Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 06:00
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Spettacoli » TV

Beppe Fiorello va bene per le fiction, ma fare il mattatore in tv show non è mestiere suo

Immagine di copertina
Beppe Fiorello conduce "Penso che un sogno così"

Preceduto da giorni di martellanti spot vago/melanconici, che ingolosivano il pubblico lasciando presagire una sorta di varietà con ospiti di richiamo, per poi proporre invece un prodotto ben diverso, dall’impianto teatrale e (purtroppo) totalmente anti-televisivo, è andato in onda ieri sera su Rai1 “Penso che un sogno così”, di e con Beppe Fiorello. Non so se “Fiorellino” (che pure si è ritagliato il suo credibile spazio nella fiction di Viale Mazzini) viva o meno il complesso dell’eterno secondo. La sindrome delle uova di lompo, il succedaneo del caviale. Eppure ciò che è andato in onda ieri sera era soprattutto l’estremo, nobile ma vano sforzo di costruire attorno a sé un infinito monologone virtuosistico. Un dire agli spettatori, ammiccando: hey, guardate quanto sono bravo a giocare con tutti questi registri!

Ecco, Beppe Fiorello non è Gigi Proietti (ma neppure l’istrionico fratello, che uno spettacolo così, per tanti motivi, non l’avrebbe mai fatto, pur avendovi ovviamente partecipato sotto finale): è bravino ma non un asso della recitazione. Per le fiction più o meno sussurrate va benissimo. Ma fare il mattatore che regge due ore e mezza di show (per giunta in tv, che ha altre regole di grammatica del mezzo rispetto al teatro) è un lavoro per pochissimi. E lui non è tra questi. Il risultato è un lavoro monocorde, decisamente noioso, che neppure l’elegante regia di Duccio Fozano è riuscita a nobilitare. Il canovaccio dello spettacolo è l’intreccio (non di rado un po’ forzato) fra la storia musicale di Domenico Modugno e quella familiare del papà di Beppe e Rosario, con la loro infanzia sicula e i personaggi che la popolarono. Un racconto in prima persona di Beppe, che guarda tutto con amorevole condiscendenza filiale e ogni tanto intona qualche pezzo del sommo Mimmo.

La prima domanda da porsi era: una proposta di questo tipo è davvero così interessante per la vasta platea televisiva? Ha un appeal così forte da giustificare una prima serata su Rai1? A mio avviso no. Se poi hai nel tuo carnet di guest-star (il poco astuto specchietto per le allodole) gente del calibro di Pierfrancesco Favino, Serena Rossi, Paola Turci, Eleonora Abbagnato e Francesca Chillemi, e releghi le loro apparizioni a poco più che camei funzionali solo al tuo racconto, hai proprio sbagliato tutto. Il compromesso con le regole della Tv andava non solo trovato (avendone oltretutto i mezzi) ma cercato in ogni modo, anziché evitato come gli assembramenti a Capodanno. In uno scenario come questo persino l’imbarazzante “Grande Fratello Vip” di Alfonso Signorini su Canale 5 ha avuto vita facile vincendo la serata con 3.290.000 spettatori e il 19,62% di share e condannando al flop !Penso che un sogno così”, che si è attestato su 2.813.000 teste e il 12,25%.

Il punto è che Stefano Coletta, direttore di Rai1, è persona troppo scaltra e di mestiere per non sapere che sarebbe andata a finire così. La verità credo sia semplicemente questa, e di natura squisitamente diplomatico-ambientale: Beppe Fiorello (che come detto è un volto forte della serialità Rai, tra l’altro con una fiction in sospeso per motivi legali: “Tutto il mondo è paese”, dedicata al sindaco di Riace Mimmo Lucano) teneva molto a portare in video questo spettacolo che è di fatto un commosso omaggio a suo padre, oltreché un monumento a se stesso. E il fratello di Beppe, Rosario, quando si concede – sempre con mille dubbi e col contagocce – è il gigante dell’intrattenimento di Rai1, per giunta con un Sanremo in arrivo.

Insomma, “Penso che un sogno così” è il classico show velleitario e sbagliato che non si poteva non mandare in onda. Per dimostrare concretamente di avere a cuore le proprie risorse artistiche. Aggiungo un doveroso post scriptum: è stato molto commovente, sotto finale, vedere Fiorello vestire affettuosamente la divisa del babbo finanziere dopo il racconto degli ultimi istanti della sua vita. E poi andarsene via con un sorriso guadagnando le quinte. Peccato davvero. Questo spettacolo, totalmente ripensato, poteva essere una buona cosa.

Leggi anche: Danza con me, qualcuno dica a Roberto Bolle che il suo mestiere è ballare. Quello e non altri.
Ti potrebbe interessare
Opinioni / Metamorfosi di atteggiamenti e posture politiche: la “nostra” destra non si smentisce mai
Opinioni / Come il “campo largo” ha strappato l’Umbria al centrodestra
Opinioni / L’alternativa all’oligarchia illiberale non è la paura ma la speranza
Ti potrebbe interessare
Opinioni / Metamorfosi di atteggiamenti e posture politiche: la “nostra” destra non si smentisce mai
Opinioni / Come il “campo largo” ha strappato l’Umbria al centrodestra
Opinioni / L’alternativa all’oligarchia illiberale non è la paura ma la speranza
Opinioni / Astensionismo record anche in Umbria ed Emilia-Romagna: così la democrazia diventa oligarchia
Esteri / Il trumpismo è un filo rosso che unisce “bifolchi” e miliardari
Esteri / Nemmeno a Trump conviene opporsi alla green economy
Opinioni / L'Europa ai tempi di Trump
Opinioni / Ma nella patria del bipartitismo non c’è spazio per i terzi incomodi (di S. Mentana)
Esteri / In Europa può rinascere dal basso un nuovo umanesimo contro la barbarie delle élites (di E. Basile)
Opinioni / Bruno Bottai: l'eloquenza del silenzio (di S. Gambino)