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Il Comune di Udine nega il patrocinio alla partita Italia-Israele: “Sarebbe divisivo”

Immagine di copertina
Credit: AGF

Il Comune di Udine ha negato il patrocinio alla partita di calcio Italia-Israele, valevole per la Nations League, in programma allo stadio Friuli il prossimo 14 ottobre. “La scelta di patrocinare la partita sarebbe stata divisiva, essendo Israele uno stato in guerra”, spiega l’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Alberto Felice De Toni.

La decisione di negare il patrocinio è stata assunta dalla Giunta di centrosinistra basandosi sul regolamento per la concessione del patrocinio.

“Il patrocinio si concede a iniziative che non hanno scopo di lucro e questo non era il caso”, spiega il sindaco De Toni. “Sono previste deroghe solo nel caso di eventi benefici, cosa che la partita non è, e nel caso di eventi che portino particolare prestigio all’immagine dell’amministrazione. In questo caso la valutazione della Giunta è stata quella di non andare in deroga, tenendo conto che lo Stato di Israele è uno Stato in guerra, e quindi la concessione del patrocinio, più che fornire prestigio alla città, potrebbe creare divisioni e quindi problemi sociali”.

Il mancato patrocinio ha scatenato le proteste dei gruppi di minoranza in Consiglio comunale. “La decisione del Comune è politicamente unilaterale, divisiva e rischia di esacerbare ulteriori contrasti e tensioni. Questa scelta contravviene ai principi fondamentali dello sport, che dovrebbe unire le persone, costruire ponti e promuovere la pace”, attacca Onorio Vidoni, capogruppo di Fratelli d’Italia.

Sul caso è intervenuto anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento, il friulano Luca Ciriani, anche lui di Fratelli d’Italia: “Ritengo sbagliata la decisione del sindaco di Udine”, commenta. “Sport e politica dovrebbero rimanere due elementi distinti, anche perché la Nazionale rappresenta gli israeliani tutti, a prescindere dal giudizio che ognuno di noi può dare sul loro governo, che è e resta comunque una democrazia. Per quanto mi riguarda, farò di tutto per essere presente allo stadio Friuli il giorno della partita, sia per tifare Italia, sia per rappresentare la vicinanza al popolo israeliano”.

“Non concedere il patrocinio è stata una decisione sofferta e di prudenza”, puntualizza in una nota il sindaco. “Per Udine ospitare una partita della nazionale italiana di calcio è sempre un onore. Ma per quanto riguarda il patrocinio, la nostra scelta poteva essere diversa solo se ad oggi fosse stato annunciato un cessate il fuoco. Purtroppo così non è”.

“Dare il patrocinio come se non esistesse una guerra, per la quale sia Hamas che Israele sono stati accusati dall’Onu di crimini di guerra, sarebbe stato come mettere la testa sotto la sabbia”, osserva De Toni. “Il sindaco rappresenta tutti i cittadini, che esprimono liberamente opinioni, idee e inclinazioni politiche. Lo Stato di Israele attualmente è in guerra con Hamas e l’opinione pubblica è divisa sul tema. La polemica politica che è nata in queste ore dimostra che la guerra israelo-palestinese è un tema divisivo su cui ci sono opinioni e posizioni contrapposte. Alla base della nostra decisione c’è la volontà di tenere Udine a distanza da divisioni e scontri riguardo temi di geopolitica su cui un’amministrazione comunale non ha voce in capitolo, salvo sperare che il conflitto cessi al più presto nell’interesse dei civili”.

“Sport e politica – aggiunge il sindaco – non possono essere separati solo quando fa comodo. Mi chiedo a questo punto perché, invece di fare sterili polemiche su questo patrocinio, non si colga l’occasione – tutti insieme – per sollecitare il Governo Italiano a chiedere un cessate il fuoco per mettere fine ad una tragedia che ha già causato troppi morti”.

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