle che dominano oggi il calcio belga. Lo scudetto del 1938, per intenderci, fu vinto dal Beerschot, società di Anversa oggi non più esistente, e arrivò dopo due vittorie consecutive del Daring arrivate a loro volta dopo tre campionati consecutivi vinti dall’Union Saint-Gilloise. Le squadre protagoniste della commedia erano dunque i vertici di un calcio belga oggi molto lontano.
Dopo la guerra, tuttavia, le cose iniziarono a cambiare. La squadra di Saint-Gilles, strettamente legata al quartiere, che disputa le partite in un meraviglioso stadio in stile Art Deco, iniziò ad arrancare, a non vincere più campionati e a iniziare a toccare con mano la seconda divisione, sorte simile a quanto stava capitando ai rivali del Daring. Il calcio belga iniziò così a essere dominato prima di tutto dalle tre grandi del campionato, l’Anderlecht, il Club Bruges e lo Standard Liegi, cui nel tempo si sono aggiunte le incursioni di altre squadre come il Gent e il Genk.
Le due grandi che dominarono il calcio nella prima metà del Novecento iniziarono pian piano a mettersi da parte. Il Daring scelse di fondersi con il Racing White, altra squadra della capitale belga, formando il nuovo Racing White Daring di Molenbeek, per tutti RWD, che vinse anche lo scudetto nel 1975, salvo poi fondersi nuovamente con quello che fu lo Strombaek, formare l’FC Brussels che si sarebbe poi sciolto nel 2013. Un intreccio complesso che ha portato alla perdita di un’identità talmente importante da aver ispirato un’opera teatrale. Un’eredità che non poteva finire nel nulla, tanto che nel 2013 l’RWD venne rifondato. E il Saint-Gilles? La sua storia fu diversa.
Nel 1973 la squadra retrocesse in seconda divisione, toccando in più occasioni addirittura la terza serie. I tempi dei derby sembravano ormai sempre più lontani finché nel 2021 non arrivò la sorprendente promozione nella prima divisione, dove fece ritorno dopo quasi 50 anni di assenza, proprio dopo una vittoria con gli antichi rivali dell’RWD. E il ritorno nella massima serie fu una sorpresa, tanto che la squadra concluse la stagione al secondo posto, qualificandosi nelle competizioni europee dopo quasi 60 anni e raggiungendo per la prima volta la Champions League, seppur solo per il turno preliminare.
Il resto, è cronaca, ma che comunque andrà scriverà la storia del club. Per se eliminato dai Rangers ai preliminari, la squadra si è fatta strada in Europa League, e mentre il campionato insidia la capolista Genk ad appena due punti dal primo posto, in Europa stasera sfiderà i tedeschi del Bayer Leverkusen ai quarti di finale. Comunque andrà, questo piccolo club di quartiere della capitale belga sembra aver riscoperto i fasti del suo passato.
Sotto: la statua di Madame Chapeau