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Home » Sport » Calcio

“Vogliamo fare una statua a Gigi Riva ma una legge fascista ancora vigente ce lo impedisce”

Immagine di copertina
Illustrazione di Emanuele Fucecchi

Stiamo facendo un battaglia per Gigi Riva, e contro… Mussolini.
Riva contro Mussolini? Beh, devi spiegarla.
Tu sai, perché condividi il nostro progetto, che il sottoscritto, Pietro Porcella, coordina un comitato che ha l’obiettivo di erigere una statua in pietra, a Cagliari, in onore di Gigi Riva.

Certo: una scultura particolare, un simbolo, una piccola impresa. Il primo scudetto del Sud, quello del Cagliari, nel segno di Davide contro Golia.
Esatto: secondo lo statuto che ci siamo dati la statua dovrà ritrarre Gigi mentre è impegnato in una delle sue acrobazie. Io la chiamo “la stamborrata”. Ci piacerebbe che sorgesse a Sant’Elia.

Perché?
È un quartiere popolare a cui Gigi è molto legato, è una periferia che si sta riqualificando, è il luogo del suo stadio, è quello da cui partiva da ragazzo con il suo amico pescatore Martino.

Poi mi spieghi tutto meglio. Ma ora chiarisci la battuta d’esordio.
È presto detto: abbiamo iniziato la nostra attività quando c’era un sindaco di sinistra, Massimo Zedda, subito entusiasta e sostenitore del progetto…

E adesso c’è un sindaco di Fratelli d’Italia: Truzzu.
Ma perché fortuna anche lui é favorevole al progetto del comitato. In consiglio comunale penso che raccoglieremmo l’unanimità.

E cosa manca?
Un intervento del ministro Lamorgese.
Il ministro dell’Interno? Come mai?
Abbiamo scoperto, strada facendo, un paradosso contenuto in un articolo mai abrogato di una legge del periodo fascista sulla monumentalistica. Questa legge oggi é ancora in vigore.

Davvero?
Pensa: si tratta della legge 1188 del giugno de 1927. Si sono dimenticati di cancellarla.
E cosa prevede l’articolo di cui parli?
Che la statua ad un personaggio vivente possa essere autorizzata solo in tre casi.

Quali?
Non ridere. Il primo: se il personaggio è un gerarca del regime fascista.
Incredibile. Soprattutto perché il regime è finito da più di settant’anni.
Il secondo: se il personaggio è un alto prelato.

E questo si spiega con il concordato siglato fra Stato e Chiesa, proprio dal regime di Mussolini.
Il terzo caso é quello che interessa a noi. Si può dedicare una statua ad un vivente se c’è una deroga particolare del ministro dell’Interno.

Mi stai dicendo che in linea teorica oggi si potrebbe erigere una statua a Benito Mussolini ma non a Gigi Riva?
Esatto! Per questo credo che questa storia abbia un certo interesse per la vita nazionale italiana, e non solo per gli appassionati di calcio.

Pietro Porcella è uno dei tanti italiani all’estero, abita in un Comune della Florida non lontano da Miami, fa il giornalista e il professore di italiano. Fu il primo a lanciare l’idea di una statua gigante a Gigi Riva nel 2015 con un articolo che uscì sulla sua rubrica (molto letta) che appare sul quotidiano di New York “America Oggi”.

Era la vigilia dell’apertura della piazza Manlio Scopigno, a Cagliari, davanti all’Amsicora. Poi quell’idea, che sembrava impossibile e irrealizzabile, grazie alla testardaggine di Pietro divenne il progetto del comitato.

Porcella ha una testa dura da sardo, più una mentalità fattiva amplificata dall’esperienza americana. Nel tempo l’idea di un monumento a Gigi Riva e ai campioni dello scudetto del 1969-70 si è perfezionata. Porcella ha iniziato a tessere la sua tela, preparando i bozzetti della statua, cercando i materiali, avviando la sottoscrizione, iniziando il rito dei tanti incontri istituzionali. Ha costruito un comitato il cui convivono ex campioni di calcio, amici di Riva, personalità che vengono da mondo diversi, ma nessun politico.

È stata dura convincere Riva?
C’è voluto più di un anno perché arrivasse a condividere il progetto alle condizioni che ti dirò.

Pietro, so che questa impresa, per di più animata dall’altra parte del mondo, ti sta costando molto impegno. Come mai sei così determinato?
Ti dico una cosa: se in America avessero un Gigi Riva, avrebbero edificato un mausoleo in suo onore. Abitando lì mi sono reso conto ancora meglio di come la monumentalistica possa essere una grande opportunità culturale e non solo.

