Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 21:00
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Spettacoli » TV

Sanremo 2023, le pagelle della terza serata del Festival

Immagine di copertina

Sanremo 2023, le pagelle della terza serata del Festival

Abbiamo ascoltato per la prima volta tutte e 28 le canzoni in gara. Co-conduttrice la pallavolista Paola Egonu, con il suo monologo sul razzismo. E poi la carica rock dei Maneskin, ormai super ospiti internazionali. Di seguito tutti i voti di TPI ai concorrenti, ospiti, conduttori e personaggi di oggi.

Maneskin 8,5 – Il “fo**uto rock” sul palco dell’Ariston. Hanno spettinato anche le signore impellicciate delle prime file. Da Sanremo hanno spiccato il volo e conquistato il mondo. Tornano con un medley dei loro più grandi successi, impreziosito dall’assolo di Tom Morello.

Paola Egonu 6 – Ma questa tassa del monologo è proprio obbligatoria? Il messaggio anche in questo caso è forte e lodevole, ma la resa non proprio indimenticabile. Un format che forse sarebbe da mandare in pensione.

Paola e Chiara 7 – La loro Furore è uno dei pezzi che più sono entrati in testa dopo il primo ascolto. Le sorelle Iezzi, dopo un decennio di assenza, tornano con un brano leggero e dalle sonorità un po’ vintage, che ci farà ballare almeno fino alla prossima estate. Al Muccassassina non manderanno altro. Il balletto è già virale.

Mara Sattei 7 – Personalità e vocalità per un brano intenso scritto da Damiano dei Maneskin. Un grido di disperazione di una donna alla fine di una relazione tossica. “E dimmi se c’è stato amore tra quelle parole”. Una delle canzoni che cresce di più rispetto alla prima esecuzione. Elegantissima.

Rosa Chemical 7 – Quota tormentone di questo Festival. La sua Made in Italy è una delle canzoni che più canticchiamo, e anche l’Ariston si scatena. “Da due passiamo a tre, più siamo meglio è”. Provocatore sì, ma in fondo neanche troppo. Estremi sono più i look che il pezzo. E se arrivasse in zona podio? Chissà se la parlamentare di Fratelli d’Italia avrà cambiato idea.

Gianluca Grignani 6 – Testo profondo e performance migliore rispetto alla prima serata, ma la canzone continua a non convincere e sembra incompiuta. Si interrompe per un problema tecnico (non sentiva la voce) e ricanta, senza distruggere il palco. Blanco dovrebbe prendere esempio. “Sono diventato grande e ho imparato come si fa. A 20 anni non avrei saputo farlo”, ammette. Sfoggia una camicia con la scritta No war. Gli si vuole bene.

Levante 6,5 – Un canto liberatorio con il quale tratta un tema poco battuto come la depressione post-partum. Qualche incertezza soprattutto all’inizio, poi spicca il volo. Un testo che tocca le corde del cuore.

Tananai 8 – Forse il brano più sanremese di questa edizione. Il bell’Alberto dimostra di essere un artista dalle mille sfaccettature. Elegante e con una ballad molto romantica, durante quest’anno è cresciuto tantissimo, anche vocalmente. Vorrei conoscere il suo insegnante di canto: non sbaglia una nota. Lo scorso Sanremo si piazzò all’ultimo posto, quest’anno punta almeno alla zona Champions. L’impegno e il lavoro pagano sempre.

Lazza 8 – Pezzone radiofonico che resta in testa e cresce con il passare degli ascolti. Sveste i panni del rapper tutto autotune e vira verso il pop. Con la parte elettronica costruita da Dardust confeziona un tormentone. Forse la vera hit che uscirà da questo Sanremo. Cucciolino quando porta i fiori in platea alla mamma.

LDA 5,5 – D’Alessio jr dimostra anche in questa seconda esibizione di essere ancora troppo acerbo per un palco così importante, nonostante ci metta tanto impegno. Il brano di certo non l’aiuta: sa di già sentito. Fa riflettere come fino a pochi anni fa i ragazzi appena usciti dai talent (soprattutto Amici) dominavano il Festival. Ora evidentemente non è più così.

Madame 7,5 – Uno dei brani più convincenti di questa edizione. Un tema forte come il dialogo di una prostituta con il suo cliente in un pezzo ballabile. Aggressiva nell’esibizione, è difficile resistere al ritmo di questa canzone. In radio funzionerà assai, meno davanti a una dose di Pfizer.

Ultimo 7 – Questa volta si fa accompagnare dal piano e rientra nella sua comfort zone. Una canzone che forse non arriva subito, visto che non ha un vero e proprio ritornello, ma è un continuo crescendo, fino a esplodere e diventare trascinante. Il podio dovrebbe essere quasi certo. Il brano è in pieno stile Ultimo, ma la sua capacità performativa ha pochi eguali.

Elodie 7 – Bellissima e sensuale, ha un bel pezzo, anche se ha cantato cose più forti. Grande performer, emana energia. “Le cose sono due, lacrime mie o lacrime tue” è già un tormentone. Il Sanremo della sua consacrazione.

Mr. Rain 6,5 – La fiabesca Supereroi di Mr. Rain ci ricorda che non c’è niente di male a chiedere aiuto di fronte alle nostre fragilità. Melodiosa, funziona bene anche sulle piattaforme di streaming, ma la scelta dei bambini di C’è posta per te continua a sembrarci una gran furbata.

Giorgia 8 – La prima performance a questo Sanremo non era stata impeccabile, e aveva messo un po’ in ombra le sue indiscusse doti vocali. Stasera è decisamente più centrata. Il brano migliora con il passare degli ascolti ma non è certo il più bello della sua carriera. Eleganza sublime.

