Sanremo 2023, le pagelle della quarta serata del Festival
Sanremo 2023, le pagelle della quarta serata del Festival
La serata forse più bella e attesa, insieme alla finale: quella delle Cover, con tutti gli artisti che si sono esibiti accompagnati da un ospite. E poi l’ironia di Chiara Francini e l’omaggio alla carriera di Peppino di Capri. Di seguito tutti i voti di TPI ai concorrenti, ospiti, conduttori e personaggi di oggi.
Chiara Francini 9 – Decisamente la migliore fra le co-conduttrici di questo Festival. Ironica, spigliata, brillante, vive di luce propria. Ottima interazione con i conduttori, fa molto più della solita valletta. Un intenso monologo sulla maternità, da grande attrice, peccato sia andato in onda alle 2.
Ariete 4 – Si può apprezzare il coraggio di due giovani come Ariete e Sangiovanni di confrontarsi con una pietra miliare come Centro di gravità permanente di Battiato. Decidono di osare, ma il risultato è quasi imbarazzante, tra stecche a profusione e un approccio da “corsivo” e karaoke che mal si addice al pezzo. Franco, perdonali.
Peppino Di Capri sv – Un grande del suo livello non si giudica. Champagne un gioiellino intramontabile. A 83 anni e con qualche problema di salute, l’esibizione ha innegabili difficoltà. Premio alla carriera: “Meglio tardi che mai”, chiosa. Standing ovation.
Will 6 – Parte Cinque giorni ed è subito lacrimoni. Un classico intramontabile che il ragazzino dalla faccia pulita interpreta discretamente, affiancato dallo stesso Zarrillo, che ovviamente quando inizia a cantare fa sentire la differenza. Buon 1994.
Elodie 8 – Un’interprete unica, che si mangia il palco dell’Artiston, da vera artista internazionale. Sembrava Rihanna, ma è nata a Roma. Una bomba, affiancata da BigMama. Un gran pezzo rock contro la guerra ed una performance che lancia un chiaro messaggio contro gli odiatori.
Olly 7 – Ci sono fondamentalmente due modi di fare una cover: in stile karaoke o proponendo il brano in una veste nuova, diversa, più attuale. È il caso di questa versione di La notte vola, forse un po’ trash. Il ballettino con le mani non manca, e Lorella Cuccarini è in splendida forma, presenza scenica dei tempi migliori. Remix con cassa dritta che convince.
Ultimo 6 – I due ragazzi nati ai bordi di periferia. Cinecittà e San Basilio si incontrano a Sanremo. Ramazzotti ha un piccolo blackout e dimentica per qualche secondo le parole, ma poi si riprende e occupa la scena, eclissando il suo compagno. Ultimo osa poco e si affida ai grandi classici di uno degli artisti italiani più amati anche all’estero. Più che un duetto un one man show. Di Eros.
Lazza 7 – Intensi, a fuoco, appassionati. Che bella l’intesa tra Lazza ed Emma, sarebbe carino se proseguisse con un progetto musicale insieme. La violinista Marzadori rende il tutto ancora più emozionante. Hanno stravolto un brano come La fine, già coverizzato da Tiziano Ferro, con una versione energica che conferma quanto di buono si può dire su questo ragazzo, che con merito sta scalando le classifiche.
Tananai 8 – Come canta Biagio Antonacci. Tananai si conferma artista poliedrico e in questa versione rivediamo l’Alberto più scanzonato dello scorso anno. Buona sintonia tra i due interpreti. Sfrontati e con una gran dose di autoironia.
Shari 5,5 – Salmo non fa il rapper e dimostra ottime doti da interprete. L’effetto non è quello né di Al Bano e Romina né dei Coma Cose. Lui domina il palco mentre lei resta sullo sfondo. Troppo acerba.
Gianluca Grignani 5,5 – Un brano che ci riporta agli anni Novanta e dimostra di essere intramontabile. L’esibizione in coppia con Arisa, soprattutto nella prima parte, è piuttosto caciarona e sconclusionata, poi si riprendono e trascinano il pubblico dell’Ariston. Tanto caos e imprecisioni vocali per Grignani, Arisa ci sguazza. “Abbiamo fatto un casino”, dice lei, e ha ragione.
Leo Gassmann 7,5 – Un maestro come Edoardo Bennato, spesso poco valorizzato ma dal repertorio unico, e un giovane di grandi prospettive come Gassmann. Evidentemente nel DNA di quella famiglia c’è qualcosa di speciale. Uno dei duetti più equilibrati, in cui nessuno dei due prevarica sull’altro. La sua armonica è sempre magica.
Articolo 31 7 – L’infanzia e l’adolescenza di molti. Ci ricordano perché gli Articolo 31 in questi anni ci sono mancati così tanto. Fedez in versione punk aggiunge sana caciara e ruba un po’ la scena ai protagonisti. Poco convincenti con il nostalgico brano con cui sono in gara, stasera ci hanno regalato il vero bel viaggio.
