“Di giorno tutti ammassati in strada, ma a sciare non se ne parla, vi sembra normale?”: parla Paolo De Chiesa
Il giornalista ed ex sciatore commenta il dibattito in corso tra governo e Regioni sulla chiusura degli impianti sciistici per le festività natalizie
“Con gli impianti chiusi in montagna, secondo me, sarà molto peggio. È più sicuro avere le persone sulle piste che tutte ammassate nei paesini”. Paolo De Chiesa, giornalista ed ex sciatore alpino, una vita trascorsa in montagna, commenta con TPI il dibattito in corso tra Stato e Regioni sulla chiusura degli impianti sciistici durante il periodo natalizio. Il governo guidato da Giuseppe Conte sembra determinato a vietare queste attività durante il periodo natalizio, per evitare assembramenti che possano portare a una risalita della curva dei contagi. Dal settore del turismo e da quello sportivo, invece, arrivano appelli per tenere aperti gli impianti, seppure con delle restrizioni. Le Regioni, dal canto loro, hanno proposto percorsi che garantiscano il distanziamento sociale di almeno un metro nella fase di accesso alle biglietterie e agli impianti di risalita, e l’uso della mascherina obbligatorio sulle seggiovie. Ma l’esecutivo sta già lavorando ad un’iniziativa europea, per evitare che ci sia una concorrenza sleale da parte degli altri Paesi.
Da una parte la linea rigorista del governo, dall’altra le Regioni che chiedono di aprire. Quale fronte ritiene che sia nel giusto?
Non saprei, ma posso fare delle considerazioni. Non ho nulla da obiettare alle decisioni del governo sulle chiusure a causa del Covid, non penso che si divertano a farlo. Ma se si facessero rispettare le regole proposte delle Regioni per le riaperture degli impianti, secondo me non sarebbe assurdo pensare a riaprire.
Il rischio non è quello di assembramenti come accaduto nei mesi scorsi?
Se facciamo come a Cervinia a ottobre, quando c’è stato quell’assembramento pazzesco, non può funzionare. Però col numero contingentato, i biglietti online e le mascherine lo sci è veramente sicuro. Siamo tutti con le maschere, i caschi, i guanti…più di così? Poi lo si pratica da soli, non è il basket o il calcetto. Inoltre, se la situazione migliorerà con l’arrivo dell’inverno non penso che continueremo a stare chiusi in casa. La gente non rimarrà in città, andrà in montagna. Si creeranno assembramenti nei paesini e con gli impianti chiusi secondo me sarà peggio. È più sicuro avere le persone sulle piste che tutte ammassate nei paesini.
Al momento l’ipotesi è quella di aprire agli spostamenti solo tra Regioni in fascia gialla, e quali saranno queste Regioni dipenderà dai dati.
Un’altra riflessione che mi viene da fare è la seguente: o c’è uniformità a livello europeo, come dice Conte, oppure sarebbe veramente assurdo chiudere gli impianti sul nostro versante delle Alpi mentre dall’altra parte, in Francia, in Svizzera o in Austria, si scia. Sarebbe assurdo, ci vorrebbe un attimo ad arrivare dall’altra parte.
Ci sarebbe una disparità anche dal punto di vista economico.
Sì, sarei veramente dispiaciuto, perché la voce del turismo invernale è enorme. Ma non voglio parlare di questioni economiche, mi sembra di essere irrispettoso verso chi è malato. D’altra parte penso che la pandemia ci abbia messo di fronte a un compromesso tra salute ed economia, e con l’arrivo dell’inverno il settore turistico invernale andrà alla deriva se non sarà sostenuto e aiutato in modo concreto. Sono convinto che prima di tutto bisogna pensare alla pandemia, ma qualche compromesso per non soccombere bisognerà trovarlo.
Parliamo di alberghi, maestri di sci, gestori di impianti.
Sì, tanti andrebbero in crisi profonda con la chiusura. E non si può tergiversare più di tanto. Le stazioni sciistiche non sono stanze in cui si accende un interruttore e via: ci sono i dipendenti, i contratti con l’energia, dei costi enormi. Anche aprire dopo Natale, magari qualcuno lo farà, ma non so quanti potranno farlo. Il gioco non vale la candela.
Per evitare assembramenti serve la responsabilità individuale, ma anche i controlli. Conte ieri a Otto e mezzo ha dichiarato: “Il problema del protocollo è un conto, ma tutto ciò che ruota attorno alle vacanze sulla nave è incontrollabile”.
Su questo sono d’accordo. Ma allora sarei ferreo: non facciamo andare la gente in montagna, alle seconde case eccetera. Chi andrà in montagna non starà certo chiuso tutto il giorno a giocare a carte, andranno fuori per negozi, si troveranno in centro. L’altro giorno ero a Sanremo, in zona arancione, per la Rai. Ero in un albergo in centro e di sera sono uscito per andarmi a comprare qualcosa da mangiare. Le strade erano piene di gente a piedi. Non penso che tutte stessero andando al supermercato o in farmacia. Mi sarebbe venuto molto più facile rifugiarmi in un bar con i posti contingentati e mettermi seduto al tavolo. Invece ho dovuto fare slalom tra la gente. Avevano tutti la mascherina, questo sì, tranne alcuni ragazzotti. Loro non sentono il problema come lo sentiamo noi.
A proposito di ragazzi, c’è chi fa notare l’incongruenza degli impianti sciistici aperti mentre parte delle scuole fanno ancora la didattica a distanza.
Non sono in grado di dire cosa sia giusto o meno, ma le scuole sono luoghi chiusi, in cui le persone stanno vicine, banchi a rotelle o meno. Lo sci invece si fa all’aperto, come anche il golf. Certo, per arrivare in cima all’impianto bisognerà seguire una procedura ben precisa, se si aprirà.
Lei pensa che si aprirà?
Credo di no. Conte mi è sembrato molto determinato, ma bisognerà vedere come andrà questo scontro con le Regioni.
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