Colla zio 6,5 – Scanzonati e sfacciati, non sembrano temere un palco così importante che spesso ha fatto tremare le gambe ad artisti con decenni di carriera alle spalle. Tra i giovani, ben sei, portati da Amadeus, quelli che funzionano meglio. Da farci serata insieme.

Marco Mengoni 9 – Standing ovation dell’Ariston e un’altra performance impeccabile che emoziona, e lui stesso si commuove. La canzone forse non sarà la migliore del suo repertorio, ma lui ha una classe e una capacità interpretativa unica. Look da Village People. Vittoria già scritta?

Colapesce Dimartino 8,5 – Pezzo che spacca, pur nella sua classicità che rimanda a sonorità battistiane. Uno dei tanti meriti di Amadeus è sicuramente quello di averci regalato questo duo di talentuosi interpreti. Splash fa ballare e riflettere. Allegria e disincanto, “per non sentire il peso delle aspettative”.

Coma Cose 8 – Hanno ritrovato le fiamme negli occhi. La loro L’addio cresce ad ogni ascolto ed emoziona. Una crisi di coppia, la pace ritrovata e ora l’annuncio che si sposeranno. Una favola perfetta. Belli e teatrali sul palco, entrano dandosi le spalle e finiscono con un bacio. “L’addio non è una possibilità”.

Leo Gassmann 6,5 – Canottiera che mette bene in mostra tutti i muscoli forgiati da anni di allenamenti, ma che fa storcere il naso a molti vista la “sacralità” di quel palco. Più a fuoco rispetto alla prima uscita, la canzone non è indimenticabile ma lui la esegue senza sbavature e nel complesso ha una buona melodia.

Cugini di Campagna 6 – Chi l’avrebbe mai detto che il ritornello dei Cugini di Campagna sarebbe stato uno di quelli che viene più da canticchiare e tra i più orecchiabili? Abbandonano quasi completamente il falsetto d’ordinanza, ma non di certo le giacche glitterate e le zeppe.

Olly 6,5 – Un brano energico che lui esegue con forza e padronanza del palco, non scontata per un classe 2001 all’esordio. Deve stare attento a non strafare. Bella presenza, e questo di certo non guasta.

Anna Oxa 5,5 – Continuo a non capire la maggior parte delle parole di questo brano, anche se appare più in palla rispetto alla prima esibizione, e anche il pubblico dell’Ariston apprezza. La sua voce eterea, magica e possente resta patrimonio dell’umanità. Troppo enfatica in alcuni manierismi.

Articolo 31 5,5 – Tanta nostalgia e un brano che ci saremmo aspettati più da una reunion degli 883. Sono lontani i tempi e le melodie di Tranqi Funky.

Ariete 6,5 – Rimette in testa il suo cappellino e ritrova precisione e sicurezza nella voce che erano mancate nella prima performance, forse sopraffatta dall’emozione. Brano assai orecchiabile e radiofonico, funziona nella sua semplicità.

Sethu 6 – La quota punk di questo Festival. Con la sua energia ci dà una bella scarica all’1.30 di notte, quando inevitabilmente la palpebra inizia a cedere. Qualche sbavatura, ma gliela perdoniamo. In ogni caso qualcosa di nuovo e diverso uscito da questo Festival.

Shari 5,5 – Più a fuoco rispetto alla prima esibizione, ha una voce soul interessante. Ma il brano fatica a restare impresso in mente. La sensazione è che sei giovani da buttare subito nella mischia dei Big siano stati troppi.

Gianmaria 6,5 – Quasi etereo tutto vestito di bianco, ci mette tanta grinta, forse un po’ troppa. Si capisce che è una canzone che sente molto. Il ritornello è un refrain che entra in testa e non esce più.

Modà 5,5 – Il tema delicatissimo della depressione e le cicatrici che ha lasciato nel cuore e nell’anima di Checco. Solo per questo suo mettersi a nudo merita rispetto. Ma il loro pop urlato non convince. Molto in stile Modà dei tempi d’oro, ma sono passati almeno dieci anni. Troppa enfasi.

Will 5,5 – Ragazzino dal faccino pulito, si scrolla di dosso lo sguardo spiritato della prima esibizione e prende possesso dell’Ariston, arrivando a rubare un paio di occhiali. Piero Pelù vibes. Regala una sciarpa del Manchester United ad Amadeus. Il brano resta un onesto motivetto pop adolescenziale senza troppe altre pretese.

QUI TUTTE LE NOTIZIE SUL FESTIVAL DI SANREMO
Ti potrebbe interessare
Opinioni / Metamorfosi di atteggiamenti e posture politiche: la “nostra” destra non si smentisce mai
Opinioni / Come il “campo largo” ha strappato l’Umbria al centrodestra
Opinioni / L’alternativa all’oligarchia illiberale non è la paura ma la speranza
Ti potrebbe interessare
Opinioni / Metamorfosi di atteggiamenti e posture politiche: la “nostra” destra non si smentisce mai
Opinioni / Come il “campo largo” ha strappato l’Umbria al centrodestra
Opinioni / L’alternativa all’oligarchia illiberale non è la paura ma la speranza
Opinioni / Astensionismo record anche in Umbria ed Emilia-Romagna: così la democrazia diventa oligarchia
Esteri / Il trumpismo è un filo rosso che unisce “bifolchi” e miliardari
Esteri / Nemmeno a Trump conviene opporsi alla green economy
Opinioni / L'Europa ai tempi di Trump
Opinioni / Ma nella patria del bipartitismo non c’è spazio per i terzi incomodi (di S. Mentana)
Esteri / In Europa può rinascere dal basso un nuovo umanesimo contro la barbarie delle élites (di E. Basile)
Opinioni / Bruno Bottai: l'eloquenza del silenzio (di S. Gambino)