Intendi dire anche economica.
Riva è noto da un capo all’altro del pianeta, è un simbolo italiano, è un personaggio pubblico privo di qualsiasi macchia. Verrebbero a visitare la statua da tutto il mondo.

La immaginate grande?
Beh, con il basamento siamo a 6 metri: ci piace che sia visibile dal cielo e dal mare, dall’aereo e dalla nave.

Sarà posata?
Raffigurerà Riva mentre colpisce il pallone. A Oxford – cioè in sardo – si dice mentre sta facendo una “stamborrata”.

Cosa ci sarà scritto?
Una cosa sobria: “A Gigi Riva: l’uomo, il campione, il sardo”.
Anche se Gigi è nato a Leggiuno, in provincia di Varese?
Ti cito una sua frase, che vale anche per gli altri suoi compagni di squadra rimasti in Sardegna: “Non essendo sardi, abbiamo scelto di diventarlo”. Questa epigrafe lo renderebbe felice, è il senso della sua vita.

Hai in mente un esempio?
A Madeira, in Portogallo, hanno dedicato a Cristiano Ronaldo un intero aeroporto. Che fra l’altro ospita un busto di bronzo dedicato al celebre giocatore del Real Madrid, oggi alla Juventus. Non è incredibile?

Spiega cosa intendi.
Beh, Ronaldo è un giocatore ancora in attività, per certi versi controverso. Gigi Riva è una pagina della vita nazionale già consegnata alla storia.

Lo conoscono anche in America?
Ovunque. Ti ricordo una celebre frase dell’allenatore del Brasile, Joao Alves Jobim Saldanha, che nel 1970 disse: “Anche l’Italia ha un suo Pelé, tutto di calcestruzzo: si chiama Gigi Riva”.

Come avete fatto a convincere uno degli uomini più schivi del mondo?
(Ride). Eeeeh… spiegandogli la verità. E cioè che questa statua sarebbe un regalo alla città, che richiamerebbe turisti. Che il monumento sorgerebbe in un quartiere popolare che oggi è tagliato fuori da qualsiasi itinerario turistico.

E lui?
Come ti ho detto, ci ha pensato a lungo, e poi ha posto tre condizioni e ha espresso un desiderio.
Quali condizioni?
La prima: che non ci siano di mezzo dei politici. La seconda: che ci fossero anche i nomi dei suoi compagni.
E la terza?
Che non costi un solo euro alle casse del Comune, della Regione o dello Stato.

Questo rende il vostro lavoro li difficile.
Chi ama Gigi condivide questo suo modo di vedere le cose. Non costare nulla agli altri, dare piuttosto che ricevere. È il suo stile di vita. Il suo esempio, se vuoi.

E il desiderio sul monumento?
Non ridere: “Ci deve essere spazio perché i bambini possano correrci intorno”. Gigi intende che deve essere un monumento vivo, inserito in un tessuto urbano vivo. Non un mausoleo, o una costruzione astrusa ed estranea alla città.

E i compagni come devono essere ricordati?
Ha chiesto che nel basamento di pietra ci fossero incisi anche i nomi dei suoi compagni, del mister Manlio Scopigno, e del dirigente che costruì quella squadra, Andrea Arrica.

Che ragionamento ha fatto?
Sa di essere il simbolo di quella vittoria, ma sa anche – e vuole che tutti ricordino – che fu prodotta dall’impegno di tutta una squadra.

E il luogo?
A lui la nostra idea del Sant’Elia piaceva molto, perché quel mare, davanti allo scoglio, era il luogo sacro dove si rintanava il lunedì mattina dopo la partita domenicale. Andava a pescare talvolta col suo amico Martino. Si isolava dal mondo e voleva stare con la gente silenziosa e rispettosa come lui. Sant’Elia è una periferia che si sta riqualificando, è il luogo del suo stadio, da dove si gode una vista esclusiva sulla città antica e sulle montagna.

E la forgia della statua?
Nella riunione di comitato si erano portate avanti tre possibilità sull’icona di Riva nel tempo: il magnifico gol di testa in tuffo a Napoli nella partita con la Nazionale contro la Germania Est, la strepitosa rovesciata al volo a Vicenza nell’anno dello scudetto o la classica “stamborrata” di sinistro.

Adriano Reginato osservò’ subito che se facevamo questa statua doveva essere una fotografia di quel Riva con quella maglietta del Cagliari. La rovesciata di Vicenza, fu detto, pur essendo la più suggestiva, avrebbe avuto uno sviluppo orizzontale che copriva il viso e sarebbe stata molto più difficile da realizzare. Alla fine ha vinto l’idea de l’hombre vertical: Gigi Riva che calcia potente di sinistro, con quella maglietta, quei calzoncini, quei calzettoni e quelle scarpette così speciali. È il modello sul quale stiamo lavorando.

