La nuova stagione di X Factor è un disastro
Penso ci sia solo una parola capace di riassumere questa partenza della nuova stagione di X Factor ed è disastro. E ammettiamo che un po’ se la sono tirata: durante la conferenza stampa di presentazione i “capoccioni” di Sky hanno dichiarato che lo scorso anno gli ascolti non hanno soddisfatto. Il programma, a detta loro, era un bel quadro che non emozionava.
Bisognerebbe capire quali musei hanno frequentato quest’anno, per aver creato una galleria capace di racimolare al debutto uno share del 20% più basso rispetto all’anno scorso (il peggiore degli ultimi 6 anni).
A parte le boutade: l’assenza del pubblico, la mancanza di abbracci, di applausi, lo studio minuscolo paragonato ai vasti palasport degli anni d’oro, certamente non hanno aiutato. Ma, francamente, non ha aiutato nemmeno la giuria composta con il manuale Cencelli in tempi di par condicio: due nomi nuovi (Emma ed Hell Raton) e due usati sicuri (Manuel Agnelli e Mika).
Manuelito aka Hell Raton, al momento, si dimostra il giudice con più giusto. Ma semplicemente perché è l’unico che sa cosa sia il mercato discografico contemporaneo. D’altronde lui è, insieme a Salmo, il fondatore della Machete, l’etichetta che da anni fa sfracelli ovunque. Ed è chiaro che il 90% dei giovani che si approccia alla musica oggi abbia quel background lì. Ascoltano e cantano Salmo, Ghali, Madame, non certo Chiara Galiazzo.
Manuel Agnelli fa Manuel Agnelli. E devo intanto ringraziarlo per avermi procurato una serie di orgasmi non sbagliando nemmeno un congiuntivo con quel fare un po’ da papà incazzereccio. Ricordiamoci anche che è quello che ha detto le peggio cose su X Factor dopo averlo abbandonato e che, però, davanti a un lauto assegno, “le cose brutte non erano poi così brutte”. Il ruolo è presto scritto: quello di chi entra nel sistema per combatterlo da dentro: MOSTRO è la parola con cui definisce più spesso il programma in cui è tornato.
Mika è bravissimo a fare Mika. Anni nei talent hanno affinato la sua tecnica: lo sguardo stupito, la battuta corretta, il doppio senso nel momento giusto e si porta a casa la puntata in men che non si dica.
Emma Marrone rappresenta poi un caso a sé nell’industria musicale e televisiva nostrana: si vende come cantante ma non azzecca un disco da anni e si è quindi ritagliata questo ruolo iconico per cui viene chiamata random a giudicare competenze altrui e tutte le colleghe si sperticano in complimenti per lei. In verità, anche da giudice, è poca cosa: non trova il guizzo giusto, non dà mai un parere personale, non si distingue. Insomma continua a fare Emma.
In definitiva questa vita da teenager di X Factor, giunto ormai al suo quattordicesimo anno di vita, è un po’ inquieta e bizzosa come quella di tutti gli adolescenti. È che il mondo televisivo e quello musicale, in questi 14 anni, hanno avuto cambiamenti epocali. I ragazzi non stanno certo in casa a guardare la tv e non hanno alcun interesse a portare avanti un progetto musicale come quello di Emma.
Ai signori rimasti davanti allo schermo (spesso definiti con una punta di sadismo “telemorenti”) bisogna dare una narrazione che spieghi loro che la musica non è più Domenico Modugno, ma che il disco dell’anno (meritatissimo peraltro) è di un tale che si chiama Marracash. E che la soluzione non è trasformare il programma nella versione talent de “Il segreto”, tra genitori morti, la galera, il bullismo, l’anoressia, il “cioè io vengo dalla strada” e Mika che si commuove per una rappata in napoletano di cui magari non sta nemmeno capendo una parola.
Adesso attendiamo l’esito dei live senza fasciarci la testa. Ma al momento, per questa edizione, mi sembra valido un vecchio detto sempre attuale: “Meglio una fine spaventosa che uno spavento senza fine”.
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