Sanremo 2020, il monologo di Roberto Benigni: il testo e il discorso integrale
Sanremo 2020, il monologo di Roberto Benigni: il testo e il discorso integrale
Questa sera, 6 febbraio 2020, in occasione della terza serata del Festival di Sanremo, Roberto Benigni è salito sul palco dell’Ariston e si è esibito con un suo monologo. L’attore è il superospite della serata dei duetti, quella in cui i 24 concorrenti in gara sono chiamati a cantare insieme a degli ospiti con un brano cover che ha fatto la storia della kermesse artistica sanremese.
Benigni arriva accompagnato da una banda e fa così il suo ingresso all’Ariston, dopo che Amadeus lo ha annunciato, acclamato dalla folla di spettatori in platea. L’attore si è subito complimentato con il conduttore per questa 70esima edizione (“È il più bel Sanremo di sempre!”), per poi cogliere l’occasione per ricordare Federico Fellini e Alberto Sordi. L’attore ha proseguito ironizzando sul recente episodio del citofono con protagonista il leader della Lega Matteo Salvini.
Benigni ha poi annunciato di lanciarsi in un’esibizione, di voler “cantare” “Il cantico dei cantici” della Bibbia. “È la canzone più bella mai stata scritta nella storia dell’umanità, la prima, 2400 anni fa. Il Cantico dei cantici, infatti, in inglese è la “song delle songs”, la canzone delle canzoni, densa e sinuosa, parla d’amore. Esalta l’amore fisico”.
“Hanno dato significati strani a questa canzone per nascondere il significato di amore fisico. Poi un’altra cosa imbarazzava di questo cantico, e cioè che è dedicato all’amore femminile. Una donna è la protagonista e molti commentatori pensano che addirittura l’autore di questo libro sia una donna. È dunque un libro erotico, ma santo. Finalmente scopriamo che la Bibbia ama l’amore, quello fisico.
“L’amore è l’infinito messo alla portata di tutti noi. Ognuno di noi è stato almeno per una volta immortale. Ci hanno fatto uno scherzo glorioso, a tutti quanti, quello di stare al mondo. E stiamo al mondo per fare l’amore, anche se dovremmo farne di più. Io sarei proprio per lo spogliarci tutti e fare l’amore, tutti diretti da Beppe Vessicchio. Il Cantico dei cantici è il libro del desiderio e rappresenta tutte le coppie che si amano”.
“Non si sa chi abbia scritto il Cantico, ma lo ha scritto sicuramente per l’eternità. Ecco che vi canto anche io questa canzone”.
IL TESTO DEL CANTO DEI CANTICI
Cantico dei Cantici, di Salomone.
Desiderio d’amore
Mi baci con i baci della sua bocca!
Sì, migliore del vino è il tuo amore.
Inebrianti sono i tuoi profumi per la fragranza,
aroma che si spande è il tuo nome:
per questo le ragazze di te si innamorano.
Trascinami con te, corriamo!
M’introduca il re nelle sue stanze:
gioiremo e ci rallegreremo di te,
ricorderemo il tuo amore più del vino.
A ragione di te ci si innamora!
PRIMO POEMA
La sposa si presenta
Bruna sono ma bella,
o figlie di Gerusalemme,
come le tende di Kedar,
come le cortine di Salomone.
Non state a guardare se sono bruna,
perché il sole mi ha abbronzato.
I figli di mia madre si sono sdegnati con me:
mi hanno messo a guardia delle vigne;
la mia vigna, la mia, non l’ho custodita.
Desiderio dello sposo
Dimmi, o amore dell’anima mia,
dove vai a pascolare le greggi,
dove le fai riposare al meriggio,
perché io non debba vagare
dietro le greggi dei tuoi compagni?
Se non lo sai tu, bellissima tra le donne,
segui le orme del gregge
e pascola le tue caprette
presso gli accampamenti dei pastori.
Colloquio d’amore
Alla puledra del cocchio del faraone
io ti assomiglio, amica mia.
Belle sono le tue guance fra gli orecchini,
il tuo collo tra i fili di perle.
Faremo per te orecchini d’oro,
con grani d’argento.
Mentre il re è sul suo divano,
il mio nardo effonde il suo profumo.
L’amato mio è per me un sacchetto di mirra,
passa la notte tra i miei seni.
L’amato mio è per me un grappolo di cipro
nelle vigne di Engàddi.
Quanto sei bella, amata mia, quanto sei bella!
Gli occhi tuoi sono colombe.
Come sei bello, amato mio, quanto grazioso!
Erba verde è il nostro letto,
di cedro sono le travi della nostra casa,
di cipresso il nostro soffitto.
Divisione del libro
Il libro, non seguendo un ordine prestabilito, ha sempre presentato delle difficoltà nel momento in cui si è voluto suddividerlo per uno studio più approfondito. La suddivisione più moderna e maggiormente accettata è la seguente, che è composta di un prologo, di cinque poemi e di due appendici:
- Prologo 1,1-4;
- Primo poema 1,5-2,7;
- Secondo poema 2,8-3,5;
- Terzo poema 3,6-5,1;
- Quarto poema 5,2-6,3;
- Quinto poema 6,4-8,4;
- Prima appendice (chiamato anche epilogo) 8,5-7;
- Appendice finale 8,8-14.
Il ritorno dell’attore sul palco dell’Ariston
Benigni fa il suo ritorno sul palco dell’Ariston in questa terza serata del Festival, quella dedicata ai duetti e celebrativa della storia della kermesse. Già nel 2011 l’attore dedicò un suo discorso ai 150 anni dell’Unità d’Italia con un commento all’inno di Mameli che fece schizzare lo share di Rai 1 a oltre 15 milioni di spettatori in prima serata.
Ma anche nel 2002 salì sul palco dell’Ariston, ospite di Pippo Baudo, entusiasmando gli italiani con una sua versione in chiave politica del Giudizio Universale. In quell’occasione tirò in ballo Baudo, ma anche Berlusconi, Fassino e tanti altri.
Un altro suo monologo al festival della canzone italiana, poi, risale al 2009. Quella volta il tema fu la politica, e il discorso intrattenne oltre 15 milioni di italiani.