Junior Cally a Sanremo, le proteste di Borgonzoni e Salvini: “Incita al femminicidio e allo stupro con soldi pubblici”
Junior Cally è uno dei 24 big che parteciperanno al Festival
Sanremo, Junior Cally al Festival scatena altre polemiche: intervengono Borgonzoni e Salvini
Continuano le polemiche per il Festival di Sanremo. L’edizione numero 70 condotta da Amadeus si è già contraddistinta per essere incredibilmente polemica e l’ultimo fattore scatenante riguarda il giovane rapper romano Junior Cally.
Il rapper è uno dei 24 concorrenti in gara, ma è già stato additato dalle stesse deputate che hanno chiesto ad Amadeus di scusarsi pubblicamente per via della conferenza stampa (e la frase infelice riguardo Francesca Sofia Novello).
Le deputate avrebbero menzionato i brani di Junior Cally, che sono “pieni di violenza, sessismo e misoginia”. In particolare, ad aver scatenato l’ira delle deputate è un brano del 2017 di Junior Cally, intitolato “Strega”, il cui testo è considerato violento e offensivo nei confronti delle donne.
“Lei si chiama Gioia / balla mezza nuda, dopo te la dà / Si chiama Gioia perché fa la tro.. / L’ho ammazzata, le ho strappato la borsa / c’ho rivestito la maschera”, questo è uno dei versi della canzone.
Contro Junior Cally la Borgonzoni e Salvini
Ad intervenire sulla questione, tra i tanti, vediamo ben schierati Lucia Borgonzoni e Matteo Salvini.
Secondo la candidata della lega alla presidenza dell’Emilia Romagna: “Junior Cally sul palco di Sanremo è disgustoso. Uno che incita al femminicidio, allo stupro, alla violenza non può esibirsi tra i big del festival nazional popolare più famoso del Paese davanti a un pubblico di famiglie, giovani e bambini. È indegno”.
La Borgonzoni ha espresso il suo commento via Facebook, allegando un’immagine esplicativa del suo pensiero. “Come donna prima di tutto e come politico denuncio con rabbia questo scempio, è un’offesa a tutte le donne, uno schiaffo alle famiglie delle vittime di femminicidio. Uno che canta ‘l’ho ammazzata, le ho strappato la borsa. C’ho rivestito la maschera’ mentre si muove davanti a una giovane ragazza legata mani e piedi a una sedia e con un sacchetto sulla testa, mentre cerca, inutilmente, di liberarsi non è arte. È schifo, violenza, aberrazione”.
A dare manforte alla Borgonzoni arriva Matteo Salvini. “Junior Cally? Uno che incita all’odio e alla violenza contro le donne. Per un anno ho lavorato con Giulia Bongiorno per far approvare il codice rosso. Oggi leggo che la Rai e il più importante festival della canzone italiana, usando denaro pubblico, sdoganano femminicidio e stupro. Non ho parole: mi auguro che questo tizio non metta mai piede sul palco di Sanremo”, queste le parole del leader della Lega.
Junior Cally replica alle accuse: “È arte”
Ma Junior Cally ha voluto replicare alle accuse, definendo la sua “arte”. Il suo manager ha precisato che: “o si accetta l’arte del rap, e probabilmente l’arte in generale, che deve essere libera di esprimersi, e si ride delle polemiche. Oppure si faccia del Festival di Sanremo un’ipocrita vetrina del buonismo, lontana dalla realtà e succursale del Parlamento italiano”.
Come riporta il manager, Junior Cally si dice “contro il sessismo, i passi avanti o indietro, e ovviamente – sembra banale dirlo, ma non lo è – contro la violenza sulle donne”.
E, tornando sul brano e sulla videoclip di Strega, aggiunge: “Lungi da Junior Cally scomodare i grandi nomi del cinema, della letteratura e della storia dell’arte da Tarantino e Kubrick, da Gomorra a Caravaggio e scrittori come Nabokov e Bret Easton Ellis: l’arte può avere un linguaggio esplicito e il rap, da sempre, fa grande uso di elementi narrativi di finzione e immaginazione che non rappresentano il pensiero dell’artista – chiarisce il management del cantante – Nessuno penserebbe di attaccare Stanley Kubrick (o Stephen King) per le scene in cui Jack Nicholson rincorre Shelley Duvall in Shining, perché si tratta di fiction”.