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Home » Sport » Calcio

La mitologia del calciomercato tra promesse e illusioni

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Si è aperto ufficialmente quel momento dell’anno dedicato a illusioni e tradimenti, promesse e meteore, bidoni e sorprese. Quel momento in cui cifre folli vengono ripetute ogni giorno perché assumono un valore diverso, quali fossero una valuta parallela, diversa dagli stessi euro che ci passano sotto il naso ogni volta che facciamo la spesa o prendiamo un caffè. Questo momento, gli appassionati di pallone avranno già capito, è il calciomercato.

Questo periodo dell’anno ha una mistica a sé stante. Le partite non si giocano e l’attenzione di noi tifosi si sposta su altri piani, lascia gli stadi per raggiungere altri luoghi. Una volta gli occhi erano tutti puntati sul mitologico Hotel Gallia di Milano, poi il mercato ha abbandonato le sedi tradizionali e ha iniziato a muoversi sottotraccia senza esclusione di colpi raggiungendo anche le più esclusive mete vacanziere, crocevia di calciatori e agenti.

La dimensione del calciomercato, seppur parte integrante del mondo del calcio è quasi qualcosa di parallelo rispetto allo sport giocato. Poco importa la qualità effettiva del giocatore, magari sconosciuto ai più fino al momento precedente: la sua presenza nelle cronache, il suo essere accostato magari a più di una squadra rappresenta di per sé il suo valore, e poco importa se con l’inizio del campionato i fatti, nel bene e nel male, lo smentiranno.

Comprare giocatori diviene la pratica principale in questa strana fase dell’anno. Anche se la propria squadra è già perfetta, partecipare a questo rito collettivo che è il calciomercato diviene necessario agli occhi di noi tifosi. Forse anche per questo quando negli anni ’80 riaprirono le frontiere del mercato agli stranieri in tanti andarono alla ricerca disperata di talenti in Sudamerica, tornando talvolta con personaggi accolti come campioni ma entrati nella mitologia per quanto inadatti alla serie A e tornati di lì a poco nel dimenticatoio.

Proprio nell’estate, quando in molti vorrebbero distrarsi da certe noie del resto dell’anno, arriva il momento in cui in tanti si appassionano di punto in bianco a complesse formule che di norma identificheremmo con la più intricata burocrazia. Prestiti, comproprietà, percentuali sulla rivendita, commissioni per l’agente: cavilli per i quali nella vita quotidiana impazziremmo ma diventano fondamentali per accaparrarsi il centravanti di turno.

Ma il calciomercato è anche il momento dei tradimenti e delle distensioni. Il momento in cui qualcuno può rompere un rapporto lungo anni con una squadra, magari per andare a indossare la maglia dei diretti rivali. Un tradimento a tutti gli effetti, di quelli che sfociano in cori e sfottò, sia di chi del giocatore si priva sia di chi lo ha appena acquistato, perché nel calcio il passato conta sia per chi è stato tradito che per chi accoglie il presunto traditore. Tutto finché non arrivano i goal e le vittorie, perché siamo tifosi e il tifo, per quanto si basi sull’appartenenza, non si basa certo sulla razionalità, e i goal e le vittorie sono in grado di farci dimenticare tutto.

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