Sanremo 2020, le pagelle di Selvaggia Lucarelli | Seconda serata
Sanremo 2020, le pagelle di Selvaggia Lucarelli | Seconda serata
SANREMO 2020 PAGELLE – Ieri sera, 5 febbraio 2020, al teatro Ariston è andata in scena la seconda serata del Festival di Sanremo 2020, la 70esima edizione condotta da Amadeus. Al fianco del popolare conduttore tre conduttrici: la showgirl Sabrina Salerno e le giornaliste del Tg1 Emma D’Acquino e Laura Chimenti. Presenti poi i due ospiti “fissi”: Fiorello e Tiziano Ferro. Durante la serata si sono esibiti 12 big, 4 nuove proposte e tanti ospiti tra cui Massimo Ranieri e i Ricchi e Poveri.
Ma come è andata la serata su Rai 1? Quali sono i voti, le pagelle, dei protagonisti? Di seguito le pagelle della nostra Selvaggia Lucarelli sulla seconda serata del Festival di Sanremo 2020:
La sua più che una dimostrazione di amicizia nei confronti di Amadeus comincia a sembrare il suicidio del samurai. Solo che il suicidio del samurai avveniva per ottenere la morte senza disonore, qui Fiorello sembra già arrivato tardi.
La canzone è di una bruttezza che commuove, ma potrebbe fare di peggio. Tipo recitare un monologo in cui dice che la bellezza capita. E che la ricchezza va sudata, giusto per mandare tutto ulteriormente a puttane.
Amadeus ha detto che questo è il Festival delle promesse mantenute. Ecco, Levante ci deve promettere di riassumere al più presto una posizione eretta e di non cantare più come se stesse togliendo un corpo estraneo dall’occhio di Brunetta. Per il resto, il suo vestito rosa confetto effetto stretch non mi stava bene neppure a 13 anni. Due voti in più solo per questo.
Voleva cantare “Boys boys boys” ma l’hanno accusata di sessismo per cui, per fortuna, si è limitata a fare quello che sa fare meglio: parlare.
La brunetta ha 72 anni, la Occhiena ne ha 70. Le cose a 4 mantengono giovani, un mio ex ha provato a convincermi a lungo, scema io a non avergli creduto.
Non è facile tornare a Sanremo con una canzone che è l’esatto contrario dell’ultima che ti ha regalato il successo a Sanremo. E invece, abbandonate danze scimmiesche, il buon Gabbani torna con un pezzo romantico, di quelli che potrebbero perfino arrivare meritatamente sul podio, senza generare fenomeni di idolatria di massa come quelli scatenati da “Occidentali’s karma”. Il che forse è meglio. Gabbani sì risparmierebbe l’Eurovision e quelle delusioni cocenti, dolorose, da cui non ci si riprende per mesi. Tipo San Marino che vota Ungheria anziché Italia.
Amadeus si avvicina al vecchietto con spavalderia, lo saluta in quanto abbonato in prima fila, gli chiede come va e quello, serafico: “Eh insomma, ho iniziato a pagare tanto anni fa, poi ho continuato a pagare e ora eccomi qua”. Lo slogan del contribuente medio, insomma. Ilarità in sala e nessuno che pensi di prenderlo per la serata finale al posto di Fiorello. Che brutto paese.
Gli fanno fare il suo medley. All’una di notte. Da professionista navigato canta, ma quando entra Amadeus gliela fa pagare: “Sarebbe l’una di notte…”, “se vi va domani torno”, “hashtag fiorellostattizitto”. Che meraviglia. Da domani “Rancore” diventerà il suo nome d’arte, per meriti acquisiti sul palco.