Giorgia 10 – Due delle voci più belle della musica italiana che si fondono: Giorgia ed Elisa. Il duetto più atteso è quello perfetto: brividi. Intonatissime, classe ed eleganza, ci regalano un’esibizione che è già storia della tv. Due perle come Luce e Di sole e d’azzurro. Un’altra categoria. Standing ovation dell’Ariston. Angeliche. Regine, oggi come al Festival di 21 anni fa. Speriamo in una tournée insieme, nonostante arrivino solo quarte in questa serata delle cover.
Colapesce e Dimartino 5,5 – Carla Bruni è una bellissima donna, raffinata e di classe, mentre la voce è meno significativa. Questa versione di Azzurro convince poco. Peccato, perché Colapesce e Dimartino – che stasera decidono di rimanere un passo indietro – sono tra gli artisti che abbiamo apprezzato di più in questo Festival.
I Cugini di campagna 5 – Con Anima mia parte in automatico il falsetto e si canta a squarciagola, senza ritegno. Su La forza della vita invece appare decisamente più forzato. Contento di rivedere sul palco più importante della musica italiana un artista come Paolo Vallesi. Nel complesso un duetto strano e poco amalgamato.
Marco Mengoni 9,5 – Esibizione magistrale. Spinge sulla voce come non mai su un brano pieno di insidie come Let it be. Ne viene fuori una versione magica, impreziosita dal coro gospel che cantò anche al Royal wedding di Harry e Meghan e che aggiunge intensità. Anima black. La vittoria a questo Festival sembra ormai sempre più probabile (gli scongiuri sono ammessi). Intanto anche stasera il primo posto è suo.
gIANMARIA 8 – Una coppia, quella con Manuel Agnelli, che ci riporta ai tempi di X Factor e convince. Non un brano facile o nazionalpopolare, ma mettono in scena una bombetta tra le più interessanti della serata. Due personalità molto diverse, per certi versi agli antipodi, si fondono in un’esibizione carica di energia. Due generazioni a confronto su un pezzo storico del rock italiano.
Mr. Rain 5,5 – Lascia a casa i bambini del suo coro, chissà che avranno fatto questa sera. C’è parecchio autotune, troppo, e settato pure male. Fasma si tinge i capelli di rosso a ricordare il Cremonini dei tempi dei Lunapop. Ma di Cesare c’è ben poco.
Madame 6 – Portare De André rischia di essere sempre molto scivoloso. Ma Madame supera il pericolo autogol e regala una versione originale di Via del campo. Artista piena di sfaccettature, ogni serata ha mostrato un lato di sé. Aggiunge delle barre interessanti. Meno l’uso dell’autotune. Izi invece offre ben poco. Un Sanremo in cui nessun rapper fa rap.
Coma Cose 7 – I ricchi e poveri cantanti dai Coma Cose che cantano con i Baustelle. Il multiverso esiste. Buona armonia vocale e poi Sarà perché ti amo resta una hit anche cantata in sanscrito.
Rosa Chemical 7,5 – Era una mina impazzita di questo Festival, un outsider, alla fine ha dimostrato talento e personalità. Il suo brano in gara è un tormentone e questa versione di America con Rose Villain è tecnicamente precisa. Meno trasgressivo e rivoluzionario di quanto ci si sarebbe aspettato: osa sui look, ma offre esibizioni pulite e in palla.
Modà 5,5 – Parte il karaoke di gruppo con Sarcina e Silvestre. Non una grande idea quella di portare un pezzo de Le Vibrazioni. Nella gara tra ugole profonde, l’ospite oscura il buon Kekko.
Anna Oxa 6 – La Anna Oxa che amiamo e che quest’anno ci è mancata, almeno nella fruibilità del brano che porta in gara. La sua voce patrimonio inestimabile, così come Un’emozione da poco, portato in una versione intensa anche se sempre piena di vocalizzi a volte esagerati. Il duetto però di fatto non c’è stato.
Levante 6 – Duetto ineccepibile dal punto di vista vocale, con l’accompagnamento al piano di Renzo Rubino. Claudia Lagona forse troppo drammaturgica nelle sue interpretazioni.
Sethu 6,5 – Tanta caciara, muscoli e gioventù. Quando siamo quasi all’una di notte ci sta benissimo. Una versione originale di un brano particolarissimo come Charlie fa surf.
LDA 6,5 – Finora abbiamo un po’ stroncato il giovane D’Alessio. Ma questa sera appare più centrato. Buon affiatamento con Alex Britti, ovviamente di un altro livello vocalmente, e un maestro con la chitarra tra le dita. Semplice ma efficace.
Mara Sattei 6 – Sicuramente da premiare l’idea di riportare Gigi D’Agostino sul palco di Sanremo. Due brave interpreti, lei e Noemi, la bionda e la rossa, per un omaggio che è anche commovente. Convincono meno le strofe aggiunte con cui hanno provato a dare un tocco personale a un brano come L’amour toujours.
Paola e Chiara 7 – Si va in discoteca con Paola e Chiara. Da Vamos a bailar a Festival, valgono meglio di tre caffè per riuscire ad arrivare alle 2 passate, quando Amadeus ci manda a letto. La coreografia con i ballerini è il valore aggiunto.
Colla Zio 7 – Non impeccabili, ma nel complesso questa versione di Salirò con Ditonellapiaga (sfruttata poco) funziona: divertono e sprizzano energia.