Caccia a Report: 175 querele contro il programma, ma nessuna condanna
Per quanto sembri incredibile, una parte importante del lavoro di Report è la gestione di una enorme mole di querele. Armi di dissuasione preventiva, ovviamente. Negli anni il programma tv di RaiTre è stato oggetto di un numero enorme di procedimenti giudiziari: ben 175, tra atti, cause civili e querele. Ancora più impressionante il cumulo di richieste economiche calcolato dall’ufficio legale: ben 115 milioni di euro. Sigfrido Ranucci ci scherza su: «Il mio primo lavoro è quello di “capo dell’ufficio legale” di Report». Una battuta amara. Ma vera, dato il vero e proprio fuoco di bombardamento, attivo fin dai tempi di Milena Gabanelli. Tuttavia, finora, l’offensiva ha trovato un muro (nessuna condanna) e 80 procedimenti si sono già chiusi senza conseguenze per il programma. Report fissa dunque un piccolo record: quello di querele preventive, giunte prima che il servizio vada in onda. Ma questa strategia punta proprio a impedire la trasmissione.
Spesso, poi, in diretta, si aggiunge la furia degli interessati “toccati” dalle inchieste. Spesso leader politici e manager di aziende, ma talvolta persino tifosi, come quelli della Juventus, che lunedì scorso lanciavano un boicottaggio-Twitter con il bellicoso hastag: #vergognareportrai3 . Esemplare il caso dell’ex leghista Luca Tosi, che rese note le registrazioni di interviste fatte da Report a persone coinvolte in un’inchiesta di Ranucci (su di lui). Anche Ranucci, però, per sfortuna di Tosi aveva registrato: e così riuscì a smascherare una manipolazione. Stesso destino del primo dossier, quello sui presunti pagamenti alle fonti anti-Renzi e sul presunto carteggio tra Ranucci e Rocco Casalino. Annunciato in pompa magna da un’interrogazione del deputato Luciano Nobili, è stato demolito dalla guerra preventiva del conduttore. Non solo non esisteva nessuna delle fatture citate, ma anche le mail con Casalino erano false: una bufala. L’ultimo prodotto della macchina del fango? Il «dossier sessuale» (e anonimo). Portato addirittura in commissione di Vigilanza dal senatore Davide Faraone. Su questo documento si deve pronunciare l’audit interno Rai: è l’ultima e più pericolosa spada di Damocle che pende su Report. Malgrado questa offensiva, ogni puntata (tra messa in onda e replica) tocca 3,5 milioni di spettatori. La più vista trasmissione di informazione Rai, la più letta sui social, la più gradita nei sondaggi interni di viale Mazzini, la più vista dai giovani. Alla faccia dei “querelomani”.
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