Avete raccolto un entusiasmo che non vi aspettavate…
Sono arrivati subito migliaia di euro. Poi ci siamo fermati noi, perché volevamo che dopo le interlocuzioni positive con Comune e Soprintendenza fosse chiarito questo punto della deroga.

Chi altro vi aiuta?
Pensa che la figlia di Pinuccio Sciola, il più grande artista sardo contemporaneo, noto nel mondo per le sue pietre parlanti – purtroppo scomparso – ha messo a disposizione, regalandola, tutta la pietra che servirà per il basamento.

Gratis?
Sono tonnellate. Non ha voluto una centesimo. Sciola e Gigi si volevano bene. Ma ci sono anche altri produttori sardi di granito che hanno espresso disponibilità.

Chi vigila sui soldi?
Il nume tutelare del comitato è Oliviero Salvago, uno dei più cari amici di Gigi. Nel comitato ci sono anche suoi ex compagni di squadra come Beppe Tomasini e Adriano Reginato, il portiere del record di imbattibilità in serie A.

Morale della favola?
Nessuno tocca un centesimo se non per la statua. Tutti lavorano in modo volontario. I soldi già raccolti sono inventariati e custoditi gelosamente. Si va dai 10 euro del pensionato ai 100 del libero professionista.

E la figura della statua?
Sarà di un marmo granito, sarebbe bello se fosse quello della “sella del Diavolo”, il più noto promontorio di Cagliari, quello che si vede da lì.

È vero che avevate immaginato una maglia che veniva cambiata ogni anno?
L’idea è stata messa si voti e bocciata. Sapeva troppo di culto superstizioso. Il comitato preferisce laicità e sobrietà.

E cosa vorresti che accadesse?
Che la Lamorgese ci ricevesse, o anche solo che ci concedesse una deroga.

Perché dovrebbe farlo?
In primo luogo per correggere una legge che, come abbiamo visto, è platealmente sbagliata.
E poi?
Perché, anche e soprattutto nel tempo del Covid, questo Paese ha bisogno di scegliersi dei simboli positivi, anche nel secolo Novecento, e di indicarli a tutto il mondo come la sua carta di indennità.

In quella legge c’è scritto tuttavia che la deroga può essere data a chi ha dei meriti gli occhi della patria.
È una formula retorica, ma stiamo al gioco: Gigi ha vinto un Mondiale da dirigente, si è rotto due gambe giocando in Nazionale, detiene il record assoluto di gol in azzurro di tutti i tempi.

Non temi che possano esserci polemiche?
Sul suo nome? Ne parliamo da tre anni, in Italia e nel mondo: non abbiamo ricevuto o raccolto un solo parere critico. Conterà qualcosa?

Vorresti qualcos’altro?
Sì. Che dopo averci dato la deroga cambiassero questa legge un po’ folle.

Dimmi di più sul paradosso della legge fascista.
L’avvocato Dore, prezioso esponente del nostro comitato, ha scoperto, strada facendo, quel paradosso contenuto in un articolo mai abrogato di questa legge del periodo fascista sulla monumentalistica. Questa legge é ancora in vigore. Pensa, si sono dimenticati di cancellarla. Ti pare possibile?
No.
Tuttavia nella stessa legge – e questo è molto importante – c’è anche la via di uscita. A parte l’eccezione del gerarca e del prelato, quella che interessa a noi è la terza.

Perché non c’è bisogna di cambiare la legge.
Si può dedicare una statua ad un vivente se c’è una deroga particolare del ministro dell’Interno, nel caso il personaggio in questione sia stato di grande onore per la patria. E noi nella lettera certificata inviata alla ministra Lamorgese il 3 ottobre 2019 le abbiamo elencato i motivi per i quali Gigi è stato di grande onore per la patria.

Ovvero?
Sia come giocatore sia come dirigente sportivo e soprattutto come uomo d’esempio per fedeltà, onesta e valori morali.

Così l’auspicio è che, grazie a Riva, quella norma possa essere riscritta.
Stiamo facendo tutto questo anche per farlo capire alla ministra. E agli italiani. Sarebbe bello se finalmente questa legge iniqua fosse cambiata grazie a Gigi. Non vogliamo che nessuno ci ringrazi.
No?
(Ride). No. Ci basta che ci facciano la statua. E che poi, possibilmente, rimettano a posto la legge cancellando questo assurdo giuridico.

Leggi anche: “Non essendo sardo ho deciso di diventarlo. Per la vita”. Luca Telese intervista Gigi Riva

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